Le mie piccole vigne: consigli natalizi
giovedì 16 dicembre 2010
Uno dei luoghi comuni degli ultimi anni nel mondo del vino è riassumibile con lo slogan “Piccolo è bello”. Purtroppo, al di là del semplice buon senso, non è assolutamente una verità acquisita, ma per la solita legge del contrappasso stanchi e annoiati di paillettes, cene e bevute faraoniche, tette e culi, si cerca veridicità nel piccolo vigneron. Ma come ho detto, buon senso a parte, spesso si tratta solo di slogan.
In questo freddo bestiale penso ad esempio alla Calabria rimpiangendone il caldo e il mare e ripensando i miei produttori preferiti di Cirò, Francesco De Franco e il suo squisito 2009 che entrerà in commercio a gennaio (meno di diecimila bottiglie prodotte) e gli amici Librandi, azienda da due milioni e mezzo di bottiglie e due prodotti dal rapporto qualità prezzo commovente: il Cirò base e la riserva Duca San Felice (con meno di 15 euro le portate a casa).
Purtroppo le mode son mode e come nel biologico-naturale-biodinamico tutti approfittano buttandosi a capofitto nel filone – dai produttori, ai giornalisti che mettono in piedi fiere in cui non vi è nessuna cernita, ai consumatori; vivamente consigliati i libri di Bietti per districarsi meglio – così oggi tutti vogliono i vini delle piccole cantine e allo stesso modo dobbiamo sopportare tutte le derive, dagli enotecari ai ristoratori, ai giornalisti che buttano tutto dentro il calderone: nel fiorire di pubblicazioni non si considera il merito (basta avere una piccola vigna e fare poche bottiglie): per cui il buono che c’è in alcuni piccoli produttori è mischiato con il meno buono e così facendo rimane la forma, ma manca la sostanza e il contenuto a danno del movimento (i produttori i primi colpevoli) e dei consumatori.
Eccovi alcuni consigli natalizi
Schiavenza, Piemonte: Oltre il Barolo Broglio 2006 di cui abbiamo già parlato non male anche il Prapò (entrambi serralunghiani e da lunghi tempi di evoluzione) squisito anche il dolcetto. Circa 8 euro in enoteca.
Camerlengo, Basilicata: da Rapolla l’eccentrico Antonio Cascarano tira fuori due magnifici aglianico. Buono il Camerlengo 2006 (curato all’epoca da Sergio Paternoster) 20 euro circa, viscerale, vibrante e da seguire attentamente l’Antelio, 12 euro in enoteca per un vino seguito da Antonio Di Gruttola e allevato secondo i dettami della Biodinamica.
Pian delle Querci, Toscana: Brunello di Montalcino 2005, appena 18/20 euro, per un sorso schietto di Sangiovese. Una delle rivelazioni di quest’anno segnalatemi da Fabio Pracchia, redattore della guida Slowine.
Joseph Voillot, Borgogna: uno di quei piccoli produttori poco considerati e fuori dalla mischia mediatica. Provate ad assaggiare però il suo 1er Cru Les Epenots Pommard 2008, in un’annata “minore” e un po’ rigida per il Pinot nero di Borgogna (spero a breve di tornare sull’argomento) questo vino fa fuori tanti grand cru celebrati. Tra i 50 e i 60 euro credo che riuscite ad accaparrarvelo.
Jack Legras, Champagne: Le Mont Aigù è la Cuvèe Speciale ricavata da una parcella di proprietà situata sulla omonima collinetta che si estende tra Chouilly e Cramant. Prodotto in poche centinaia di bottiglie, con vin claire fermentato in vasche di acciaio inox in cui si fa anche la malo lattica, il Mont Aigù è ottenuto con uve di una sola annata anche se non è registrata: Johnny Legras per vezzo non ha mai voluto registrarlo come millesimato. Euro 40 circa
Lello Moccia, Campania: per i bianchi me ne torno nella mia campania e scelgo la falanghina dei campi flegrei 2009 di Agnanum. Minerale, facile da bere, acida e succosa. Solo 8 euro o giù di lì.
Rocca del Principe, Campania: in un’annata molto difficile come la 2009 per il Fiano di Avellino, Rocca del Principe a mio modo di vedere sta diventando sempre più punto di riferimento del comprensorio di Lapio con una versione veramente degna di nota. Questo al momento è il miglior 2009 finora assaggiato. 13 euro più o meno.
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Purtroppo le mode son mode e come nel biologico-naturale-biodinamico tutti approfittano buttandosi a capofitto nel filone – dai produttori, ai giornalisti che mettono in piedi fiere in cui non vi è nessuna cernita, ai consumatori; vivamente consigliati i libri di Bietti per districarsi meglio – così oggi tutti vogliono i vini delle piccole cantine e allo stesso modo dobbiamo sopportare tutte le derive, dagli enotecari ai ristoratori, ai giornalisti che buttano tutto dentro il calderone: nel fiorire di pubblicazioni non si considera il merito (basta avere una piccola vigna e fare poche bottiglie): per cui il buono che c’è in alcuni piccoli produttori è mischiato con il meno buono e così facendo rimane la forma, ma manca la sostanza e il contenuto a danno del movimento (i produttori i primi colpevoli) e dei consumatori.
Eccovi alcuni consigli natalizi
Schiavenza, Piemonte: Oltre il Barolo Broglio 2006 di cui abbiamo già parlato non male anche il Prapò (entrambi serralunghiani e da lunghi tempi di evoluzione) squisito anche il dolcetto. Circa 8 euro in enoteca.
Camerlengo, Basilicata: da Rapolla l’eccentrico Antonio Cascarano tira fuori due magnifici aglianico. Buono il Camerlengo 2006 (curato all’epoca da Sergio Paternoster) 20 euro circa, viscerale, vibrante e da seguire attentamente l’Antelio, 12 euro in enoteca per un vino seguito da Antonio Di Gruttola e allevato secondo i dettami della Biodinamica.
Pian delle Querci, Toscana: Brunello di Montalcino 2005, appena 18/20 euro, per un sorso schietto di Sangiovese. Una delle rivelazioni di quest’anno segnalatemi da Fabio Pracchia, redattore della guida Slowine.
Joseph Voillot, Borgogna: uno di quei piccoli produttori poco considerati e fuori dalla mischia mediatica. Provate ad assaggiare però il suo 1er Cru Les Epenots Pommard 2008, in un’annata “minore” e un po’ rigida per il Pinot nero di Borgogna (spero a breve di tornare sull’argomento) questo vino fa fuori tanti grand cru celebrati. Tra i 50 e i 60 euro credo che riuscite ad accaparrarvelo.
Jack Legras, Champagne: Le Mont Aigù è la Cuvèe Speciale ricavata da una parcella di proprietà situata sulla omonima collinetta che si estende tra Chouilly e Cramant. Prodotto in poche centinaia di bottiglie, con vin claire fermentato in vasche di acciaio inox in cui si fa anche la malo lattica, il Mont Aigù è ottenuto con uve di una sola annata anche se non è registrata: Johnny Legras per vezzo non ha mai voluto registrarlo come millesimato. Euro 40 circa
Lello Moccia, Campania: per i bianchi me ne torno nella mia campania e scelgo la falanghina dei campi flegrei 2009 di Agnanum. Minerale, facile da bere, acida e succosa. Solo 8 euro o giù di lì.
Rocca del Principe, Campania: in un’annata molto difficile come la 2009 per il Fiano di Avellino, Rocca del Principe a mio modo di vedere sta diventando sempre più punto di riferimento del comprensorio di Lapio con una versione veramente degna di nota. Questo al momento è il miglior 2009 finora assaggiato. 13 euro più o meno.
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posted by Mauro Erro @ 12:18,