Speciale rifiuti: Il gigante e la bambina

foto di Simona Pietropaolo

“Da alcuni anni, in Campania, con l’incontro tra diversi gruppi sociali e politici, tra professionisti, scienziati, vecchi e nuovi ambientalisti, si è iniziato ad elaborare un piano di gestione dei rifiuti basato sul riciclaggio, come impone la legislazione europea, abolendo discariche ed inceneritori e, soprattutto, interrompendo la gestione straordinaria dell’emergenza. Contro queste richieste si è scatenata una campagna di mistificazione, che in buona o cattiva fede, impedisce che le proteste appaiano come quelle di una società civile che si oppone ad uno stato reo di perseguire, nel migliore dei casi, obiettivi non condivisi dalla collettività.”
Maurizio Braucci, su Nazione Indiana

Un altro anno è passato: tutto il 2010 è trascorso così. Tutto quello che c’era prima, dal lontano 1994 con la camorra e Bassolino, passando per la multinazionale Impregilo e la gestione Bertolaso-Berlusconi, ho cercato di comprimerlo in qualche articolo formato tascabile che, per ovvie ragioni, non intende e riesce a disvelare la complessa rete fatta di interessi economici, clientele, gestione del potere e del posto pubblico, tangenti, criminalità organizzata che si cela dietro l’emergenza rifiuti in Campania.
E di questo, i rifiuti e la nostra terra, la salute e i nostri figli, la politica di turno ne ha tenuto sempre poco conto, facendolo diventare oggetto di scambio e ricatto ad ogni giro di boa, ogni nuova tornata elettorale, ogni nuova “crisi” rifiuti, ogni nuovo decreto e commissario straordinario, ogni santissimo giorno.
E c’è chi da molto prima del 1994 urla e denuncia: roba di omicidi di camorra.
Nel 1980, Mimmo Beneventano, consigliere comunale del PCI, era stato assassinato ad Ottaviano perché si stava interessando della discarica della ditta La Marca. Le prime denunce per lo sversamento di rifiuti tossici sul suolo campano risalgono a quegli anni. Tutto questo ce lo ricorda Maurizio Braucci in un post apparso su Nazione Indiana nel 2008, all’epoca dei fatti di Chiaiano: la contestazione, allora come oggi, è trasversale, abbraccia diversi strati sociali e generazioni, entra nel merito tecnico, si alimenta in ambito accademico e si esprime, non ultimo, in piazza.
L’uso della forza represse la contestazione con violenza.
La gestione del potere fece in modo che chi impugnava il manganello, e non lui, burattino di se stesso, ma quello dietro di lui, avesse comunque ragione.
Il mal di gola degli organi di informazione fece sfiatare l’urlo del dissenso, talora dipingendo i manifestanti come quelli che non vogliono la discarica sotto casa, talora come i soliti dei centri sociali, talora parlò di infiltrazioni camorristiche.
In nessun caso si è fatto i nomi di Braucci, Beneventano, Messina, Genovese, di Ortolani e di tutta l’assise di Palazzo Serra di Cassano. In nessun caso si è denunciato l’uso spropositato della forza, perpetuato su donne e signori, pastori e studenti, ricercatori e liberi pensatori durante gli “scontri” a Chiaiano.
In nessun caso il disagio sociale, sbattuto real-time sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo, è stato tenuto minimamente in considerazione.

Arriva il 2010. Nuova crisi nel capoluogo campano. Le discariche sono sature. I centri di smistamento funzionano male e imballano tutto. Tanto all’inceneritore di Acerra è possibile bruciare tutto per decreto. Funziona a singhiozzo, eppure i livelli di PM10 emessi sono stati superati 100 volte. È, come si dice a Napoli, un pacco eppure Berlusconi obbliga Impregilo a vendere, la Regione (leggi noi cittadini) a comprare (un piccolo affare da oltre 300 milioni di euro) ed ad affidare la gestione dell’impianto ad un’azienda di Brescia. Vedi il federalismo. Poi saltano fuori dei problemi, la Regione (leggi noi cittadini) paga la manutenzione, ma reclama responsabilità della società di gestione A2A. Questa dice che non lei non c’entra e invoca il collaudo. Impregilo dice che il collaudo è stato fatto ed è risultato buono e quindi vuole i soldi, ma sembra non esista una relazione.
Ad oggi il pacco sta la, grosso e fetente, che a respirare quell’aria ti viene un malanno.
Ma tonnellate di rifiuti sono riversate per le strade.
Berlusconi promette ancora. Nonostante il 2008. 3 giorni e Napoli sarà ripulita. Siamo all’anno nuovo e ancora si incontrano vagando per le vie del capoluogo rifiuti agli angoli delle strade e cumuli attorno ai cassonetti. Fuori città tante le discariche a cielo aperto, lungo le strade statali o sotto ponti abbandonati. Nel frattempo, lungo questo lungo 2010, si è pensato di risolvere il problema puntando sulle discariche. Di nuovo così. Sempre e solo così, ma stupidamente, in maniera miope. Destinazione: Parco Nazionale del Vesuvio, laddove già c’è discarica Sari, laddove già Provincia e Regione hanno detto no, laddove ci sono vigneti e frutteti, laddove dicesi area protetta. I dati raccolti dal Dott. Moscariello per conto dell’ARPAC (agenzia regionale per la protezione ambientale) sulle falde acquifere sottostanti cava Sari nella zona vesuviana che comprende i comuni di Boscotrecase e Terzigno sono chiari. Fluoruro, Manganese, Ferro, Zinco, Nichel, Alluminio, Boro oltre la norma in tre rilevazioni su differenti “pozzi spia”. Le falde sono inquinate. Data dell’analisi: 11 Novembre 2010. La contestazione anche questa volta è violenta, sa di avere ragione, ha i dati dalla sua, ha l’esperienza contadina di chi, raccolto dopo raccolto, sa che i meli, da quando c’è la discarica, si sono ammalati.

foto di Antonella Padulano

A Ottobre a Terzigno ci vado anch’io. E lo scenario è devastante. Parcheggio l’auto a un bel po’ di distanza, perchè è meglio evitare di avvicinarsi troppo, dicono i ragazzi della zona. C’è il rischio me la incendino. Bastano pochi passi e lungo la strada che porta alla rotonda presidiata, da giorni teatro degli scontri, è possibile vedere rifiuti solidi, reliquati di qualcosa dato in pasto alle fiamme, vetri rotti, e poi spranghe, carcasse d’auto, ed è buio e l’aria è irrespirabile. Arrivo alla rotonda, scenario di una battaglia che si è appena consumata, e vedo i gazebo dei comitati locali, vedo le mamme vulcaniche coi loro figli, vedo i contadini e i ragazzi, vedo gli amici di Chiaiano, vedo i grillini di Roma venuti in sostegno, vedo i viola e i compagni di Capoeira, tutti insieme perché la terra è nostra e non s’adda toccare.
E vedo i filmati e le foto. Sull’uso della forza e sulla sua follia.
Hanno sparato cartucce contenenti gas irritanti CS, banditi per l’uso militare dalla convenzione di Ginevra, ratificata dall’Italia nel 1925. Per di più li hanno sparati ormai scaduti da un pezzo.

È il 2011. Un altro anno è passato. A guardarsi indietro, lungo questi anni, e ancora prima, prima ancora che fossi nato, quando Mimmo Beneventano venne ammazzato, mi viene lo sconforto, mi sento una bambina sola, impaurita e incapace, contro un gigante che paura non ne ha, ne fa.

Roberto Erro
a

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posted by Mauro Erro @ 07:41,

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