La Cinegustologia o di come ti abbino il Tavernello
mercoledì 4 maggio 2011
Se siete stufi di leggere le solite opache recensioni che parlano di pietra focaia o pipì di gatto in un vino e di sorbirvi l’amico di turno che vi parla di un piatto come rielaborazione filologicamente ragionata della cucina povera tradizionale, ecco che in vostro aiuto arriva la Cinegustologia.
“Di fatto molti buongustai, pur ritenendosi liberi nell’espressione dei propri pareri emotivi, finiscono per sposare un vangelo che si chiama guida [...] e intorno a Lei e soltanto a Lei costruiscono certi schemi di pensiero che, in taluni casi, si sclerotizzano fino a diventare delle vere e proprie forme di integralismo gastronomico.”
La Cinegustologia non è una scienza né un metodo: essa cavalca il relativismo linguistico delle classiche griglie degustative che “finiscono per appiattire il nostro sentire, omologandolo, e talora disumanizzandolo”, per creare un nuovo approccio, dove liberi, abbiniamo un cibo o un vino ad un film.
Perché il cinema?
“Perché il cinema costituisce la forma espressiva più complessa, riunendo in sé tutte le altre (dalla letteratura, alla pittura, alla musica, alla fotografia, al teatro, alla danza, all’architettura), e quindi è quella che più d’ogni altra contiene in sé un’infinità di possibili associazioni sinestetiche.”
Il creatore di questa nuovo modo di raccontare la gastronomia, è Marco Lombardi, già Gambero Rosso e Guida ai Ristoranti d’Italia, che dopo aver protetto la Cinegustologia con apposito copyright, va in giro per l’Italia, tra facoltà e master, a professare il verbo.
Sono condivisibili le critiche all’eccessiva categorizzazione, alla vivisezione anatomica di un vino o cibo, fino a scomporre l’esperienza (ed emozionale) in una lista di sentori, aromi, consistenze e qualità disgiunte e asettiche, perché “i linguaggi valutativo-degustativi appiattiscono il sentire di ciascuno di noi”. Ed in più siffatti metodi degustativi, nati al fine di permettere una condivisione dell’esperienza sensoriale, “non garantiscono nemmeno la comunicazione interpersonale, perché il mio sentire il gelsomino al naso, e l’albicocca in bocca, saranno molto diversi dai tuoi, generati come sono da due universi emozionali per definizione lontani ed irripetibili. [...] Alla luce di ciò tanto l’approccio AIS, quanto quello di Luca Maroni, come pure tutte le filosofie culinarie sottostanti gustativa alla varie guide, non dico che sarebbero da buttare a mare, ma perlomeno da prendere con molto più disincanto, sapendo che sono solo dei giochi che mai potranno arrogarsi l’esclusiva non solo della verità, ma nemmeno dalla verosimiglianza.”
All’opposizione mossa nei confronti di questo approccio, sulla scorta dell’incomunicabilità reciproca, Marco Lombardi risponde: “ridando piena cittadinanza alle nostra doti percettivo-istintive, la Cinegustologia ci permette di sentirci reciprocamente [...] proprio come si fa con la comunicazione non verbale”. E alla critica che vede la Cinegustologia come nuova forma di linguaggio (critico) codificato, proprio come quelli cui s’è opposta, l’autore ci rassicura, “perché le associazioni cinegustologiche saranno diverse da persona a persona, in modo da dare a tutti la possibilità di esprimersi in maniera davvero unica.”
E in effetti l’abbinamento del concettuale Blue di Derek Jarman all’ Ham-book di Davide Scabin e ai vini di Josko Gravner, non mi appartiene.
Sono uno più alla buona.
Ed ecco allora le leggiadre trasparenze cromatiche del Tavernello, che si lasciano trafiggere da caldi raggi di sole primaverili e riverberano luce macchiata di rubino in una gioiosa domenica famigliare. E il sorso, di immensa fluidità, naturale come lo scorrere d’acqua, regala un inaspettato sapore ingenuo e sbarazzino, come le risposte dei bambini che popolano quella stessa domenica famigliare. Abbinamento consigliato (tanto non ci si può sbagliare): Pierino colpisce ancora.
Roberto Erro
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posted by Mauro Erro @ 07:43,
2 Comments:
- At 4 maggio 2011 alle ore 09:21, said...
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Bellissimo… Siccome anche io non volo alto, suggerirei, per il Tavernello declinato in rosso, un Fantozzi d'epoca, mentre per il Tavernello Rosè, ( mi dicono che esiste ) potrebbe andare Il tempo delle mele? Infine, per il nostro Aglianico del Vulture, Totò, Peppino e la malafemmina. Lo potrei anche mettere in fiasco!
- At 4 maggio 2011 alle ore 12:52, said...
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sì sì, ci sta l'abbinamento rosè-tempo delle mele :)