Vadiaperti e la Collina di Montefredane

1984: Antonio Troisi fonda l’azienda Vadiaperti nell’omonima contrada a Montefredane, paesino della provincia di Avellino che affaccia sulla valle del Sabato.
Vi si arriva dal fiume inerpicandosi per le curve dello stretto tornante una volta superato lo scomodo passaggio a livello. A sinistra le ultime terre del fiano, a destra il comune di Prata Principato Ultra: inizia la parte di valle dominata dal Greco di Tufo.
A quell’epoca, alla Camera di Commercio di Avellino, venivano dichiarati all’albo per la produzione di Fiano di Avellino 15 ettari di vigna in tutta la denominazione comprendente ben 26 comuni.
Sei anni più tardi sull’esempio del professore Troisi, la Famiglia Loffredo, nella stessa contrada, crea l’azienda Pietracupa. Sette anni prima, 1997, dell’arrivo di Antoine Gaita e Maria Diamante che da poco meno di un ettaro di vigna, detta della Congregazione, in contrada Toppole, poco più a sud, vinificheranno la prima annata dell’azienda Villa Diamante.
È l’incipit nel racconto di un nuovo cru.

Oggi tutta Montefredane non arriva a venti ettari vitati e l’azienda Vadiaperti, scomparso papà Antonio, è guidata dal figlio Raffaele. Da qui arrivano le uve per la produzione di due fiano, annata e selezione Aipierti, dal cuore della vigna, da parte delle piante più vecchie. Da Montefusco (e in parte Prata), da una vigna a quasi settecento metri d’altitudine i due Greco: oltre quell’annata, la selezione Tornante.

Vini austeri, essenziali, di beva. Travolgenti per la loro apparente semplicità, per la capacità di sposarsi alla tavola con perfetta sintonia. Che profumano sottili di erbe aromatiche, timo, origano, rosmarino, timbrati da una mineralità brulicante, polvere da sparo. Dalla bocca succosa ma raccolta, fresca, sapida, dissetante.

E che pian piano nel tempo si svelano, facendosi memoria condivisa di una storia che ha ancora molto da svelare. La storia del fiano di Avellino e del Greco di Tufo.

Sono appena uscite le nuove annate (2010 per i “base”; 2009 per le selezioni, senza dimenticare Garrincha).
Metà delle bottiglie mettetele da parte.

E stappatele nel tempo.
Perché sono, semplicemente, meravigliose.
Come la bottiglia che vedete in foto che mi ha accolto l’altro giorno da Raffaele.

Scolma e dimenticata in frigo da due settimane.
Bevuta 17 anni dopo.

www.vadiaperti.it
a

posted by Mauro Erro @ 11:10,

3 Comments:

At 23 maggio 2011 alle ore 12:10, Anonymous Anonimo said...

ciao..conosci l'azienda vinicola Santa Cristina? è una delle mie preferite del settore..
ero curiosa di sapere un tuo parere su questa azienda. :)

 
At 23 maggio 2011 alle ore 14:34, Blogger Andrea Petrini said...

Ciao Mauro è stato un piacere conoscerti. DAvvero. Alla prossima!

 
At 23 maggio 2011 alle ore 14:39, Blogger Mauro Erro said...

Se si tratta della Santa Cristina ligure, mi piacciono molto i suoi vermentino che, credo, ho citato recentemente e che mi riprometto di assaggiare nuovamente al più presto.

@ Andrea: piacere tutto mio e spero sia stato un bel soggiorno fianesco per voi. A presto, spero.

 

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