Il pecorino di Offida è l’unico pecorino docg del mondo

Offida, piazza del popolo

È con questa esclamazione riferitaci (che da il titolo al post) che è iniziata la degustazione dei 25 pecorino di Offida 2010, l’indomani della tavola rotonda a cui ho partecipato e di cui ho scritto nel post precedente (vedi qui), in compagnia di Fiorenzo, Jacopo, Giovanni, Corrado e Alessandro Morichetti. A proposito di questo vi consiglio di leggere l’interessante post scritto da Fiorenzo, lo zeitgest del vino, sul suo blog etilicamente su l’Unità.
Dopodiché eccovi alcune mie considerazioni post degustazione.

Ho scoperto che i produttori di pecorino e passerina di Offida, per promuovere i loro vini, si sono inventati un concorso di bellezza. Miss passerina e Mister pecorino.
Non mi ha aiutato granché apprendere la simpatica notizia, però.

Che il nuovo disciplinare prevede l’utilizzo, nel caso del pecorino, di almeno l’85% del vitigno, il restante 15% può essere destinato alle uve consentite a bacca bianca. Ma tutti lo fanno in purezza.

Che il pecorino prima di ritrovarsi da solo nella docg Offida era in uvaggio, con la passerina e il trebbiano, nella doc Falerio Colli Asolani dando il suo contributo in corpo e struttura.

Il pecorino, difatti, ha corpo e struttura. Non ama essere piantato a sud, matura molto presto (tra fine agosto e primi di settembre), e produce tanti zuccheri, quindi tanto alcol avendo anche tanta acidità (ma con tanto potassio, non è detto che si avverta, pare).

Ma ho scoperto che si avverte spesso, l’acidità. Anche con tanto potassio.
E anche l’alcool, si avverte, ma indifferentemente dal potassio.

Non so se l’ho scoperto, ma ho più di un sospetto che molti dei 25 pecorino assaggiati avessero anche un residuo zuccherino consistente. E non lo sospetto solo io.

Ho scoperto che il pecorino ha qualcosa in comune con il sauvignon blanc e che in certi casi, con certe vinificazioni che si chiamano iper-riduttive, gli somiglia molto. Anzi, sembra proprio di bere un sauvignon blanc, bello verde come piace ad alcuni. Anche se i produttori non lo mettono il sauvignon blanc, ma fino al 15%, potrebbero.

Ho scoperto che il pecorino forse è un vino di origine pedemontana, e che è stato riscoperto da Guido Cocci Grifoni, anche se è stato piantato nella valle e non è molto tempo che lo si vinifica da solo e, il pecorino, è complicato da vinificare da solo. È presente anche nell’alto Abruzzo (province di Teramo e Pescara in particolare). E non sarebbe inusuale trovarlo nel Lazio e, più limitatamente, in Umbria, Toscana e Liguria.

Ho scoperto al banco di Aurora che il pecorino Fiobbo era finito. Mannaggia.

Ho scoperto che il pecorino di Offida costa mediamente in cantina dai 3,50 euro agli 8 euro e che, nonostante la crisi, si vende bene e i produttori sono contenti. È per questo che, invece, non sono per nulla contenti quando capita che altri, wine writer o consumatori, talvolta, sono meno contenti.

Ho scoperto il pecorino Li Coste di Domodimonti, il Kiara di San Giovanni, il Rugaro Gold della Cantina dei Colli Ripani, quello di San Filippo, Le Mertaie di Ciù Ciù e il Podere Colle Vecchio di Cocci Grifoni.
Ed è già qualcosa.

Forse ho capito che il pecorino ha tanto alcool e tanta acidità. Sospetto che troppo spesso abbia pure troppi zuccheri e forse profuma di agrumi (lo so, ci sono tanti vini bianchi giovani che profumano di agrumi). Ma non ho capito molto altro. Non l’ho capito anche perché molto dei 25 vini rientravano in quella categoria che si definisce vini tecnici o enologici, poi ce ne erano certi di stile ossidativo, altri che si sarebbero detti rustici, e poi quelli iper-riduttivi.
Ed erano solo 25.

Non che sia necessariamente così importante, che io ci abbia capito poco, d’altronde.

Ma mi sorge il dubbio che, visto che c’era scritto sulla bottiglia, avrei dovuto capirci qualcosa di Offida (l’unico pecorino docg del mondo), oltre che il paese è un borgo meraviglioso.
E invece.
C’era scritto anche 2010 sulle bottiglie. Ma neanche dell’annata ci ho capito granché.

In compenso ho visto che la 2011 era molto calda anche lì e già si vendemmiava.
Per cui avremo tanti zuccheri, tanto alcool e, spero, anche tanta acidità; non c’è potassio che tenga.
ah

posted by Mauro Erro @ 11:32,

4 Comments:

At 7 settembre 2011 alle ore 08:37, Anonymous Francesco Annibali said...

Mauro nn ho capito il rapp potassio percez della acidità. Il potassio esalta i profumi, non mi pare che nasconda l'acidità

 
At 7 settembre 2011 alle ore 08:45, Blogger Mauro Erro said...

Salificazione del Tartarico.
Per cui non minore percezione, ma minore acidità...

 
At 15 settembre 2011 alle ore 11:50, Anonymous Francesco Annibali said...

Mauro ho approfondito la questione del potassio con un paio di amici con solide basi agronomiche. Mi hanno confermato che il potassio tende (tende, cioè non necessariamente) a salificare il tartarico, ma quando ciò avviene avviene comunque solo dopo adeguata terziarizzazione. Per questo motivo è del tutto plausibile trovare un vino giovane molto fresco e ricco di potassio, che in futuro ha tutte le carte in regola per diventare sapido/saporito. Un abbrazz

 
At 1 dicembre 2012 alle ore 17:47, Anonymous Anonimo said...

ciao, mi chiamo Ivan...di tutti i vini bianchi "italici" che ho bevuto devo dire che il pecorino è quello che mi ha stupito di piu...(anche per il rapporto qualità prezzo). PROFEZIA: negli anni a venire l"apprezzamento del vino pecorino crescerà tantissimo e haimè anche il prezzo alla bottiglia.

 

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