Divagando



Chianti Classico Le Trame 2006, Podere Le Boncie

Confessiamo subito: ci siamo ricascati. Si tratta di un vino e di un’azienda verso cui nutriamo un particolare affetto, le cui bottiglie non mancano mai nella nostra cantina, di cui abbiamo già scritto (qui e qui), registrando solo sporadicamente le continue bevute ed assaggi. È vino particolare, c’è a chi non piace (segnalandone per dovere di cronaca l’opinione, qui); fatto di chiaroscuri e contrasti, di meravigliose aperture e misteriose ritrosie, è di quei vini che vi riporta nell’alveo della passione autentica, dell’infatuazione per ciò che il vino dovrebbe essere nel cuore di ogni appassionato vero. Innanzitutto richiede pazienza e attesa, non è certo al passo con i tempi del mangia e bevi-take away-fast food; scriviamo di questo, al secondo assaggio, quindi, perché entrato da qualche mese in commercio, nonostante, il primo rilievo tecnico e la prima ammissione di colpe da parte nostra, impazienti, riguarda il fatto che trattasi di pargoletto in fasce e che richiede una stappatura anticipata di circa 5, 6 ore, avendo cura di versare un calice di vino per ampliare la superficie in contatto con l’ossigeno.
Rubino dalle affascinanti trasparenze, a sei ore dalla stappatura si concede con un frutto di rara bellezza, di giovanile turgidità, che accompagna e sovrasta i tratti minerali ematici, stagliandosi all’orizzonte di sensazioni terrose appena accennate, tracce sottili di spezie in un insieme che appare ancora compresso e che svilupperà il suo potenziale nel tempo. All’ingresso in bocca seduce la succosità e la carnalità del sorso, teso e di grande ed elegante equilibrio, chiuso da una verve acida decisa, saporita, che invoglia la bevuta.
Per capirci, un ’95 bevuto quest’anno, rimane nella top ten dei vini più buoni da noi assaggiati.
Da San Felice in Castelnuovo Berardenga, da viti allevate ad alberello, da un’agricoltura sana e naturale nell’impostazione, affinato in botti grandi. Viscerale e capriccioso.

Blauburgunder, Pinot Nero 2006, Garlider

A Velturno, poco sopra Chiusa, si trova l’Azienda vinicola Garlider, sulla magnifica Valle Isarco, dove Christian Kerschbaumer gestisce qui con i suoi genitori, la moglie Veronika ed i figli Anna, Elisa, Philipp e Manuela, i suoi vigneti su una superficie vitata di 4 ettari, producendo oltre cinque bianchi, l’unico pinot nero, sembra, di tutta la Valle Isarco.
Dal sito dell’azienda traiamo queste informazioni che ci dicono che i vigneti sono situati ad altezze che vanno dai 540 ai 800 mt. sul livello del mare, con pendenze che arrivano al 55% in posizione sud – sud/est. Il terreno presenta un valore PH da 6,1 a 6,9 ed è caratterizzato da erosioni di filladi quarzifere. La percentuale argillosa del terreno varia a seconda dell’esposizione del pendio: i vigneti situati nella zona più a sud presentano un contenuto maggiore di argilla che conferisce ai vini una struttura più piena e potente. I vini provenienti dalle zone più a nord, ove i terreni hanno un contenuto di argilla minore, hanno un carattere più minerale, con acidità più marcata e brillantezza superiore. Di nostro vi aggiungiamo che siamo al terzo assaggio che diviene bevuta e che speriamo che il quarto avvenga quanto prima possibile. Pinot Nero di grande eleganza al naso nelle note nette ed evidenti di piccola frutta rossa accompagnata da precisi rimandi di erbe aromatiche che rendono questo vino immediato e piacevole, di grande pulizia tecnica e finezza espressiva, di solarità acclarata. Quanto al palato il vino se ne impossessa subito dichiarandovi guerra e lasciandovi sconfitti: è pressoché impossibile riuscire a conservarne un sorso per la prove del giorno dopo a 24 ore di distanza. Succoso, teso e dal finale sapido con un piacevole ritorno di frutta, gli manca solo quella complessità (anche di retrobocca) che solo il tempo, se vorrà, gli regalerà. Tentatore.

Nota: foto tratta dal blog di Giuseppe Borsoi

posted by Mauro Erro @ 08:36,

5 Comments:

At 5 novembre 2009 alle ore 10:15, Anonymous tommaso said...

"tratti minerali ematici"...
Già sai! ;)))

 
At 5 novembre 2009 alle ore 11:18, Blogger Alez said...

Come già sai il Chianti di Le Boncie è uno dei miei preferiti. E' un giusto riconoscimento ad un terroir straordinario che può dare vini altrettanto straordinari.

 
At 5 novembre 2009 alle ore 14:43, Blogger RoVino said...

Quel "capriccioso" è perfetto per il vino di Giovanna. Assaggiato in Sicilia sembrava aver sofferto un po' del viaggio, cosa che ci sta nella logica di quel vino...

 
At 5 novembre 2009 alle ore 18:23, Blogger Mauro Erro said...

@ Tutti e tre, per motivi diversi: :-)))))))

 
At 5 novembre 2009 alle ore 20:53, Anonymous Anonimo said...

E' difficile dimenticare, di quella serata di un pò di mesi fa, l'iniziale timidezza di Giovanna, seguita poi da esplosioni di simpatica esuberanza; in linea, direi, con i tratti salienti del suo Chianti, che si fa aspettare proprio tanto, ma poi .... quante emozioni in quella verticale!!
Luca Miraglia

 

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