Gavi Rovereto Vigna Vecchia 2007, Castellari Bergaglio
giovedì 18 marzo 2010
Come ho già avuto modo di scrivere nel mio discorso di fine anno, alcuni degli scritti più belli letti nel 2009 dal sottoscritto recavano la firma di Francesco Falcone sulle preziose pagine di Enogea, rivista cartacea diretta da Alessandro Masnaghetti (che è ancora in attesa di un’intervista che avrei dovuto fargli qualche millennio fa, ma soprattutto del bonifico per l’abbonamento ad Enogea, una di quelle priorità che per un motivo o per un altro si dimentica e divenuto uno dei buoni propositi di quest’anno).
Fatta pubblica ammenda e sperando che il buon Masna mi perdoni, torno al Falcone capace di volare assai alto con un pezzo (lo trovate qui, in versione pdf) sul Gavi che fu fonte d’ispirazione per una paio di serate che ho condotto quest’anno all’interno dell’enolaboratorio (per gli afficionados, tra un paio di giorni parte il nuovo programma succoso).
E se della verticale del Gavi D’antan e dell’Etichetta nera di Tenuta La Scola ho avuto modo di scrivere (vedi qui), dell’altra serata degustativa non ho mai trovato il tempo. Mea maxima culpa.
Il Cortese di Gavi è vino bianco particolare, sfacciatamente anoressico spesso, talvolta androgino, sicuramente di difficile apprezzamento a chi amante delle masse esasperate pompate ad anabolizzanti. Può capitare sia scialbo, ma se ne beccate di quelli buoni, spesso molto convenienti nel prezzo, godete di vini solari, dal tratto sottilmente aromatico e giustamente floreale, fragranti ed ampi, sapidi. Succosi il giusto al palato ed innervati d’acidità, elettrizzanti nello sviluppo gustativo, persino baldanzosi nella capacità di prendere possesso del palato e finanche lunghi, lunghissimi nella loro persistenza.
Ecco, questo uno di quelli, molto buono e capace di farsi bere languidamente nonostante un piccolo, piccolissimo, sbuffo alcolico nel finale.
Da vigne vecchie ottant’anni, da una delle aziende storiche del comprensorio, a poco più di dieci euro in enoteca. Best price.
dipinto di Edward Hopper
Fatta pubblica ammenda e sperando che il buon Masna mi perdoni, torno al Falcone capace di volare assai alto con un pezzo (lo trovate qui, in versione pdf) sul Gavi che fu fonte d’ispirazione per una paio di serate che ho condotto quest’anno all’interno dell’enolaboratorio (per gli afficionados, tra un paio di giorni parte il nuovo programma succoso).
E se della verticale del Gavi D’antan e dell’Etichetta nera di Tenuta La Scola ho avuto modo di scrivere (vedi qui), dell’altra serata degustativa non ho mai trovato il tempo. Mea maxima culpa.
Il Cortese di Gavi è vino bianco particolare, sfacciatamente anoressico spesso, talvolta androgino, sicuramente di difficile apprezzamento a chi amante delle masse esasperate pompate ad anabolizzanti. Può capitare sia scialbo, ma se ne beccate di quelli buoni, spesso molto convenienti nel prezzo, godete di vini solari, dal tratto sottilmente aromatico e giustamente floreale, fragranti ed ampi, sapidi. Succosi il giusto al palato ed innervati d’acidità, elettrizzanti nello sviluppo gustativo, persino baldanzosi nella capacità di prendere possesso del palato e finanche lunghi, lunghissimi nella loro persistenza.
Ecco, questo uno di quelli, molto buono e capace di farsi bere languidamente nonostante un piccolo, piccolissimo, sbuffo alcolico nel finale.
Da vigne vecchie ottant’anni, da una delle aziende storiche del comprensorio, a poco più di dieci euro in enoteca. Best price.
dipinto di Edward Hopper
posted by Mauro Erro @ 13:38,