Cirò Rosso Superiore 2004 Duca San Felice Riserva, Librandi
giovedì 9 settembre 2010
Dopo le nostre riflessioni agostane circa il cambiamento del disciplinare del Cirò (vedi qui) la discussione si è sviluppata su altri siti e blog (Pignataro, Intravino, Roberto Giuliani), così come associazioni come Slow Food sono scese in campo prendendo chiare posizioni sull’argomento. Allo stato attuale le ultime notizie riguardano il ricorso alla decisione presa riguardo il cambiamento del disciplinare e, dal fronte del consorzio, le fumate nere circa il rinnovo delle cariche. Nell'attesa ci siano nuovi sviluppi che prontamente racconteremo, parliamo di un delizioso Cirò assaggiato l’altro giorno.
La cosa paradossale che riguarda il gaglioppo e risiede nella mentalità di un certo modo di fare business è il fatto di voler aggiungere, in questo nuovo cambio di disciplinare, altri vitigni a discapito del gaglioppo senza chiedersi, ma quanto si sa del Gaglioppo stesso?
È questo l’incipit del testo che spesso si è citato, anche a sproposito, dei Librandi, realizzato in collaborazione con la regione Calabria – Il Gaglioppo e i suoi fratelli –: Dalle nostre parti si credeva, infatti, forti di una storia millenaria, eredi plurigenerazionali dei vignaioli che mandarono il vino ad Olimpia, viticoltori e vinificatori navigati, di sapere intimamente perlomeno cosa fosse il Gaglioppo stesso. Proprio su questo però, ed è qui il momento fondamentale, iniziò a venirci un dubbio.
Ecco, ad esempio, un’interessante informazione per il lettore potrebbe essere quella che, secondo i dati analitici, il gaglioppo mostra molti più aspetti in comune con il nebbiolo – il re dei vitigni come si suol dire – che non l’aglianico spesso definito il Barolo del Sud. Potendone sapere qualcosa in più, andando alla ricerca di biotipi differenti, a grappolo spargolo, effettuando micro-vinificazioni, insomma, portando avanti la ricerca e gli esperimenti potremmo davvero valorizzare un patrimonio già di per sé meraviglioso.
Allo stato attuale dovessi fare una previsione direi che l’apice espressivo di un Cirò è tra i sette e i dieci anni in base alla mia esperienza. Che il Gaglioppo è vitigno capace di fare da lente d’ingrandimento del territorio che lo ospita o di imporsi prepotentemente a seconda delle annate. Il grappolo serrato, ha sempre rappresentato una difficoltà per la possibilità di maturazione ottimale del uve. In alcune annate capita così che le note di erbe aromatiche e spezie che il gaglioppo è capace di regalare non siano precise e virino su note verdi spinte, piraziniche (alla maniera dei molti sauvignon blanc) e che siano invasive nel quadro olfattivo. Oppure, come in questo stupendo 2004, le note di ciliegia ed erbe e spezie, affianchino le note di terra, di bruciato e brace, di sole e roccia tipiche del comprensorio cirotano.
Nel finale il calore alcolico ci ricorda il suo essere mediterraneo e la voglia di questo vino di sposarsi alla tavola.
E di accompagnarla egregiamente.
Librandi, Cirò Marina
Produzione totale di bottiglie 2.500.000
Prezzo medio di questa etichetta in enoteca € 8/12
www.librandi.it
in foto, Paolo e Nicodemo Librandi
È questo l’incipit del testo che spesso si è citato, anche a sproposito, dei Librandi, realizzato in collaborazione con la regione Calabria – Il Gaglioppo e i suoi fratelli –: Dalle nostre parti si credeva, infatti, forti di una storia millenaria, eredi plurigenerazionali dei vignaioli che mandarono il vino ad Olimpia, viticoltori e vinificatori navigati, di sapere intimamente perlomeno cosa fosse il Gaglioppo stesso. Proprio su questo però, ed è qui il momento fondamentale, iniziò a venirci un dubbio.
Ecco, ad esempio, un’interessante informazione per il lettore potrebbe essere quella che, secondo i dati analitici, il gaglioppo mostra molti più aspetti in comune con il nebbiolo – il re dei vitigni come si suol dire – che non l’aglianico spesso definito il Barolo del Sud. Potendone sapere qualcosa in più, andando alla ricerca di biotipi differenti, a grappolo spargolo, effettuando micro-vinificazioni, insomma, portando avanti la ricerca e gli esperimenti potremmo davvero valorizzare un patrimonio già di per sé meraviglioso.
Allo stato attuale dovessi fare una previsione direi che l’apice espressivo di un Cirò è tra i sette e i dieci anni in base alla mia esperienza. Che il Gaglioppo è vitigno capace di fare da lente d’ingrandimento del territorio che lo ospita o di imporsi prepotentemente a seconda delle annate. Il grappolo serrato, ha sempre rappresentato una difficoltà per la possibilità di maturazione ottimale del uve. In alcune annate capita così che le note di erbe aromatiche e spezie che il gaglioppo è capace di regalare non siano precise e virino su note verdi spinte, piraziniche (alla maniera dei molti sauvignon blanc) e che siano invasive nel quadro olfattivo. Oppure, come in questo stupendo 2004, le note di ciliegia ed erbe e spezie, affianchino le note di terra, di bruciato e brace, di sole e roccia tipiche del comprensorio cirotano.
Nel finale il calore alcolico ci ricorda il suo essere mediterraneo e la voglia di questo vino di sposarsi alla tavola.
E di accompagnarla egregiamente.
Librandi, Cirò Marina
Produzione totale di bottiglie 2.500.000
Prezzo medio di questa etichetta in enoteca € 8/12
www.librandi.it
in foto, Paolo e Nicodemo Librandi
posted by Mauro Erro @ 11:36,