Bianco Breg anfora 2001, Josko Gravner

Giorno 3. “Per quanto concerne la critica enologica il problema, […], non è tanto l’omologazione/globalizzazione del gusto, ma piuttosto l’omologazione/globalizzazione del pensiero. Visto da questa prospettiva il tema generale del gusto, legato ai consumi e all’industria dell’intrattenimento (J.Rifkin), non è cosa di poco conto, per gli interessi economici che muove e, soprattutto per il tipo di acculturazione che determina nei comportamenti e nelle mode dominanti”*.
Di questo vino si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto senza temere di essere smentiti. Rappresenta, da un lato, la massima espressione del concetto di libertà del produttore di fare in vigna quanto in cantina, seguendo un pensiero, se volete un’ideologia o quantomeno un’ispirazione filosofica. Dall’altro, l’impossibilità di tradurre se non in termini puramente estetici e di gusto personale, le impressioni di un degustatore. Questo vino è il banco di prova più arduo per confrontare Etica (se esiste) ed Estetica del vino.
Oro antico dapprima, volge, nel mentre lo scuoto nel bicchiere, al ramato, all’ambrato, direi all’ocra. Al naso intensamente propone frutta matura, pare anche frutti rossi, note caramellate su un sottofondo di toni ossidati, di bruciato e, sembra, di erbe aromatiche; nel tempo avverti agrumi canditi e sensazione di cera d’api. Al palato è ruvido, si sentono i tannini (già i tannini), e l’acidità lo rende fresco. Ancestrale direi, spiazzante, misterioso.
"I miei vini degli ultimi anni non devono piacere, non hanno un gusto addomesticato, falso e velenoso di molti vini in commercio, quei gusti omologati, tutti uguali, a cui purtroppo ci stanno abituando. Dovranno passare parecchi anni prima che siano riconosciuti, ci si dovrà abituare alla loro sincerità, alla loro bontà, alla loro salubrità, al loro racconto, a profumi diversi, a una diversa struttura, una struttura autentica, ...”**.

Eddie Vedder canta Guaranteed, dall’ultimo film di Sean Penn, Into the wild

*Sergio Bonetti
** Josko Gravner

posted by Mauro Erro @ 12:27,

5 Comments:

At 29 febbraio 2008 alle ore 16:39, Anonymous Anonimo said...

Gravner come sempre non è sfiorato dal sospetto che il suo vino (che a me, per la cronaca, non piace affatto, e che reputo molto inferiore a quello del conterraneo Radikon) possa non piacere a qualcuno per ragioni diverse dal "palato omologato" del malcapitato assaggiatore che osa dissentire...
Ribadisco che Josko, personaggio assai complesso, farebbe meglio ad accettare con più serenità le critiche, anche adesso che è stato "sdoganato" dalle guide che contano. Sdoganatura che finora mi ha visto estimatore alquanto riluttante.

 
At 29 febbraio 2008 alle ore 16:42, Anonymous Anonimo said...

Nota a margine: benvenuto al tuo blog!

 
At 29 febbraio 2008 alle ore 16:57, Blogger Mauro Erro said...

Registro sia il tuo benvenuto, ringraziandoti, sia la tua opinione su Josko Gravner di cui prendo atto, non potendo far altro visto che non lo conosco personalmente. A me il suo vino piace, come quelli di Radikon o quelli di Dario Princic, che seppur diverso si innesta su quella scia e di cui ho avuto già modo di scrivere su questo blog. Su i vini di Gravner: hanno sempre diviso. Fin troppo particolari. Ciao.

 
At 29 febbraio 2008 alle ore 17:58, Anonymous Anonimo said...

Io Gravner l'ho incrociato solo una volta. E' un uomo d'una passione immensa, una carica umana trascinante. Solo che crede di essere l'unico a fare del buon vino. E non è così.

 
At 10 ottobre 2008 alle ore 21:13, Anonymous Anonimo said...

Ho avut il privilegio di degustare il vino Josko Gravner e - francamente - sono rimasto un po' deluso. Mi pare che si voglia "distinguere" per forza.
Ovviamente è la mia opinione.

 

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