Speciale rifiuti: le radici dell’emergenza
venerdì 12 novembre 2010
"[...] Napoli è tornata ad essere una città pulita, una città occidentale, dove non c'è più il disastro della spazzatura nelle strade. [...] Era una missione impossibile, ma ci siamo riusciti."
[Silvio Berlusconi, Luglio 2008]
A due anni di distanza, i proclami venduti in campagna elettorale si sono dimostrati puramente propagandistici. Allora, non si è fatto altro che buttare la polvere sotto al tappeto, nutrendo l’illusione che l’emergenza rifiuti in Campania fosse davvero finita. Oggi, a due anni di distanza, appare evidente che il problema non è stato risolto e che era solo stato tamponato alla men peggio. Ma in che modo? Perché oggi siamo punto e a capo, con cumuli di immondizia che invadono le strade? Perché Terzigno è diventata teatro di una guerriglia senza sosta?
Per capire a fondo l’emergenza rifiuti in Campania bisogna fare qualche passo indietro.
È il 1994 quando nasce il commissariato per l’emergenza rifiuti in Campania: la camorra ha il controllo sia della raccolta che dello smaltimento dei rifiuti, che assicura in discariche di sua proprietà in maniera incontrollata. Arrivano e si smaltiscono, tra l’altro, rifiuti pericolosi dal nord. L’idea è quella di entrare in concorrenza con la camorra creando delle discariche “pubbliche”, che poste a valle del ciclo di smaltimento dei rifiuti possano tamponare l’emergenza. La strategia risulta inefficace per diversi motivi: dapprima l’incapacità di acquisire o aprire nuove discariche rispetto alle 18 previste dal piano per l’emergenza; in secondo luogo, le nuove discariche, come dimostrato dalle indagini di Carabinieri e Corpo Forestale, assorbono in pieno i meccanismi, il personale e le attrezzature delle vecchie discariche gestite dalla camorra.
Fino al 1999, quindi le cose restano tal quali. Per di più, in questo gioco delle parti, le amministrazioni locali contribuiscono a peggiorare l’emergenza per convenienza propria: come si evince dagli atti parlamentari dell’inchiesta Barbieri, la partecipazione nella gestione dei rifiuti viene utilizzata impropriamente come ammortizzatore sociale (Bassolino assumerà 2000 addetti per una raccolta differenziata che non vedrà mai luce). In più, ai comuni campani questa situazione conviene sia dal punto di vista elettorale che economico: le aziende gestite dalla camorra infatti propongono per lo smaltimento prezzi assolutamente fuori mercato, dalle 10 alle 52 lire al kilo contro la media nazionale di 140 lire per kg di spazzatura.
Giuseppe Romano, prefetto e commissario straordinario di allora, dice: “Il 90 per cento delle ditte che lavorano nei rifiuti è della Camorra o sotto la sua influenza”. E il tentativo di acquisire le discariche fallisce. In poche parole, tutte le operazioni messe in atto durante questi quattro anni di stato di emergenza risultano fallaci. E si decide di cambiare strategia: coinvolgere un privato nella gestione dei rifiuti.
Anno domini 2000: la FIBE vince l’appalto statale per l’intero ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Campania.
Come le scatole cinesi: la FIBE è un acronimo ottenuto dai nomi delle imprese Fisia, Impregilo, Babcock ed Evo. FIBE e FIBE Campania sono aziende del gruppo Fisia, a sua volta controllata al 100% da Impregilo. Quest’ultima è una multinazionale quotata alla Borsa di Milano e il principale gruppo italiano nel settore dell’ingegneria e dell’edilizia. Al suo curriculum vanta un capitale sociale di oltre 700 milioni di euro, un portafoglio d’ordini superiore ai 20 miliardi di euro, più di diecimila dipendenti, il passante di Mestre, tratti della Salerno-Reggio Calabria, la ferrovia Torino-Milano e quella Bologna-Firenze, l’ampliamento del Canale di Panama, la diga di Karanjukar in Islanda e ancora, in progetto, il Ponte sullo stretto di Messina. Attualmente il pacchetto di controllo di Impregilo è detenuto da IGLI S.p.A., il cui assetto societario è parimenti costituito dal Gruppo Gavio, dal gruppo Ligresti e dalla famiglia Benetton.
Uno dei principali motivi per cui l’appalto fu aggiudicato da Impregilo e non alla concorrente Enel, fu il ridotto tempo di realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione, stimato e contrattualizzato in 300 giorni.
Ma il riferimento all'accordo di programma che, come previsto dal bando di gara, avrebbe obbligato il vincitore a fare i conti con le indicazioni della committenza viene eliminato.
Si legge negli atti parlamentari della commissione di inchiesta Russo: “L'eliminazione dell'accordo di programma cancella la possibilità di un'ulteriore negoziazione del contratto con Impregilo-Fibe, indispensabile per superare la sostanziale genericità del progetto. A cominciare dai tempi di realizzazione degli impianti, dagli obblighi nelle more della sua realizzazione”.
L’ex sub-commissario Giulio Facchi nel frattempo dichiara: “La mattina della firma del contratto con Impregilo, presi Bassolino da parte. Gli dissi: Antonio, se firmiamo siamo fottuti. Non ne usciremo vivi. Lui si infuriò. Naturalmente, non aveva letto una sola riga del contratto, perché per lui, quel che contava era "la questione politica". Il resto era "roba da tecnici"... Cominciò a gridare: E allora me lo spieghi tu cosa succede se non firmo? Non abbiamo più discariche disponibili! Mi spieghi che succede quando tra qualche mese avrò i rifiuti in strada e dovrò pagare ad Enel 120 lire per chilo di rifiuto smaltito, quando invece ne pagherò 80? Me lo spieghi cosa diremo tra dieci mesi, quando saremo in campagna elettorale?”
Impregilo entra quindi nell’affare rifiuti e la disfatta elettorale alle amministrative viene scongiurata.
La multinazionale acquisisce nuove discariche per lo stoccaggio delle ecoballe. Afferma ancora Facchi: “Nel 2002, viene chiusa a Giugliano la discarica dove sono state sin lì stoccate le ecoballe. Quella di Raffaele Giuliani, uomo di Camorra. Impregilo-Fibe ne acquisisce un´altra, sempre a Giugliano, che, curiosamente, anche negli atti ufficiali, viene definita "cava Bianco". Peccato che quello non sia il nome del suo proprietario. Perché definirla così? Perché non trattare mai direttamente con chi davvero possiede i terreni?”
Nel frattempo di giorni ne sono passati più di milleduecento: siamo nel 2004 quando Impregilo chiede e ottiene dal ministro dell'Ambiente del nuovo governo di centro-destra (Matteoli), l'autorizzazione ad allacciare il futuro termovalorizzatore di Acerra alla rete Enel, condizione necessaria perché inizi a funzionare.
Nel frattempo Impregilo gode degli incentivi Cip 6, pagati in bolletta dai cittadini circa 60 euro in più all’anno.
Nel frattempo Impregilo, in ristrettezze economiche, gode del soccorso finanziario pubblico per pagare i siti di stoccaggio temporaneo delle ecoballe.
Impregilo trasforma in oro l’immondizia, meglio del Re Mida. Ha tutta la convenienza affinché l’emergenza continui: viene pagato a kilo smaltito e non a risultato ottenuto. Più immondizia c’è, più guadagna.
...Continua
Roberto Erro
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posted by Mauro Erro @ 11:38,
2 Comments:
- At 12 novembre 2010 alle ore 18:35, RoVino said...
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Attendo il seguito con grande curiosità. Bravo Roberto.
- At 14 novembre 2010 alle ore 21:34, said...
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grazie :)
stay tuned