Degustazione di Fiano con sorpresa
venerdì 30 gennaio 2009
Per un gruppo di amici abbiamo messo in piedi una degustazione di Fiano di Avellino alla cieca.
Istruzioni per l’uso: Le annate, i territori, il minimo comun denominatore che accomuna i vari Fiano in degustazione e la capacità di tenuta nel tempo.
Ho chiesto a Claudio Tenuta, sommelier ais, che ringrazio per la disponibilità, di scrivere le note di degustazione che trovate di seguito. Buona Lettura. (M.E.)
Ci si ritrova dopo le feste natalizie al solito posto, all'enoteca Divinoinvigna, nella casa laboratorio di Mauro e Roberto Erro con il supporto culinario di Adele Chiagano.
La serata è: 7 Fiano per 7 produttori, ma non di quelle classiche, la si è definita una degustazione trasversale, obliqua, io direi sregolata, perchè nella prova dei vini alla cieca ci sono 7 Fiano di diversi produttori ma anche di diverse annate, divisi in due batterie da 3 dalle quali i partecipanti dovranno in base alla loro sensibilità gustativa far uscire 2 finalisti.
Un Fiano invece è fuori concorso perchè è una chicca che svelerò alla fine.
I partecipanti della serata sono molto eterogenei, benchè affiatati, e questo dà grande brio alla serata.
Presento sinteticamente le schede di degustazione fatte al buio:
Prima batteria
Fiano di Avellino Vigna della Congregazione Villa Diamante 2003 – Montefredane – : il vino si presenta la bicchiere tendente al dorato addirittura con riflessi aranciati, questo mi porta a pensare ad un vino con qualche annetto nonostante conservi un ottima brillantezza, il naso e di media intensità e complessità e concentrato su note terziari e leggera ossidazione, quella buona, e impressioni minerali; in bocca non risulta particolarmente caldo, ma ha perso gran parte della sua freschezza, il gusto è incentrato su note di paglia essiccata, funghi e sottobosco: io lo ho escluso perchè benchè intrigante olfattivamente perdeva in bocca.
Fiano di Avellino Pietramara selezione etichetta bianca I Favati 2007 (anteprima non in commercio) – Atripalda –: paglierino netto con qualche particella in sospensione, il naso è un pugno in faccia, maledettamente intenso ma poco complesso, si avvertono aggressive note floreali di violetta, mughetto, sambuco solo dopo qualche minuto emergono note di pesca e ribes bianco, in bocca è ancora scomposto molto sapido e di buona freschezza e con una discreta componente alcolica, le sensazioni olfattive rispuntano in bocca, troppo giovane e costruito per passare il turno.
Fiano di Avellino Guido Marsella 2005 – Summonte –: paglierino, limpido e di media consistenza, buona intensità e complessità, il naso si chiude e si apre a ripetizione chiedendo di essere scoperto con pazienza, finalmente si apre su note delicate di nocciola e pinoli freschi, poi sensazioni fruttate di agrumi per finire con note erbacee e di spezie fresche (dragoncello), in bocca a una sapidità pronunciata che invoglia al riassaggio e ben presente la nota alcolica per niente pesante, la bocca mi è risultata più difficile perchè offre maggiori sensazioni secondarie e terziarie rispetto a quallo che avevo avvertito al naso, lo voto per la finale perchè risulta molto elegante.
Seconda batteria
Fiano di Avellino Ciro Picariello 2004 – Summonte –: paglierino con qualche accenno addirittura verdolino, media intensità e complessità, naso polposo, maturo, una prima sensazione gradevolissima di liquirizia dolce e addirittura note maltate, poi emergono le sensazioni fruttate di albiccocca matura, maledettamente fresco e sapido, si fa bere una favola e la bocca esprime un bellissimo corpo con sensazioni burrose, non lo voto con qualche rimorso.
Fiano di Avellino Pietracupa 2006 – Montefredane –: limpido e di color paglierino, naso più intenso che complesso, si alternano note fruttate di prugna gialla a sensazioni floreali di margheritine, il tutto avvolto da sensazioni vegetali pungenti, in bocca è fresco e sapido ma con una discreta morbidezza ed alcolicità, molto immediato anche nell'approccio gustativo anche se mi aspettavo un pizzico più di corpo ma risulta comunque di grande eleganza ed ancora in evoluzione, lo voto per la finale.
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2007 – Lapio –: paglierino con qualche bollicina in assestamento derivante dalla fermentazione, naso intenso e di media complessità, si apre e si chiude ripetutamente anche se emergono immediate delle sensazioni floreali e di spezie fresche (basilico, anice) e note di frutta fresca, termina con note di mandorla fresca, Molto ruffiano in bocca un poco troppo costruito nella sua voglia di essere piacevole, ottimamente sapido anche se ritengo che sia come il secondo della prima batteria un vino troppo giovane, non lo voto.
Fiano di Avellino Vadiaperti 1992 – Montefredane – (non in gara): paglierino con qualche riflesso dorato, limpido, bella intensità e altissima complessità, sensazioni ossidative e tostate, mi viene alla mente il marsala di Marco de Bartoli provato questa estate, poi mi concentro pensando al Fiano ed inizio ad avvertire note di frutta gialla sotto spirito ed accenni di spezie secche (salvia, timo), la bocca non te l'aspetti, fresco, sapido abbastanza caldo, ripulente, di ottimo corpo, riemergono note di frutta sotto spirito e spezie, un Fiano al quale non avrei dato 16 anni.
Il vincitore è stato Pietracupa di 2 voti penso perchè nelle sensazioni olfattive e gustative, a parità di eleganza, è più schietto.
Claudio Tenuta
posted by Mauro Erro @ 09:12, ,
Commedia
giovedì 29 gennaio 2009
Prima telefonata:
Giovane Produttore: “Pronto?”
Parassita: “Si pronto, è Innocente Puro dell’Azienda Puro?”
Giovane produttore: “Si sono io, lei è?”
P: “Salve, sono Gustavo Namazza, collaboratore di Marco Lucchetti…”
G.P.: “Il giornalista?”
P: “L’illustre giornalista, direi.”
G.P.: “Si certo, illustre…”
P: “Signor Innocente, senta, io la contattavo perché pensavo a lei proprio ieri, quando assaggiavo il suo vino.”
G.P.: “Il mio vino? E l’è piaciuto?”
P: “Moltissimo, e per questo la contattavamo. Io ho un’agenzia di consulenza, eventi, mi occupo di organizzare degustazioni, e pensavo a lei, anzi noi…”
G.P.: “Noi?”
P: “Si certo, noi. Noi, dicevo, pensavamo di organizzare una degustazione qui, in città, presentare che so, le sue ultime 5 annate…”
G.P.: “Ma io veramente ne ho fatte quattro…”
P.: “Si, quattro, comunque, fare una verticale del suo vino…”
G.P.: “Ma veramente, non so, non saprei, d’altronde queste innumerevoli degus…”
P.: “Signor Innocente, sarebbe una buona occasione per lei, per far conoscere il suo prodotto, almeno, noi così pensavamo. Noi, anzi, lui, potrebbe rammaricarsi di questa cosa, tra l’altro lei Signor Innocente non si dovrebbe occupare di niente: solo venirci a trovare e portare cinque, sei bottiglie delle sue ultime 4 annate…tra l’altro, ha un’agenzia di rappresentanza qui in città che cura i suoi interessi?”
G.P.: “No.”
P.: “Ecco, appunto, io ne conosco tante. Si potrebbe invitarli alla serata…”
G.P.: “Va bene, d’accordo, mi faccia sapere quando, può contattarmi anche via mail.”
P.: “Senz’altro.”
G.P. “Ma il Dottore ci sarà?”
P.: “Sicuramente. A meno che non abbia impegni più urgenti, sa come vanno queste cose, al giornale, cose urgenti.”
G.P.: “Si capisco.”
Seconda telefonata
Parassita: “Lucio?”
Amico Enotecario: “Oh Gustavo, allora tutto a posto?”
P: “Alla grande, ha abboccato come un pesciolino.”
A.E.: "Sempre la solita storia di Lucchetti?”
P: “Si si…”
A.E.: “Pure con la favoletta della ritorsione?”
Risate. Grasse risate
P: “Quella è la parte che mi viene meglio.”
A.E.: “Ma non hai paura che ti becchino?”
P: “Sarebbe la sua parola contro la mia, non c’è niente di scritto, niente mail, e poi a chi lo va a dire? A Lucchetti? E che gli dice? Come si cagano sotto loro…”
A.E. “Dovrebbero sapere che l’hai visto, si e no, tre volte in vita tua…”
P: “Vabbè, dai, organizza: come al solito, controlla i prezzi dei vini su internet, comunque una quarantina d’euro a persona potrebbero andar bene. Noi, Fifty fifty, tutto come al solito.”
A.E.: “Ma tu, poi, l’hai saggiato sto’ vino?”
P.: “Ma figurati…”
posted by Mauro Erro @ 23:26, ,
Lorenzo Dabove, in arte Kuaska, e quelli dell’Ottavo Nano
martedì 27 gennaio 2009
Solo un paio di considerazioni: trent’anni fa, nel libro di Michael Jackson, all’Italia erano dedicate tre righe. Nell’edizione del 2007, se non ricordo male, sette pagine. L’Italia si classifica al sesto posto nella graduatoria, ad una pagina di distacco dalla Repubblica Ceca, davanti alla “sopravalutata” Olanda e dietro a paesi di forte tradizione brassicola come Belgio, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Anzi, per essere più precisi, è proprio la mancanza di una tradizione ad essere la nostra carta vincente: niente paletti, niente solchi, possiamo divertirci a sperimentare dedicandoci a tutti gli stili, inventandone, grazie alle nostre eccezionali materie prime, di nuovi.
E poi siamo bravi.
Tenetelo a mente: microbirrifici italiani, non solo vino.
posted by Mauro Erro @ 12:52, ,
Intervista a Luciano Pignataro
lunedì 26 gennaio 2009
Le parole che avete appena letto, introducono l'intervista che ho fatto a Luciano Pignataro e che potete leggere qui sul blog dell'Associazione Italiana Sommelier di Napoli.
Aggiungo un paio di considerazioni personali: persona di grande intelligenza e cultura, con Luciano Pignataro mi accomuna la passione per la Filosofia e quella per il vino. Ci separano, invece, venti anni d'età, vent'anni d'esperienza, ma anche una trascorso culturale diverso. Non solo.
Guardiamo al vino da posizioni diverse e di conseguenza, anche allo strumento del comunicare e alla sua forma diamo interpretazioni e visioni discordi. Senza dimenticare, però, il lavoro che, insieme a tanti giovani collaboratori, è stato svolto: raccontare quindici anni di vino campano, attraverso i suoi articoli e attraverso le sue guide.
posted by Mauro Erro @ 11:37, ,
De degustazione (con rassegna stampa)
mercoledì 21 gennaio 2009
Ricordo una volta che ne discutevo con Francesco Annibali, che ribattendo ad una mia considerazione riguardo l’intuito che occorre ad un degustatore, mi rispondeva così: Penso significhi (degustare un vino, n.d.a.) soprattutto discernere e paragonare. La degustazione è un atto squisitamente semiosico, una catena ininterrotta di abduzioni. Cioè di tentativi, ed interpretazioni. Un po’ come fare le parole crociate. Resto basito di fronte a quanti pensano si tratti di una intuizione.
Nessuno dei due aveva torto. Si potrebbe dividere la degustazione in due momenti, il primo prettamente sensoriale, il secondo analitico-deduttivo. Questa premessa è fondamentale.
Non so quanti di voi abbiano sentito parlare di degustazione trascendentale o di degustatore trascendentale? E del Fattore x?
Potreste iniziare leggendo qui, ciò che asserisce Ernesto Gentili circa il fattore x: cioè la capacità di un vino di emozionare (in un certo senso inspiegabilmente) più di un vino stilisticamente e tecnicamente fatto meglio. Un esempio? Leggete qui ciò che scrive Roberto Giuliani a proposito del celebratissimo Solaia versione 1997.
Per fare un paragone blasfemo, è come avere due donne innanzi, una carina, con quel non so che di attraente. L’altra, bellissima, forse anche rifatta da capo a piedi, dai seni alle labbra, ma anonima.
Ma cosa sarebbe la degustazione trascendentale o il degustatore trascendentale? Argomento che spesso ricorre e di cui, se siete Porthosiani della prima ora, avrete sicuramente sentito parlare. Il degustatore trascendentale è colui che oltre ad essere pienamente padrone della tecnica degustativa, oltre ad avere una capacità di analisi di rara profondità, è un visionario: ha una determinata sensibilità che gli permette di vedere il vino nel suo insieme e nella sua essenza più profonda, cogliendone l’Uno (al di là del proprio gusto personale: cogliendolo tanto in un Amarone, tanto in una chiavennasca). Secondo Rizzari, sul pianeta ce ne sarebbero giusto tre o quattro di questi degustatori: io forse non sono così estremo, ma considerando che di bravi o ottimi degustatori in giro ce ne pochini, figuriamoci di trascendentali.
Attenzione, è meglio chiarire un aspetto. Mi è capitato qualche volta di intravedere questa particolare sensibilità in giovani bevitori alle prime armi: una sorta di orecchio assoluto; la capacità di avvertire la nota stonata in un vino tecnicamente perfetto o l’equilibrio tra le parti, il respiro vitale o come caspita vogliate chiamare il fattore x, in vini tecnicamente anche imperfetti, pur non riuscendo a motivarlo e darne spiegazione. Ma onde evitare inutili bla bla bla o sparare cazzate, o che ognuno di voi si svegli al mattino credendosi il nuovo Veronelli, tutto ciò di cui sto scrivendo è imprescindibile da una grande esperienza di bevute, ripetuti assaggi, padronanza della tecnica della degustazione, continuo studio e approfondimento – dalle tecniche enologiche alla chimica fino ai terreni –
Per fare un parallelo con la scrittura, se aspirate per ambizione, per passione, per curiosità o per pignoleria ad arrivare a certi livelli, conoscere non solo la grammatica, ma la tecnica di scrittura, sapere cosa sia un chiasmo o un’allitterazione aiuta: poi potrete anche consapevolmente essere sgrammaticati e lasciarvi andare alla poesia.
Seguite tre consigli. Il primo: bere con chi è più bravo di voi. Vi aiuta a non ripetere i soliti errori di valutazione o deduzione. Secondo: non abbiate preconcetti o sovrastrutture. Terzo: prendete coscienza che per arrivare a certi livelli bisogna avere tempo, pazienza e soldi. Con una amico abbiamo stabilito che la media di spesa è di circa due o tremila euro mensili da reinvestire nella propria cantina. Capito?
Per cui, agli amici dell’ais che mi seguono in tanti: non bastano i vini che bevete durante i corsi, né quelli gratuiti dei banchetti durante le manifestazioni di settore. Quando avete conseguito il vostro diploma, se siete stati fortunati con i relatori che avete avuto, siete in possesso degli strumenti rudimentali (due pietre e la paglia per accendere il fuoco) che vi occorrono, ma il bello deve ancora iniziare.
E ora, Horace Silver.
Nota: L'espressione "Degustazione Trascendentale" è un termine coniato da Fabio Rizzari che ne ha circoscritto anche i confini teorici.
posted by Mauro Erro @ 13:17, ,
Spunti di riflessione...
sabato 17 gennaio 2009
Lucio Grande
Nota: a dire il vero non credo di essere stato il primo, su questo aspetto si soffermò Stefano Bonilli sul suo Papero Giallo un mesetto fa.
(Mauro Erro).
posted by Mauro Erro @ 09:18, ,
La casa di LeM
venerdì 16 gennaio 2009
La Casa di LeM
C.da Cortecce
83666 Costabrito (AV)
Tel. 0825 548796255377
Sito http://www.lacasadilem.it/ - info@lacasadilem.it
Lello Del Franco
Nota: il disegno che vedete è tratto dal blog
posted by Mauro Erro @ 10:54, ,
Cantina Giardino
giovedì 15 gennaio 2009
Nella mia recente visita in Irpinia non potevo certo non andare da Antonio e Daniela Di Gruttola di Cantina Giardino (già quelli del rosato dell'anno 2008, vedi post). Prossimamente scriverò dei vini che più mi hanno colpito, nel frattempo, potete leggere qui, sul sito di Luciano Pignataro, il racconto della visita.
posted by Mauro Erro @ 17:03, ,
Brunello di Montalcino Il Colle, riserva 1978, Caterina Carli
mercoledì 14 gennaio 2009
A trent’anni forse cogli il senso delle cose negli occhi di un donna, guardando la sua schiena nuda al mattino appena sei sveglio o in un bicchiere di vino.
A Trent’anni l’equilibrio può apparire precario, l’essenza sfuggente, impalpabile: tutto appare dritto come una lama, essenziale, senza fronzoli, addirittura scarno. Ma se ti fermi un attimo ed aspetti, senza che ti colga l’ansia e il panico, senza che tu perda l’innocenza che ti ha accompagnato, senza che t’incarognisca, se solo sai attendere, cogliere la fortuna piuttosto che aspettarla, afferrare il tuo tempo invece di inseguirlo allora sentirai il rigurgito del vigoroso frutto giovanile, e le passioni e le speranze e le visioni che sono sfumature floreali ornate dagli aromi, dalle spezie, dalle erbe, dal sale dell’esperienza, di ciò che speravi essere e sei; e quel finale metallico, ematico, il sapore del sangue che sulle labbra ti lascia l’ultimo sorso è il particolare interessante che lo rende diverso.
A trent’anni puoi ancora guardare avanti.
Sorridendo.
posted by Mauro Erro @ 13:09, ,
Greco di Tufo 2005 "Pietrarosa" - Pasqualino Di Prisco
lunedì 12 gennaio 2009
Garbage, Thirteen
posted by Mauro Erro @ 13:03, ,
Taurasi 2004, Contrade di Taurasi - Lonardo
sabato 10 gennaio 2009
No, ma rimediamo subito.
La cantina di Sandro Lonardo è di quelle che mi piacciono particolarmente. Una piccola bottega di alto artigianato e un laboratorio di sperimentazione che sforna intorno alle ventimila bottiglie: la testardaggine dei Lonardo e il contributo tecnico dell’enologo Maurizio De Simone e del microbiologo dell’Università di Palermo Giancarlo Moschetti regalano vini unici (unici, sottolineo) che meritano sempre l’assaggio e la conseguente e gaudente bevuta. Nonostante alcuno, se non un minimo, aiuto, qui si lavora sulla selezione dei lieviti indigeni, sui legni d’affinamento, sui terreni; sperimentazioni che richiedono non solo sforzi economici, ma anche tanta pazienza e tempo. Allora ecco il 2004 dei Lonardo (degli altri, il Grecomusc’ in particolare, scriverò in seguito) da lieviti indigeni, dal colore ancora denso e carico che al naso stupisce per la sua eleganza, marchio di fabbrica dei Taurasi di questa cantina. Sia chiaro, ancora giovane, ma tanto elegante da dubitare che si tratti di un bambinello di appena 4 anni, con il suo timbro agrumato che lo contraddistingue, le sfumature speziate, il frutto sussurrato ed accompagnato da rimandi floreali, la nota minerale: insomma tanto ampio e tanto complesso per cui si può immaginare solo un futuro radioso. Al palato c’è maggiore concentrazione, una leggera discrasia rispetto a ciò che si percepisce al naso: bella stoffa, tannino seppur levigato, non ancora domo, e sensazioni che si devono ancora dispiegare con nitidezza sull’intero cavo orale.
Inno all’eleganza, alla bevibilità e alla snellezza. Una bella figliola che diverrà, con buone probabilità, una gran donna.
Joan Baez, House of the Rising Sun
posted by Mauro Erro @ 11:40, ,
Senza parole
venerdì 9 gennaio 2009
posted by Mauro Erro @ 10:23, ,
Alto Adige, Val Venosta, Pinot Nero - Castel Juval 2006
domenica 4 gennaio 2009
Scusatemi, ma il periodo natalizio coincide con il momento più stressante per il mio lavoro, poi bilanci, conti e il tempo per condividere raccontandovi emozioni di lieti calici si è esaurito, ma rimedio subito dopo avervi augurato un grandioso 2009.
Eccovi il più buono pinot nero italino che abbia mai saggiato. La boccia in foto mi è stata regalata da un amico alla fine di quest'estate ed ha trovato la sua fine sul tavolo in questi giorni del 2009 dopo aver riposato per un po' in cantina. Non ha la pesantezza del legno che solitamente i Pinot nero nostrani scontano sempre, ponendosi con leggiadria e grazia: di una bevibilità disarmante, piccoli frutti rossi, note animali, fiori freschi, tanta mineralità al naso come al palato dove si aggiunge tanta freschezza e tannini risolti. Mi hanno detto che la 2005 è ancora più buona...non so, cercherò, nel frattempo voi cercatevi questo, non facile da trovare: intorno ai 15 euro. Finalmente!
Portishead - Sour Times
posted by Mauro Erro @ 12:26, ,