Riflessioni a margine: piccole delusioni

Avete presente il post di Domenica (clicca qui)?
Pare abbia riscontrato un notevole successo, non solo in termini di audience, la cosa meno importante, ma in termini di osservazioni, complimenti e riflessioni. Dopo la pubblicazione del post ho ricevuto mail, sms, telefonate da parte di colleghi blogger, giornalisti e semplici appassionati che si congratulavano e mi chiedevano se mi riferissi a qualcosa di specifico, situazioni o persone in particolar modo.
Qualcosaaaa?
Noi su questi spazi non siamo soliti scrivere negativamente di nessuno. Abbiamo sempre preferito consigliare un locale o un vino rispetto a stroncarne un altro.
Ci siamo sempre riservati, allo stesso momento, però, il diritto di cronaca, diritto che spero sia ancora sacrosanto.
Questa storia vale solo come esempio di quali siano i meccanismi oggi e di come poco sia cambiato rispetto a dieci anni fa nel mondo del vino: un approfondimento partendo da alcuni fatti.

Monte di Grazia è una piccola realtà di Tramonti in Costiera Amalfitana di proprietà di Alfonso Arpino. Più o meno 5.000 bottiglie suddivise tra un rosso a base Tintore, un bianco da Pepella, Biancatenera e Biancazita e qualche centinaio di bottiglie di rosato. È una realtà che abbiamo seguito più o meno dagli esordi, prendendoci la calma di valutare bene i vini, le vigne e la realtà produttiva. Ne scrivevamo su questi spazi “appena” due anni fa (clicca qui) raccontando una delle primissime annate (la prima commercializzata se non ricordo male) del suo salato bianco.
L’ho selezionata per la manifestazione “Grandi Vini da Piccole Vigne” tenutasi l’agosto scorso a Castelvenere e ne ho scritto poco prima, sulla rubrica che curo sul sito di Luciano Pignataro annessa alla manifestazione, raccontando dell’intera verticale dello stesso bianco dalla prima all’ultima annata in commercio
Embè?
Ecco, quest’antefatto per spiegare come anche il sottoscritto sia strumento dei meccanismi di cui abbiamo detto e di cui approfondiamo.

La manifestazione riscuote un eccellente successo di pubblico e mediatico. Molte delle cantine presenti divengono oggetto di discussione e approfondimento da parte di tanti appassionati, blogger e delle solite sanguisughe di cui questo mondo abbonda.
La cosa ovviamente ci rallegra, sanguisughe a parte.

Da allora, ho perso il conto di quanti post, scritti, annotazioni, note di degustazione sono state pubblicate on-line sull’azienda Monte di Grazia.. Nel frattempo, ad essere sinceri, il sottoscritto avrebbe voluto segnare l’esordio della sua collaborazione alla storica rivista L’Acquabuona con una verticale del Tintore, piante centenarie che si contorcono in arabeschi. Dopo assaggio meditato, non convinto, desisto.

Se un consumatore avesse voluto comprare il maggio scorso l’annata 2007 del Tintore avrebbe pagato la bottiglia da 0,75 lt. 10-11 euro in enoteca. Oggi, la stessa bottiglia, considerando un ricarico all’esercente del 30-35%, costa al consumatore 16,5 euro.
Più o meno un aumento del 50%.
Ma perché? Che cosa è successo a quella stessa bottiglia?
Aggiungiamo, in termini qualitativi, che l’annata precedente risulta essere, paradossalmente, migliore.

Per la precisione annotiamo che oggi la commercializzazione è curata dallo stesso enologo della azienda, così ho capito, titolare di altra azienda campana in altro territorio.

In tutti questi passaggi ci sono tanti appassionati, bevitori, blogger che coltivano la loro passione e a cui va riconosciuto il diritto di coltivare la loro passione e, laddove accada, il diritto a scrivere la propria cazzata, così come tal diritto va riconosciuto al professionista.
A costoro va però ricordato il senso di responsabilità legato alla comunicazione e all’informazione.
D’altronde di scrivere non ce l’ha prescritto un medico. Ed essere blogger non vuol dire fare quel che cazzo ci pare.

Si, lo so, ci sono poi gli pseudo-degustatori, gli imbonitori scorretti-sanguisughe di cui sopra che nella logica del “io ti faccio un piacere a te e tu mi fai un piacere a me”, fanno e scrivono il resto. Verticali fino alla 2010. Già, loro raramente vanno in vigna, ma se gli date una foto della pianta vi sanno dire anche come sarà il vino di questo 2010.

Constatiamo purtroppo, che se un tempo erano i tre bicchieri o le cinque bottiglie a far schizzare “immotivatamente” il prezzo di un vino, oggi, cambiati i protagonisti, i meccanismi sono rimasti, ahinoi, inalterati.

E quando parliamo di consapevolezza del vignaiolo, non parliamo solo di saper lavorare la vigna.
Ma anche di costruire un rapporto sano con l’informazione.
Perché delle due l’una: o si è consapevoli, ed allora si è complici, o si è inconsapevoli e alla mercè dei furbi e dei disonesti.

Però, noi, al di là della simpatia che nutriamo verso l’azienda e verso Alfonso, ricordiamo ancora che c’è il diritto di cronaca e ci sono i consumatori.

posted by Mauro Erro @ 14:08,

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