Speciale rifiuti: Super B, Chiaiano e l’inceneritore

foto tratta dal quotidiano newsweek.com

Nelle puntate precedenti: dal 1994, anno in cui viene dichiarato lo stato d’emergenza per la situazione rifiuti in Campania, è un susseguirsi di inciuci tra pubblico e privato, ai confini del lecito, in quel sottobosco della legalità, dove a sguazzarci c’è la camorra, gli amministratori locali e il mondo della finanza. Lo smaltimento dei rifiuti percorre due strade parallele: da una parte c’è il binario cammoristico che conduce al conferimento in discariche abusive di materiali tossici extra-regionali; da un’altra, esiste il circuito dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, gestito negli anni da un gomitolo di politica, imprenditoria e criminalità organizzata.
Quando Impregilo entra nell’affare della gestione dei rifiuti in Campania, mette in piedi una politica aziendale dove, a volere essere semplici, l’emergenza stessa è la fonte del danaro. Perpetuata essa, perpetuato il danaro. E per non farci mancare niente, ci prendiamo anche i rifiuti pericolosi dal Nord. Il Prof. Giuseppe Messina, agronomo, da anni cerca di sputare la sua verità: “Ogni anno in Italia le imprese dichiarano tra le 17 e le 20 tonnellate di scarti industriali, le Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente, ndr) denunciano che per il 40% di queste non c'è certificazione su dove finiscano”.
Qui e qui gli articoli precedenti, dopo l’intro incazzato.


Siamo arrivati nel 2008. Questo è un anno particolare perché scoppia nuovamente nel capoluogo campano il caso monnezza. Le strade sono invase dai rifiuti, i turisti immortalano queste scene, Napoli figura tristemente tra i titoli dei quotidiani internazionali. La situazione politica italiana è in crisi anch’essa: cade il governo Prodi e assurge nuovamente al potere Silvio Berlusconi, che decide di tenere il primo consiglio dei ministri proprio a Napoli.
In quell’occasione viene emanato il decreto legge n° 90 del 23 maggio 2008.
L’impianto generale del decreto si basa sul concetto di “stato di necessità” in cui non è punibile chi per salvare sé o gli altri commette reato. Vale a dire: io ti risolvo il problema, ma con ogni mezzo, contro tutte le indicazioni provinciali, regionali o europee vigenti.
Quanto alla strategia fattuale prevista dal decreto, essa prevedeva la costruzione di altri 3 inceneritori (in contrasto con le indicazioni europee), la messa in funzione di quello di Acerra (in deroga al dl 59 del 2005, Valutazione d’Impatto Ambientale), la possibilità di bruciare nello stesso rifiuti pericolosi, come fanghi, scorie e ceneri pesanti (in contrasto con la normativa europea), l’apertura di 10 nuove discariche anche in siti non idonei (in contrasto con i piani regionali e provinciali) o la riapertura di discariche dismesse (perché sature). Le discariche sono rese siti di interesse strategico nazionale, ovvero militarizzate e poste al di fuori del controllo e della critica (in contrasto con l’art. 21 della costituzione); viene di fatto istituito il reato di riunione e delle attività ad esso correlate (in contrasto con l’articolo 17 della costituzione); vengono differite competenze giudiziarie con l’affidamento delle stesse alla sola Procura di Napoli quale unico organo competete (in contrasto con l’articolo 107 della costituzione). Non trascorre neanche una settimana che l’Unione Europea boccia il decreto legge appena approvato. Ma la bocciatura della comunità europea non è vincolante, e Silvio Berlusconi non si ferma: con l’ordinanza del 16 luglio 2008 dispone il commissariamento degli impianti di produzione del CDR (combustile da rifiuti) trasformati in semplici centri di tritovagliatura e imballaggio. Due giorni dopo, il 18 luglio 2008, l’emergenza rifiuti viene dichiarata conclusa.

La propaganda illuse i cittadini. Si diceva che finalmente le discariche sarebbero state a norma e fuori dal controllo della camorra, che il termovalorizzatore sarebbe stato un’innovazione tecnologica, uno strumento all’avanguardia a basso impatto ambientale, capace di produrre energia. Si disse che così avremmo guadagnato soldi, invece di spenderli per mandare i rifiuti in Germania, cha a sua volta ci guadagnava bruciandoli. Si disse anche che dietro i manifestanti (nacquero proteste in tutta la provincia di Napoli) c’era la camorra. Si disse che Napoli era tornata ad essere una città occidentale.
La storia andò diversamente.

Scontri a Chiaiano, dal CorrieredelMezzogiorno.it

Il 18 Febbraio 2009 viene aperta la discarica di Chiaiano. Essa abbraccia un bacino di popolazione di 250.000 abitanti ed è sita interamente all’interno del Parco Metropolitano delle colline di Napoli. Le proteste dei giorni precedenti erano state violente, numerosi gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine.
Ma tra i “manifestanti” ci sono anche intellettuali: da anni a Palazzo Serra di Cassano, sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, esiste un appuntamento domenicale in materia di rifiuti; la contestazione si esprime nel merito. Il Prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia dell’Università di Napoli Federico II, produce un documento tecnico sul perché la cava di Chiaiano non è idonea per farci una discarica. Il Prof. Giovan Battista de’ Medici nel frattempo (già nel 2007) aveva già enunciato i criteri di non idoneità e si domanda: “Un commissario straordinario che ha ampi poteri non capisco perché non possa scegliersi dei siti più idonei dal punto di vista geologico, dal punto di vista ambientale, paesaggistico, turistico e da tutti i punti di vista. Scusate ma perché solo su cave dismesse?
La risposta: “Voi sapete benissimo che le cave in Campania sono quasi tutte in mano alla camorra...
La cava di Chiaiano è di proprietà della Impregilo, che l’ha pagata 8 volte in più rispetto al precedente prezzo d’acquisto del 2002. Ma in alcuni casi le cave (Impregilo ne detiene ben 12 in quell’area) sono acquistate e rivendute a Impregilo nella stessa giornata, davanti allo stesso notaio.
Nel frattempo la cava di Chiaiano aveva ripulito le strade e tutto sembrava essere tornato alla normalità, tra proclami tronfi e slogan elettorali.
Il 26 marzo 2009 viene inaugurato l’inceneritore di Acerra in presenza di Silvio Berlusconi. In realtà l’impianto era stato appena ultimato e si avviava alla fase di collaudo. I rifiuti che vi arrivano per essere combusti non sono stati trattati. Ci raccontano la bugia che adesso siamo in grado di farlo da soli, piuttosto che pagare qualcuno - la Germania - che lo faccia per noi. La notizia viene smentita dalle autorità tedesche: i rifiuti campani vengono riciclati in modo da formare materie prime secondarie (plastica, metallo, ecc.) che la stessa Italia ricompra. In più spedire i rifiuti in Germania ci è costato paradossalmente meno (da 215 a 400 euro a tonnellata, di cui la metà per il traporto) che smaltirli in regione (da 290 a punte di 1000 euro a tonnellata).
Ci raccontano anche la bugia che l’impianto è sicuro e non produce danni: la provincia di Napoli pubblica una relazione in cui dichiara tutti i motivi per cui l’inceneritore non risulta conforme alle norme di legge; l’ARPAC, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, secondo gli ultimi dati pubblicati (Ottobre 2010), dichiara che i livelli di PM10 (polveri sottili emesse dalla combustione) hanno superato i livelli consentiti 100 volte.
Questi dati non fanno altro che aggiungersi a quelli prodotti da tecnici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che durante uno studio epidemiologico della durata di 7 anni (dal 1995 al 2002) arrivano a queste, agghiaccianti, conclusioni: aumento della mortalità femminile del 12%, aumento della mortalità maschile del 9%, aumento di linfomi, tumori allo stomaco o malformazioni congenite del 84%. Tutti i dati differiscono in maniera statisticamente significativa dalla media nazionale o europea. E secondo loro, la causa sono i rifiuti.

La storia però vuole che l’inceneritore continui a funzionare, anche se male: delle tre linee di combustione il più delle volte ne funziona solo una; tuttavia, dato l’esito positivo del collaudo, Silvio Berlusconi decide di rescindere il contratto precedentemente stipulato con Impregilo, che vende l’inceneritore alla Regione, e ne affida la gestione alla società A2A di Brescia.
Nel Dicembre 2009 l’emergenza viene dichiarata conclusa per decreto.
La storia vuole però che l’anno successivo la crisi si manifesti nuovamente in tutto il suo dramma. D’altronde, le ecoballe da smaltire erano nel frattempo diventate 5 milioni.
Napoli torna sulle pagine dei giornali. Nuovi scontri e proteste nascono nell’area vesuviana, perché la strategia è aprire nuove discariche. Il ministro della difesa si dichiara pronto a inviare l’esercito.
Io sono stato a Terzigno e ho visto quello che nessun giornale ha scritto: questa narrazione però assomiglia più a un bollettino di guerra e merita ahimè altro spazio.

(fine terza puntata)

Roberto Erro
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posted by Mauro Erro @ 00:21,

4 Comments:

At 30 novembre 2010 alle ore 01:01, Blogger RoVino said...

Pensa che mi interessa talmente tanto l'argomento che ti ho letto all'ina di notte!

 
At 30 novembre 2010 alle ore 01:02, Blogger RoVino said...

una, non ina, sto scrivendo sulla tastiera al buio.

 
At 30 novembre 2010 alle ore 08:13, Anonymous Anonimo said...

Roberto (Erro) mi è sfuggito un passaggio. Ma la Germania non li aveva rispediti al mittente i rifiuti (o almeno una parte). Grazie per il chiarimento. Ciao
Fabio

 
At 30 novembre 2010 alle ore 12:16, Anonymous Roberto Erro said...

secondo la prima "convenzione" la Germania avrebbe dovuto bruciare le ecoballe, ma le rispedì al mittente perchè non idonee.
successivamente, le germania ha acconsentito comunque allo smaltimento provvedendo al riciclo.

 

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