Buon Natale!!!
mercoledì 24 dicembre 2008
io festeggio così:
Champagne blanc de Blancs Grand Cru Brut zèro - Voirin Jumel
Champagne Grand Cru reserve Brut Nature Gosset-Brabant
Chablis Corinne et Jean Pierre Grossot 2006
Verdicchio di Matelica Collestefano 2006
Nusserhof Lagrein Kretzer Heinrich Mayr 2007
Ederner Pralat Riesling Spatlese Goldkapsel Weins Prum 2006
di "Riserva"
Fiano di Avellino I Favati 2003
Galea Tocai Friulano I Clivi 2004
...divertitevi e siate sereni.
posted by Mauro Erro @ 20:30,
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Non sarà Obama a salvare il mondo, ma Facebook… Nel frattempo Carolina Kostner non viene a Napoli…
domenica 21 dicembre 2008
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Buona Natale e buon anno a tutti. Anche a quei socialisti riformisti che scambiano blog vinosi per sezioni del PD, quelli ai quali raccomando di brindare tutti rigorosamente con un Veuve Cliquot dell'87 (a buon intenditor poche parole) e concentrarsi sulle parole non-sense di Roberto Saviano (qualcuno dovrà spiegargli che la realtà romanzata di Gomorra non è, nel bene o nel male, la realtà...) condizione "sine qua non" perchè possa accettare l'incarico di insegnare alla scuola di legalità per il sud (ma perché, poi, solo per il sud? mah?) al grido di: "Via i collusi..."Macheccazzosignifica?!
posted by Mauro Erro @ 13:48,
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…and the winner is….
lunedì 15 dicembre 2008
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ma qui non ci sarà nessun countdown, né tantomeno alcun vino cileno, figuriamoci poi se mi aspetto che qualche zelante municipalità o amministratore organizzi una festa per il vino che avrò premiato, si tratta solo del bilancio di un anno di bevute e la scelta, difficilissima, dei vini che maggiormente mi hanno emozionato e da cui ho imparato di più. Si, molti, come Luciano Pignataro ieri su Facebook, (a proposito di Facebook, dopo una frequentazione di tre settimane la cosa più giusta da fare mi è sembrata quella di iscriversi al gruppo: Facebook: nisciun ha capit a ke ka** serv, ma s' port malament....! , che tradotto per i non partenopei vorrebbe dire, Facebook, nessun ha capito a cosa serva, ma va di moda…), scusate, dicevo, alcuni osserveranno che l’anno non è ancora finito…beh, dipende.
Secondo il calendario Ma(u)riano, cioè il mio, il Natale rappresenta non i festeggiamenti della fine di un anno, ma il festeggiamento di un nuovo inizio, a me, ditemi quello che volete, piace festeggiare gli inizi, non la fine delle cose, per cui, nonostante mi aspettino cospicue bevute da qui a San Silvestro, partendo da stasera, quando, insieme ad amici, metterò a rischio la mia incolumità fisica e mentale…la best wine viandante è servita…
Rullo di tamburi…..
ROSSO DELL’ANNO: TAURASI 1998, GMG VINICOLA TAURASI
Non è stato per nulla semplice, in lizza a giocarsi il riconoscimento, c’era roba come il Barolo riserva 1967 di Giacomo Borgogno, lo Chambertin Grand Cru 2004 di Rossignol Trapet, Il Chianti Classico 1995 Le Trame di Podere Le Boncie, il Valtellina Inferno 1969 di Ar.pe.pe ed il Brunello di Montalcino Case Basse riserva 2001 di Gianfranco Soldera. Ma alla fine, ha prevalso il Taurasi di Gmg. Perché? Semplice: è godurioso, immediato, frutto polposo senza rinunciare alla complessità di note di cuoio e tabacco sussurrato corroborate da una mineralità affascinante; si beve che è un piacere, il tannino è risolto completamente, l’acidità pimpante, l’alcool perfetto fermo a 13 gradi, cosa chiedere di più? Il Taurasi di Gmg pare aver attraversato vent’anni di storia del vino italiano, di guide e riviste, di polemiche, di lieviti selezionati e di ricerca d’identità del vino Italiano come un alieno: il vino di un tempo di una semplicità disarmante.
Il Taurasi di Gmg vinicola taurasi è come una puntata dei Simpson, ossia, uno dei più grande fatti culturali degli ultimi decenni, la più cruda e cinica critica del contemporaneo americano ed occidentale, ma da pisciarsi sotto dal ridere…
Ma attenzione, nulla di concettuale, solo il vino che torna alle origini: un alimento da portare a tavola e accompagnare a lauti pranzi a serie di tre….(una bottiglia potrebbe non bastare)…e dopo potrete provarci pure voi (clicca qui)
ROSATO DELL’ANNO: CODA DI VOLPE ROSSA 2006, CANTINA GIARDINO
I più adesso esclameranno: e che cazzo è? Bravi, ed il punto è proprio questo. Cantina Giardino, in Irpinia, è soprattutto un progetto culturale, e già questo è un plus, poi, Antonio Di Gruttola è un bravo enologo che collabora, con grande capacità, con altre aziende; è pure simpatico come la moglie Daniela, e se ci parlate è disponibilissimo a fornirvi tutte le informazioni che volete, dalle anfore a tutte altre curiosità che potreste avere.
Ha vinto, per la semplicità di beva da un lato e l’aspetto concettuale dall’altro, sul Rosato Pista e Mutta di Calabretta del 1999 da Nerello Mascalese e sul Majoli dell’Azienda Agricola Sella da uve Nebbiolo del Nord-Piemonte targato 2007. Solo 800 bottiglie prodotte, ma vi assicuro, ne vale la pena.
Steve Wonder, Superstition…
BIANCO DELL’ANNO: RHEINESSEN, NIERSTEINER PETTHENTHAL RIESLING AUSLESE TROCKEN SELECTION 1996, HEINRICH BRAUN
Lo so, oggi bere Riesling è di un conformismo…
Oggi l’enochic con la puzza sotto il naso beve riesling e non importa se si tratta di Mosella, Alto Adige o Wachau…purchè sia riesling…e non importa se fino a qualche mese fa, dire Wachau poteva essere interpretato come un insulto…oggi, è solo ed esclusivamente riesling. Io ne bevevo già da un po’, soprattutto tedeschi, posso dimostrarlo, ed in ogni caso, chissenefrega…perché il punto è proprio quello, i riesling tedeschi, per esperienza diretta, piacciono a tutti, grandi, piccini e persino astemi…ed è questa la carta vincente che impone questo vino sul Vina Tondonia Bianco Reserva 1987 di Lopez de Heredia e i vin Jaune e vin de Paille di Domaine Labet, zona Jura. Che c’entrano quest’ultimi due in questa categoria? Ed allora vai con il predicozzo. Vuole essere una provocazione, partendo dal fatto che di Domaine Labet avrei potuto tranquillamente inserire uno dei suoi straordinari bianchi a base di Chardonnay o Savagnin.
Credo che ultimamente, per quanto attiene alla comunicazione on-line vinosa, si stia un tantino esagerando nel voler necessariamente etichettare tutto secondo definizioni e categorie, vedi le polemiche riguardo i vini biologici o biodinamici, facendo una gran confusione, utilizzando spazi e pagine di riviste o blog più per lanciare stilettate al collega o al presunto avversario piuttosto che preoccuparsi di dare informazioni precise a quello sparuto gruppo di consumatori che ci legge. In fondo si scrive “anche” per loro e non solo per il proprio narcisismo ed esibizionismo. Il vino può essere anche semplicemente buono o meno, utile o no, mica dobbiamo per forza stare a disquisire di Filosofia ogni volta. Finito.
Riesling, tutti lo amano (si, qualcuno no, pazienza), mai eguale a se stesso; provate a dimenticare un paio di tedeschi in cantina e stappateli quando vi pare, anche fra trent’anni…evolvo, evolvo, evolvo…
Clicca qui….
BEST PRICE: MORELLINO DI SCANSANO RISERVA 2004 VIGNA I BOTRI PODERE DI GHIACCIOFORTE Di Lanza e Andreozzi
Miglior rapporto qualità/prezzo….il famigerato rapporto qualità/prezzo che tanto il consumatore insegue. Tra i dieci e dodici euro in enoteca: ampio, complesso, nitido, infinito e si permette anche di sfidare il tempo (in cantina conservo 1994, 1997 ed altri). Gli altri da menzionare, il Carema Riserva 2001 dei produttori del Carema ed il Pereva 2006 della Azienda San Francesco di Tramonti. Non aggiungo altro...
MIGLIOR FINE PASTO: BAROLO CHINATO TEOBALDO E AUGUSTO CAPPELLANO
Dalla ricetta dell’antenato Giuseppe Cappellano, il farmacista, che per rendere più gradevole l'assunzione di chinino, necessaria, alla fine del 1800, per combattere la malaria, si inventò questo nettare. Ricetta segreta...bibidi-bobidi-bù…
Si ringrazia per la consulenza musicogena, Roberto Erro e Adele Chiagano.
posted by Mauro Erro @ 15:01,
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Coming Soon...
sabato 13 dicembre 2008
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La Cantina dei Sogni
prossimamente a Napoli...
P.S. In foto, il primo di 5 appuntamenti memorabili...
posted by Mauro Erro @ 09:27,
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I cristalli di Serralunga
venerdì 12 dicembre 2008
Colore: in giovane età rubino scarico che già pensa al granato, di discreta concentrazione e affascinanti trasparenze, talvolta attraversato (come in questo caso) da fascinosi lampi rosei/amarena, degrada nell’aranciato con il passare del tempo, mantenendosi integro e spesso inalterato per molti, moltissimi anni: brillante e vivace.
Profumo: floreale di viola e spesso rosa più che fruttato; ampio, nitido, su sottofondo terroso e, nell’invecchiamento, accompagnato da spezie e aromi.
Sapore: pieno, maestoso, caldo, austero. Attacco di gran nerbo, trama di grande tessitura, stoffa pregiata, presente, ma vellutata, corpo pieno, largo al palato, finale asciutto, talvolta leggermente amarognolo.
L’errore più facile e peggiore che si possa commettere, ho capito negli anni, è essere ciò che gli altri pensano o dicono tu sia. Si è, a voler essere precisi e pedanti, tanti volti, e spesso si scopre di essere ciò che non si pensava si potesse essere, nel tempo.
Ho amato i vini di Baldo prima di berli, affascinato dal personaggio Teobaldo Cappellano raccontatomi dalle parole di amici, colleghi e giornalisti. Il duro e puro della Langa, quello che non vuole essere nelle guide, quello che non vuole che sia un “disaggregante termine numerico” a valutare il suo vino. Un uomo sulle barricate.
Quando l’ho visto, invece, mi è apparso un uomo di due metri o giù di lì, dai movimenti lenti, dal sorriso bonario con i denti stretti sul suo toscano e dal tono di voce placido e sereno. Tutt’altro che un rivoluzionario. Non illudendomi di poter scorgere in lui ciò che mi aspettavo in poco più di uno sguardo, ho cercato nei suoi vini, nel suo Barolo vigna Gabutti a Serralunga d’Alba, di vedere ciò che doveva essere.
Serralunga d’Alba: formazione di lequio. Sabbia, talora arenaria, giallo-rossastra, spesso con laminazione parallela ed ondulata, in strati da 10 a 50 cm. Si alternano ritmicamente marne siltose grigie in strati da 5 a 40 cm.
Paesaggio: unico e massiccio costone asimmetrico articolato in complesso sinuoso (forme di anfiteatro) secondo angoli arrotondati. Strutturalmente l’immersione degli strati determina un’inclinazione dei versanti asimmetrica con uno sviluppo maggiore per il versante ovest. Crinale in dolce pendenza. Il profilo del versante è concavo.
Serralunga, il Rionda, il Francia, il Prà di po. Invece.
Alla prima olfazione pare quasi non sia neb(b)iolo o lo sia in maniera peculiare, tendendo, seppur maschio, ad un’inclinazione femminea, di leggiadria, di sottigliezza che al palato si rivela, in maniera inequivocabile, una dama di gran nerbo: acidità e tannini di assoluto rispetto, ma di un corpo e di una facilità di beva, talvolta disarmanti. Dunque?
Si è semplicemente o si è in funzione di chi ci è di fronte (Escher qui)?
Cappellano è un rivoluzionario o un reazionario?
Se Parker e i punteggi non fossero esistiti, lui sarebbe stato il duro e puro o semplicemente l’uomo che venuto dall’Africa, produceva un vino in Barolo ricordandosi di guardare l’orizzonte al tramonto?
Era, è, diviene…
E il suo Barolo, è e basta o dovrebbe essere ciò che mi aspetto sia perché prodotto a Serralunga? Ma un vino è buono o è buono in relazione al mercato?
Non so, ma talvolta penso che molti dovrebbero lasciare le disquisizioni filosofiche e raccontare ciò che è, e il Barolo Vigna Gabutti piè rupestris e piè franco sembrano quasi avere in sé, nella loro sottigliezza, nella loro leggiadria, la fragilità di quest’idea: che le cose possano essere ciò che sono, che il vino sia unico e sempre diverso, che i produttori dei semplici artigiani e contadini, e chi li racconta semplicemente un cronista.
“Più tardi quando hanno imparato ad apprezzare i valori veri, quel che cercano è onestà e verità, non emozioni truccate: cercano il classicismo e la purezza d’espressione […] non vogliono attenuamenti…”
Ernest Hemingway, Morte nel pomeriggio
Il Barolo di Cappellano è buono, punto.
Nota: in foto, verticale del Barolo Vigna Gabutti Otin Fiorin Piè Rpestris, di Teobaldo e Augusto Cappellano nelle annate 1998, 2000, 2001, 2004; qui sul sito dell'ais Napoli potete leggerne il resoconto firmato da Fabio Cimmino.
posted by Mauro Erro @ 15:20,
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Pausa poetica: Cecco Angiolieri
sabato 6 dicembre 2008
S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dío, mandereil' en profondo;
s'i' fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei;
s'i' fosse 'mperator, ben lo farei:
a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S'i' fosse morte, andarei a mi' padre;
s'i' fosse vita, non starei con lui:
similemente faria da mi' madre.
S'i' fosse Cecco, com' i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre:
le zop[p]e e vecchie lasserei altrui.
a
posted by Mauro Erro @ 17:07,
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