I.E.D.S. - Imperial extra double stout.
lunedì 18 aprile 2011
In effetti non ne ho una su tutte ma di sicuro scelgo una tipologia a seconda dell’occasione.
Ma non è questo il topic.
Un desiderio birrario mi ha sempre accompagnato negli ultimi anni, quello di poter visitare uno dei miei birrifici preferiti, l’Harveys brewery. L’occasione si propone nel 2008, durante il Great British Beer Festival a Londra, quando inaspettatamente ricevo via mail risposta positiva per il tour al birrificio per la mattina seguente. Botta di culo, fortuna, giusta ricompensa per le molteplici mail inviate nei mesi precedenti… !? chissà.
In meno di un’ora dalla notizia stringo già tra le mani due biglietti ferroviari A/R London-Lewis- London- uno per il sottoscritto l’altro per l’amico e mastro birraio Simone Della Porta.
Alla stazione di Lewes ci accoglie una mattinata soleggiata e la prima comune sensazione è quella di trovarci in un autentico ambiente british, casette a schiera ben curate (con annesso minigiardino), finestre ad altezza pedone e pub aperti anche fin dalla mattina.
Lewes è una piccola cittadina dell’East Sussex, nelle attrazioni turistiche è contemplato un castello, la Round House posseduta dalla scrittrice Virgian Woolf, la Bull House appartenuta all’intellettuale Tom Paine e il birrficio Harveys descritto come la cattedrale dei birrifici anglosassoni.
Di fianco l’entrata della stazione è visibile il vecchio deposito del birrificio con le insegne ancora intatte. La tranquillità e il silenzio della cittadina veniva interrotta, di tanto in tanto, dai rintocchi dell’orologio . Ci incamminiamo tenendo di mira la punta di una ciminiera, quella del birrificio.
Il centro del paese, tagliato in due dal fiume Ouse , è collegato dal cliffe Bridge, un ponticello che sembra messo li come ottimo punto panoramico per meglio godere la vista del birrificio-cattedrale.
Sul lato del fiume, infatti, si erge l’edificio in mattoni rossi con inserti di legno incorniciati in stile Tudor, con di lato una torre e visibili segni di attività birraria.
Ad accoglierci e successivamente guidarci nel birrificio è il Mastro Birraio in persona Miles Jenner.
Uno sguardo dapprima alle materie prime, ai malti e ai luppoli accuratamente scelti e prenotati l’anno precedente in base alle caratteristiche organolettiche per poi passare ai i tini di ammostamento e le vasche di fermentazione. E qui il primo stupore.
Le vasche si presentano di forma quadrata a cielo aperto, in un ambiente arieggiato da finestre aperte , quindi a temperatura non controllata. Ciò lascia senza parola l'amico mastro birraio che avevo di fianco. Il dubbio è: e le probabili infezioni batteriche? e la possibilità di contaminazione per mezzo di moscerini e insetti vari? E la mancanza di temperatura di fermentazione? A tutto ciò c’è una spiegazione, asserisce il Miles Jenner, poiché il velo di schiuma superficiale funge da cappello protettivo, e considerato che la fermentazione produce calore ciò sterilizza l’aria sovrastante le vasche. Aggiunge altresì che i ceppi di lieviti della Harvey si sono, col tempo, adattati al metodo brassicolo (o viceversa cioè il birrificio si è adattato ai lieviti!) fatto sta che le birre sono eccezionali.
La seconda sorpresa è quella di poter vedere il tino in cui matura per un anno la Imperial Extra Double Stout 2008 , edizione disponibile l’anno successivo, il 2009.
La visita prosegue con l'assaggio della loro produzione e considerato che il ritorno è in treno ne abbiamo approfittato.
L'attesa si sa premia sempre, a volte con riserva. Sì perché la possibilità di provare Imperial Extra Double Stout 2008 mi è capitato nel 2009 al Great British Beer Festival di Londra, assaggio che non mi ha stupito più del dovuto, poiché a mio dire troppo giovane, in stato embrionale, promettente sì ma non sbocciata ancora in tutta la sua screziatura.
Oggi , a distanza di tre ani dalla visita ho la possibilità di aggiungere un altro tassello de-gustativo al mio personale archivio birraio.
Spillando L’Imperial Extra Double Stout 2008 noto già ha una tessitura del liquido consistente, di colore nero impenetrabile, schiuma beige abbondante, aderente e pannosa dalla quale emerge un'acidità volatile (solo volatile) e a susseguirsi sentori di kirsch, umeboshi, salsa di soja, e un lieve etanolo. Dopo qualche secondo dal bouquet olfattivo spuntano note erbacee (pino e menta) e spezie (chiodi di garofano). In bocca è decisa ma allo stesso tempo vellutata con il suo corpo strutturato dai malti torrefatti; il retrogusto è lungo e complesso bilanciato magistralmente dalla componente tostata (e balsamica) dei malti e l'amaro erbaceo del luppolo.
Ottima impressione degustativa, birra che conferma la sua grandezza come capostipite dello stile Russian Imperial Stout, non lascia spazi a ripensamenti o compromessi di stile. Ciò che maggiormente colpisce è l’eleganza complessiva, nessuna nota organolettica è in distonia (a differenza di alcuni esempi di russian stout oggi in voga e che colpiscono per essere marcatamente amplificati verso l’amaro e o il torrefatto estremo).
Se queste sono le premesse solo dopo tre anni di bottiglia allora non ci resta che tenere sotto osservazione l'evoluzione, e testare la crescita periodicamente.
Gianluca Polini
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posted by Mauro Erro @ 07:53,
3 Comments:
- At 19 aprile 2011 alle ore 00:35, said...
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date le premesse (camera di fermentazione aperta) è lecita la domanda: sentori da bret ?!?
- At 19 aprile 2011 alle ore 11:47, Unknown said...
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Beh... nella russian stout la presenza di un lieve bretta si avverte;( e a mio dire è d'obbligo) se fai riferimento a tutta la loro produzione
ti posso assicurare che lì alla Harveys Brewery, nella sala degustazione le loro birre, (tra l'altro spillate direttamente dal cask)
stili com la mild,la best bitter o la old ale non presentavano nessuna senza traccia di infezione. Anche il birrificio inglese samuel smiths old brewery www.samuelsmithsbrewery.co.uk/
utilizza le vasche aperte e le sue birre non presentano traccia di bretta.
Sinceramente, il dubbio sulle possibili infezioni da vasca aperte ha accompagnato il pensiero del mastro birraio Simone Della Porta durante tuta la visita al birrificio,ed io in fondo speravo di non trovar traccia di bretta poichè in alcuni casi mi piace pensare che la fermentazione è pur sempre una piccola magia.
I Was lucky. - At 21 aprile 2011 alle ore 08:47, said...
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too lucky!!
in ogni caso penso che un lieve sentore di bret aggiunga e non sottragga, soprattutto nel caso delle russian.
ps: ma ne hai???? che vengo a trovarti subbbbbito!!!