Tenuta La Scolca: Gavi dei Gavi
lunedì 9 novembre 2009
Di su la torretta guardavi lontano; vedevi le genti e i mercanti con i loro carichi di lana e armi venire per le mulattiere, passare per Rovereto percorrendo la via del sale puntando a Genova e al mare. Di lì il “marino” che soffiava dalla Liguria lo avvertivi intenso e profumato di mediterraneo.
Da quella cascina, postazione di vedetta sull’appezzamento dall’antico toponimo Sfurca, guardare lontano, appunto, la vigna dominerà l’orizzonte molte centinaia d’anni dopo l’epoca di Carlo Magno.
Tenuta La Scolca
Il distretto vitivinicolo di Gavi si colloca all’estremo sudorientale del Piemonte, a non più di tre quarti d’ora d’auto dalla città di Genova, a ridosso dell’Appennino ligure e della provincia genovese: un’appendice storica di Liguria, insomma, in terra Piemontese. Basterebbe girare per Gavi, ammirare le ville sparse nelle campagne o i palazzi storici del borgo antico di Novi Ligure appartenute alle più potenti famiglie genovesi per rendersi conto di come questa zona sia stata da sempre rifugio autunnale dell’aristocrazia e dell’alta borghesia genovese che preferiva ritirarsi nella serenità di questi spazi aperti e coltivabili.
Cosi fu anche per Gianbattista Parodi, imprenditore, importatore di giocattoli, che nel 1919 acquistò la Tenuta La Scolca, a Rovereto, come buen retiro in campagna. Qui, da allora, in questa tenuta che oggi conta circa 50 ettari, in parte in affitto, si è sempre coltivato il cortese, vitigno a bacca bianca dalla spiccata acidità che, almeno fino a poco dopo la seconda guerra mondiale, era acquistato dalle grandi industrie spumantistiche della regione come base delle loro cuvèe.
L’azienda vera e propria diventa principale reddito della famiglia solo dopo la seconda guerra mondiale, intorno gli anni ’50, quando vengono etichettate le prime bottiglie. Questo decisivo passo si deve alla lungimiranza e al fiuto commerciale di Vittorio Soldati, fino ad allora dirigente della Olivetti, che sposò Federica Parodi, una dei sei figli di Gianbattista, che si rifiutò di vendere i mosti alle grandi industrie spumantistiche che iniziarono a dirottare il loro interesse verso l’Oltrepò Pavese, oggi colonizzato.
L’Etichetta Nera, il Gavi dei Gavi, marchio registrato per differenziarsi dal Gavi di Gavi, e dal cortese di Gavi prodotto negli altri 10 comuni della Denominazione, vedrà la luce per la prima volta con la vendemmia 1969. A quell’epoca Giorgio Soldati, figlio di Vittorio, bocconiano dedito al vino, era già in azienda. Ne prenderà le redini pienamente nei primi anni settanta.
Quattordici anni dopo, nell’83 nascerà il D’Antan, il vino dell’etichetta nera lasciata affinare sur lie per circa dieci anni in acciaio. Piccoli numeri, una provocazione per dimostrare come possa invecchiare benissimo il cortese.
Dal 1995 a Giorgio e Luisa si è affiancata nella conduzione dell’Azienda la figlia Chiara, quarta generazione di una famiglia di viticultori visionari.
Da quella cascina, postazione di vedetta sull’appezzamento dall’antico toponimo Sfurca, guardare lontano, appunto, la vigna dominerà l’orizzonte molte centinaia d’anni dopo l’epoca di Carlo Magno.
Tenuta La Scolca
Il distretto vitivinicolo di Gavi si colloca all’estremo sudorientale del Piemonte, a non più di tre quarti d’ora d’auto dalla città di Genova, a ridosso dell’Appennino ligure e della provincia genovese: un’appendice storica di Liguria, insomma, in terra Piemontese. Basterebbe girare per Gavi, ammirare le ville sparse nelle campagne o i palazzi storici del borgo antico di Novi Ligure appartenute alle più potenti famiglie genovesi per rendersi conto di come questa zona sia stata da sempre rifugio autunnale dell’aristocrazia e dell’alta borghesia genovese che preferiva ritirarsi nella serenità di questi spazi aperti e coltivabili.
Cosi fu anche per Gianbattista Parodi, imprenditore, importatore di giocattoli, che nel 1919 acquistò la Tenuta La Scolca, a Rovereto, come buen retiro in campagna. Qui, da allora, in questa tenuta che oggi conta circa 50 ettari, in parte in affitto, si è sempre coltivato il cortese, vitigno a bacca bianca dalla spiccata acidità che, almeno fino a poco dopo la seconda guerra mondiale, era acquistato dalle grandi industrie spumantistiche della regione come base delle loro cuvèe.
L’azienda vera e propria diventa principale reddito della famiglia solo dopo la seconda guerra mondiale, intorno gli anni ’50, quando vengono etichettate le prime bottiglie. Questo decisivo passo si deve alla lungimiranza e al fiuto commerciale di Vittorio Soldati, fino ad allora dirigente della Olivetti, che sposò Federica Parodi, una dei sei figli di Gianbattista, che si rifiutò di vendere i mosti alle grandi industrie spumantistiche che iniziarono a dirottare il loro interesse verso l’Oltrepò Pavese, oggi colonizzato.
L’Etichetta Nera, il Gavi dei Gavi, marchio registrato per differenziarsi dal Gavi di Gavi, e dal cortese di Gavi prodotto negli altri 10 comuni della Denominazione, vedrà la luce per la prima volta con la vendemmia 1969. A quell’epoca Giorgio Soldati, figlio di Vittorio, bocconiano dedito al vino, era già in azienda. Ne prenderà le redini pienamente nei primi anni settanta.
Quattordici anni dopo, nell’83 nascerà il D’Antan, il vino dell’etichetta nera lasciata affinare sur lie per circa dieci anni in acciaio. Piccoli numeri, una provocazione per dimostrare come possa invecchiare benissimo il cortese.
Dal 1995 a Giorgio e Luisa si è affiancata nella conduzione dell’Azienda la figlia Chiara, quarta generazione di una famiglia di viticultori visionari.
Il Paesaggio
La frazione di Rovereto a dieci minuti a Nord-ovest di Gavi è da sempre, grazie anche a Tenuta La Scolca che ne ha alimentato la fama, considerata come il Grand Cru del Gavi. Si tratta di una piccola frazione con non più di 150 abitanti e vigne a perdita d’occhio: una coltivazione intensa dove il cortese (la presenza di altre uve – dolcetto e barbera – è pari al 2%) domina sovrano.
Nello specifico parliamo di una collina posta a circa 300 metri sul livello del mare, con un’esposizione ottimale che va da est a ovest, a 180° gradi, pieno sud, con una pendenza dei terreni che arriva sino al 30%. I terreni sono principalmente marnosi con una forte componente argillosa e alta presenza di ferro, il che già all’occhio esperto, nelle sfumature che vanno dal bianco al rosso scuro, rivela i modi d’intervento. Difatti, nei nuovi reimpianti, i portainnesti possono variare molto, avendo cura, nei terreni con maggiore componente d’argilla di utilizzare quelli che abbiano un apparato radicale più profondo, almeno sotto il metro, affinché nei mesi caldi si eviti qualsiasi problema di stress idrico. Agevolando il lavoro delle piante, coltivando il terreno e lavorandolo in modo tale da romperne i capillari ed evitare che si secchi, creando crepe dannose.
Le uve dell’etichetta nera e del D’Antan arrivano dalla parte più vecchia dell’intera proprietà, piante che hanno dai trenta ai sessant’anni d’età, con qualche filare che tocca i venerandi novanta, che rappresentano il 30-40% dell’intera superficie coltivata. Queste piante provengono con buona probabilità dal vivaio dei Fratelli Zerbo, oggi non più esistente e sono allevati a Guyot, a differenza della parte più giovane, meccanizzabile, allevata a cordone speronato. I sesti d’impianto variano dagli 85-90 cm tra un tralcio e l’altro al metro e venti della parte più vecchia con un interfilare medio di 2,5 metri. Il numero di ceppi per ettaro va dai 3.300 agli oltre 4.000. La resa in alcune annate è ben al di sotto dei 95 quintali di resa massima espressi dal disciplinare. In vigna Giorgio Soldati preferisce una potatura lunga e buona superficie fogliare, non si effettuano trattamenti sistemici, si utilizzano solo rame e zolfo; dalla fioritura alla maturazione del cortese (vitigno dal grappolo grande e spargolo, dall’acino generoso e dalla buccia consistente, con buon livelli di acidità e, talvolta, scarsa capacità di sintetizzare zuccheri) intercorrono mediamente tra i 90 e i 100 giorni; il momento della vendemmia arriva tra fine settembre e i primi giorni di ottobre, quando si raccoglieranno dai 5 ai 7 grappoli per pianta per un peso ciascuno che va dai 350 grammi ai 900.
In cantina si adoperano lieviti indigeni per la fermentazione, lavorando nelle varie fasi con le temperature. Si abbassano con ghiaccio secco quelle delle uve e, di seguito, si porta quella del mosto attorno ai 18, 22 gradi. Sia l’Etichetta Nera che Il D’Antan affinano sulle fecce fini con controllo della torbidità (torbidimetro, gradi Ntu): il primo circa sei, sette mesi, il secondo dieci anni.
La frazione di Rovereto a dieci minuti a Nord-ovest di Gavi è da sempre, grazie anche a Tenuta La Scolca che ne ha alimentato la fama, considerata come il Grand Cru del Gavi. Si tratta di una piccola frazione con non più di 150 abitanti e vigne a perdita d’occhio: una coltivazione intensa dove il cortese (la presenza di altre uve – dolcetto e barbera – è pari al 2%) domina sovrano.
Nello specifico parliamo di una collina posta a circa 300 metri sul livello del mare, con un’esposizione ottimale che va da est a ovest, a 180° gradi, pieno sud, con una pendenza dei terreni che arriva sino al 30%. I terreni sono principalmente marnosi con una forte componente argillosa e alta presenza di ferro, il che già all’occhio esperto, nelle sfumature che vanno dal bianco al rosso scuro, rivela i modi d’intervento. Difatti, nei nuovi reimpianti, i portainnesti possono variare molto, avendo cura, nei terreni con maggiore componente d’argilla di utilizzare quelli che abbiano un apparato radicale più profondo, almeno sotto il metro, affinché nei mesi caldi si eviti qualsiasi problema di stress idrico. Agevolando il lavoro delle piante, coltivando il terreno e lavorandolo in modo tale da romperne i capillari ed evitare che si secchi, creando crepe dannose.
Le uve dell’etichetta nera e del D’Antan arrivano dalla parte più vecchia dell’intera proprietà, piante che hanno dai trenta ai sessant’anni d’età, con qualche filare che tocca i venerandi novanta, che rappresentano il 30-40% dell’intera superficie coltivata. Queste piante provengono con buona probabilità dal vivaio dei Fratelli Zerbo, oggi non più esistente e sono allevati a Guyot, a differenza della parte più giovane, meccanizzabile, allevata a cordone speronato. I sesti d’impianto variano dagli 85-90 cm tra un tralcio e l’altro al metro e venti della parte più vecchia con un interfilare medio di 2,5 metri. Il numero di ceppi per ettaro va dai 3.300 agli oltre 4.000. La resa in alcune annate è ben al di sotto dei 95 quintali di resa massima espressi dal disciplinare. In vigna Giorgio Soldati preferisce una potatura lunga e buona superficie fogliare, non si effettuano trattamenti sistemici, si utilizzano solo rame e zolfo; dalla fioritura alla maturazione del cortese (vitigno dal grappolo grande e spargolo, dall’acino generoso e dalla buccia consistente, con buon livelli di acidità e, talvolta, scarsa capacità di sintetizzare zuccheri) intercorrono mediamente tra i 90 e i 100 giorni; il momento della vendemmia arriva tra fine settembre e i primi giorni di ottobre, quando si raccoglieranno dai 5 ai 7 grappoli per pianta per un peso ciascuno che va dai 350 grammi ai 900.
In cantina si adoperano lieviti indigeni per la fermentazione, lavorando nelle varie fasi con le temperature. Si abbassano con ghiaccio secco quelle delle uve e, di seguito, si porta quella del mosto attorno ai 18, 22 gradi. Sia l’Etichetta Nera che Il D’Antan affinano sulle fecce fini con controllo della torbidità (torbidimetro, gradi Ntu): il primo circa sei, sette mesi, il secondo dieci anni.
La Degustazione*
Il Gavi non è vino esuberante. Snello, rarefatto già nel timbro cromatico come sincero biglietto da visita, richiede assolutamente un ascolto attento affinchè se ne apprezzino le sfaccettature, soprattutto, quando si vuole andare oltre l’imponenza della massa a cui il consumatore è abituato per assaggiare ed apprezzare l’essenzialità fisica di questi vini. Quelli di Tenuta La Scolca si sono mostrati ritrosi, scorbutici, soprattutto nelle tre versioni del D’Antan, che poco o niente hanno voluto concedere al naso se non dopo prolungata, prolungatissima ossigenazione (20 ore). Vini che vivono sospesi in cerca di definizione, di sicure matrici sapido-acide, talvolta rigida, talvolta saporita, di mineralità pirandelliana, chè si cela sotto queste o quelle mentite spoglie, sul filo della diluizione, della trasparenza e della tensione, ma che sanno raggiungere, come nel ’89 assaggiato, tali livelli di chiarezza espressiva e di magnifica beltà da lasciare a bocca aperta.
Gavi dei Gavi Etichetta Nera Docg 2006
Inizio vendemmia nella seconda settimana di settembre, successivamente ad un breve periodo quasi autunnale caratterizzato da piogge. Ma con le operazioni di raccolta svolte con un miglioramento delle condizioni per peggiorare verso il periodo di fine vendemmia ad operazioni concluse. Vendemmia 2006 da considerare ottima di qualità e resa in vigneto, dovuta all’escursione termica del periodo di agosto.
Il colore è verdolino dal tono rarefatto. Al naso s’avvertono immediatamente la nota selvatica e fruttata, leggera e gradevole, un sussurro idrocarburico che s’accompagna ad una nota d’agrume amaro (pompelmo). Al sorso ha ottima dinamica di palato, è succoso e fragrante, teso sino al finale dove l’acidità ancora rigida non pregiudica il bel ritorno di frutta della lunghissima persistenza.
Gavi dei Gavi Etichetta Nera Docg 2003
L’inizio dell’autunno è stato buono, seguito da un mese di ottobre discreto con un novembre molto piovoso per poi iniziare un inverno nella norma, con qualche breve nevicata. La fioritura è iniziata la prima settimana di giugno. La fine della primavera e la prima parte dell’estate sono state calde, in alcuni casi le temperature andavano oltre i trenta gradi, con piogge rade. La maturazione è cominciata in lieve anticipo. La raccolta ha avuto avvio nella prima settimana di settembre.
Dal timbro cromatico più denso, al naso la posa di caffè, l’infuso di camomilla, l’erbe aromatiche ampliano il bouquet in cui spicca un frutto in confetto che si riverbera, caramelloso, al palato. È il sorso più materico della batteria, equilibrato, il finale è caratterizzato da una fastidiosa nota dolciastra.
Gavi dei Gavi D’Antan Docg 2001
l’annata caratterizzata da un inverno con poche piogge, dominato da alta pressione, con temperature minime molto basse e venti di Fohn (venti di Nord Ovest). Dopo un mese di marzo molto secco, con giornate limpide e ventose, nelle prime settimane di aprile comincia una primavera molto calda con temperature al di sopra della media stagionale. Nella seconda decade del mese, una nuova ondata di freddo provoca un rallentamento nello sviluppo della vegetazione che recupera il ritardo alla metà del mese di giugno. Luglio è caratterizzato da lunghe giornate di sole, intervallate da clima ventoso e seguite da un agosto caldo con brevi intervalli di piogge fino all’inizio di settembre. Ai primi del mese vi è un abbassamento delle temperature a cui segue una ripresa di bel tempo stabile che assicura una maturazione graduale e progressiva caratterizzata da un perfetto stato delle uve. La vendemmia inizia con dieci gironi di ritardo circa ed è effettuata interamente con tempo soleggiato ed asciutto. L’acidità naturale è più elevata della media.
Naso sottile, quasi inespressivo, sorprendente nell’iniziale profumo di peperoncini verdi, diviene sicuramente più gentile dei due seguenti mostrandosi delicatamente floreale su un sottofondo petroso, leggermente salmastro con note di scatola di mais, radici e sibili balsamici. Sorso succoso, largo, godurioso. Acidità saporosa.
Gavi dei Gavi D’Antan Docg 1999
Germoglio anticipato e primavera temperata e piovosa; mesi estivi caratterizzati da temperature elevate e rare precipitazioni. Nella prima decade di agosto le piogge hanno contribuito all’ottimo equilibrio idrico delle piante. Nel restante mese di agosto ridotte escursioni termiche e condizioni ambientali ottimali hanno determinato una maturazione graduale, tanto che i parametri analitici delle uve mostravano un buon grado zuccherino supportato da un buon equilibrio acido. La vendemmia lievemente anticipata è stata caratterizzata da giornate soleggiate e ventilate.
Nota di gomma bruciata e zucchero filato, di noci, sottobosco, terra bagnata, di pasticcini, di erbe mediterranee, di iodio, di buccia d’arancia. Dal profilo sensoriale di grande compostezza e misura. Sorso ripido, tagliente, snello nel centro bocca, troppo, seppure conduce ad un finale di sapore, lungo, dalla presa tattile interessante.
Gavi dei Gavi D’Antan Docg 1997
Inverno e primavera con clima temperato ed asciutto, alta pressione costante e venti di Fohn moderati hanno favorito un germoglio precoce. In aprile un abbassamento delle temperature ha favorito un naturale diradamento che ha ridotto la quantità dei germogli a favore della qualità. L’estate è stata calda e soleggiata, seguita da un settembre caldo e asciutto. Il clima durante la vendemmia è stato ideale e la produzione scarsa (con un abbassamento del 15%), ma eccezionale. L’annata 1997 è da considerare, per l’alta concentrazione zuccherina, il perfetto stato delle uve e l’acidità naturale, tra le migliori degli ultimi 50 anni ed una delle più adatte all’affinamento nel lungo periodo.
Al naso prevale una speziatura vegetale un po’ rustica e note di bruciato, una nota sottile di frutta matura e gas, poi posa di caffè. Al palato entra leggermente diluito, tende a slabbrarsi ed espandersi al centro bocca, svanendo nel finale del sorso, mostrando un’acidità, citrina, rigida, dura assai.
Gavi dei Gavi Etichetta Nera Doc 1989
L’inverno è stato caratterizzato da freddo intenso, ma senza valori molto bassi di temperatura. Clima mite nei giorni soleggiati. Neve assente. La primavera può essere ricordata quasi “semi-estiva”. Estate nella norma con temperature elevate, ma mai sopra la norma del periodo. Qualche giornata di caldo più intenso, ma rientrato nella norma. Sporadici temporali hanno diminuito, temporaneamente, i valori della temperatura. Alla fine del mese di agosto si è riscontrata una lieve flessione delle temperature massime. Periodo vendemmiale caratterizzato da temperature miti, in flessione, nella prima decade, ma in aumento nella terza decade del mese, però ad operazioni di vendemmia concluse.
Al naso si racconta con una cotognata iniziale con un tocco metallico salmastro ed una sottile nota minerale di pietra focaia, ma mano a mano che la temperatura si alza i profumi s’ingentiliscono, si addolciscono con note leggere di zucchero a velo, un tocco fragrante di pan di spagna appena cotto al forno e leggermente bruciato, di cedro candito, di yogurt alla frutta e di frutta disidrata. Al sorso la dinamica del palato è impressionante, soprattutto nella sensazione tattile: nel tocco felpato, morbido, grasso, ma allo stesso tempo rarefatto, gentile, come fosse seta, sottile senza alcun spessore, dalla dinamica elastica, dal gusto terroso e dal finale saporoso con un piccolo, piccolissimo sbuffo alcolico.
*I dati relativi alle condizioni climatiche delle annate sono stati forniti dall’azienda.
Il Gavi non è vino esuberante. Snello, rarefatto già nel timbro cromatico come sincero biglietto da visita, richiede assolutamente un ascolto attento affinchè se ne apprezzino le sfaccettature, soprattutto, quando si vuole andare oltre l’imponenza della massa a cui il consumatore è abituato per assaggiare ed apprezzare l’essenzialità fisica di questi vini. Quelli di Tenuta La Scolca si sono mostrati ritrosi, scorbutici, soprattutto nelle tre versioni del D’Antan, che poco o niente hanno voluto concedere al naso se non dopo prolungata, prolungatissima ossigenazione (20 ore). Vini che vivono sospesi in cerca di definizione, di sicure matrici sapido-acide, talvolta rigida, talvolta saporita, di mineralità pirandelliana, chè si cela sotto queste o quelle mentite spoglie, sul filo della diluizione, della trasparenza e della tensione, ma che sanno raggiungere, come nel ’89 assaggiato, tali livelli di chiarezza espressiva e di magnifica beltà da lasciare a bocca aperta.
Gavi dei Gavi Etichetta Nera Docg 2006
Inizio vendemmia nella seconda settimana di settembre, successivamente ad un breve periodo quasi autunnale caratterizzato da piogge. Ma con le operazioni di raccolta svolte con un miglioramento delle condizioni per peggiorare verso il periodo di fine vendemmia ad operazioni concluse. Vendemmia 2006 da considerare ottima di qualità e resa in vigneto, dovuta all’escursione termica del periodo di agosto.
Il colore è verdolino dal tono rarefatto. Al naso s’avvertono immediatamente la nota selvatica e fruttata, leggera e gradevole, un sussurro idrocarburico che s’accompagna ad una nota d’agrume amaro (pompelmo). Al sorso ha ottima dinamica di palato, è succoso e fragrante, teso sino al finale dove l’acidità ancora rigida non pregiudica il bel ritorno di frutta della lunghissima persistenza.
Gavi dei Gavi Etichetta Nera Docg 2003
L’inizio dell’autunno è stato buono, seguito da un mese di ottobre discreto con un novembre molto piovoso per poi iniziare un inverno nella norma, con qualche breve nevicata. La fioritura è iniziata la prima settimana di giugno. La fine della primavera e la prima parte dell’estate sono state calde, in alcuni casi le temperature andavano oltre i trenta gradi, con piogge rade. La maturazione è cominciata in lieve anticipo. La raccolta ha avuto avvio nella prima settimana di settembre.
Dal timbro cromatico più denso, al naso la posa di caffè, l’infuso di camomilla, l’erbe aromatiche ampliano il bouquet in cui spicca un frutto in confetto che si riverbera, caramelloso, al palato. È il sorso più materico della batteria, equilibrato, il finale è caratterizzato da una fastidiosa nota dolciastra.
Gavi dei Gavi D’Antan Docg 2001
l’annata caratterizzata da un inverno con poche piogge, dominato da alta pressione, con temperature minime molto basse e venti di Fohn (venti di Nord Ovest). Dopo un mese di marzo molto secco, con giornate limpide e ventose, nelle prime settimane di aprile comincia una primavera molto calda con temperature al di sopra della media stagionale. Nella seconda decade del mese, una nuova ondata di freddo provoca un rallentamento nello sviluppo della vegetazione che recupera il ritardo alla metà del mese di giugno. Luglio è caratterizzato da lunghe giornate di sole, intervallate da clima ventoso e seguite da un agosto caldo con brevi intervalli di piogge fino all’inizio di settembre. Ai primi del mese vi è un abbassamento delle temperature a cui segue una ripresa di bel tempo stabile che assicura una maturazione graduale e progressiva caratterizzata da un perfetto stato delle uve. La vendemmia inizia con dieci gironi di ritardo circa ed è effettuata interamente con tempo soleggiato ed asciutto. L’acidità naturale è più elevata della media.
Naso sottile, quasi inespressivo, sorprendente nell’iniziale profumo di peperoncini verdi, diviene sicuramente più gentile dei due seguenti mostrandosi delicatamente floreale su un sottofondo petroso, leggermente salmastro con note di scatola di mais, radici e sibili balsamici. Sorso succoso, largo, godurioso. Acidità saporosa.
Gavi dei Gavi D’Antan Docg 1999
Germoglio anticipato e primavera temperata e piovosa; mesi estivi caratterizzati da temperature elevate e rare precipitazioni. Nella prima decade di agosto le piogge hanno contribuito all’ottimo equilibrio idrico delle piante. Nel restante mese di agosto ridotte escursioni termiche e condizioni ambientali ottimali hanno determinato una maturazione graduale, tanto che i parametri analitici delle uve mostravano un buon grado zuccherino supportato da un buon equilibrio acido. La vendemmia lievemente anticipata è stata caratterizzata da giornate soleggiate e ventilate.
Nota di gomma bruciata e zucchero filato, di noci, sottobosco, terra bagnata, di pasticcini, di erbe mediterranee, di iodio, di buccia d’arancia. Dal profilo sensoriale di grande compostezza e misura. Sorso ripido, tagliente, snello nel centro bocca, troppo, seppure conduce ad un finale di sapore, lungo, dalla presa tattile interessante.
Gavi dei Gavi D’Antan Docg 1997
Inverno e primavera con clima temperato ed asciutto, alta pressione costante e venti di Fohn moderati hanno favorito un germoglio precoce. In aprile un abbassamento delle temperature ha favorito un naturale diradamento che ha ridotto la quantità dei germogli a favore della qualità. L’estate è stata calda e soleggiata, seguita da un settembre caldo e asciutto. Il clima durante la vendemmia è stato ideale e la produzione scarsa (con un abbassamento del 15%), ma eccezionale. L’annata 1997 è da considerare, per l’alta concentrazione zuccherina, il perfetto stato delle uve e l’acidità naturale, tra le migliori degli ultimi 50 anni ed una delle più adatte all’affinamento nel lungo periodo.
Al naso prevale una speziatura vegetale un po’ rustica e note di bruciato, una nota sottile di frutta matura e gas, poi posa di caffè. Al palato entra leggermente diluito, tende a slabbrarsi ed espandersi al centro bocca, svanendo nel finale del sorso, mostrando un’acidità, citrina, rigida, dura assai.
Gavi dei Gavi Etichetta Nera Doc 1989
L’inverno è stato caratterizzato da freddo intenso, ma senza valori molto bassi di temperatura. Clima mite nei giorni soleggiati. Neve assente. La primavera può essere ricordata quasi “semi-estiva”. Estate nella norma con temperature elevate, ma mai sopra la norma del periodo. Qualche giornata di caldo più intenso, ma rientrato nella norma. Sporadici temporali hanno diminuito, temporaneamente, i valori della temperatura. Alla fine del mese di agosto si è riscontrata una lieve flessione delle temperature massime. Periodo vendemmiale caratterizzato da temperature miti, in flessione, nella prima decade, ma in aumento nella terza decade del mese, però ad operazioni di vendemmia concluse.
Al naso si racconta con una cotognata iniziale con un tocco metallico salmastro ed una sottile nota minerale di pietra focaia, ma mano a mano che la temperatura si alza i profumi s’ingentiliscono, si addolciscono con note leggere di zucchero a velo, un tocco fragrante di pan di spagna appena cotto al forno e leggermente bruciato, di cedro candito, di yogurt alla frutta e di frutta disidrata. Al sorso la dinamica del palato è impressionante, soprattutto nella sensazione tattile: nel tocco felpato, morbido, grasso, ma allo stesso tempo rarefatto, gentile, come fosse seta, sottile senza alcun spessore, dalla dinamica elastica, dal gusto terroso e dal finale saporoso con un piccolo, piccolissimo sbuffo alcolico.
*I dati relativi alle condizioni climatiche delle annate sono stati forniti dall’azienda.
posted by Mauro Erro @ 09:39,