Chianti Classico Riserva Castello di Brolio 1974, Barone Ricasoli

Credo si tratti di una questione di dignità tutto sommato. La storia del saper invecchiare. Ne parlavo ieri con un caro amico, Luigi Metropoli, (divinoscrivere blog).
Oramai si era fatto tardi, le lancette si fermavano all’una di una notte calda e serena, Giuseppe Fortunato e la compagna (il vignaiolo titolare di Contrada Salandra) ci avevano già lasciato, e ci eravamo scolati qualcosa come una bottiglia di Riesling (bollicine) di La Palazzola (Umbria, prendete nota), alcuni riesling tedeschi (4, e non chiedetemi quali) da varie zone, un paio di Pinot Nero della Borgogna (Gevrey-Chambertin – magnifico – e Vosne Romanèe), Faro Palari 1996, Rancia Riserva 1995 (glorioso) e avevamo chiuso con un Vouvray di Huet, quando il padrone di casa, Fabio Cimmino (euthymia blog), esclamava: “ho dimenticato di stappare una bottiglia, Chianti Classico Castello di Brolio 1974, mica la volete adesso?”
Domanda retorica. Gli astanti, per la precisione, oltre me e Luigi, Antonio e Daniela di Gruttola (Cantina Giardino, sito), il mio neurologo, (mio fratello, da qualche parte blog), Adele Chiagano (Violamelanzana blog) e il buon Giovanni (né siti, né blog, l’unico sano di mente che mentre noi si disquisiva, beveva e mangiava fuori il terrazzino godendosi quel po’ di brezza serale che c’era), rispondevano semplicemente lasciando che una luce attraversasse il proprio sguardo e mostrando tutti e trentadue denti. Dopo cinque minuti, bottiglia stappata e vino versato.
Ora, dicevo, invecchiare è una questione di dignità. Bene o male è qualcosa di relativo. Prendete una vostra foto di cinque anni fa. Mi piacerebbe ascoltare i vostri commenti. Siete migliorati o peggiorati, e da qual punto di vista? Se ad una certa ora della notte, dopo un certo numero di bicchieri di vino, ad una temperatura di servizio di dieci gradi sopra quell’ottimale, il vino si presenta integro, si con qualche piccolo difettuccio (ripensate alla vostra foto), ma di un colore che dal rubino va al granato, presentando al naso profumi ancora intatti di frutto di ciliegia, un evidente timbro minerale, note animali di cuoio, sfumature floreali, pepe e al palato entra rotondo, morbido, soave, con un tannino d’antan e un’acidità che forse nel finale chiude un po’ troppo presto e va per conto suo (e chissenefrega, no?), ed in etichetta segna 1974, che facciamo ci mettiamo a disquisire?
Ora, immagino alcuni di voi che si saranno alzati all’in piedi, e ironicamente, battendo le mani staranno pensando: “bravo, ma quanto sei bravo, ed io dove la vado a prendere una bottiglia di Chianti Classico Riserva Castello di Brolio 1974 ?!?
Ed io che ne so.
Ma perché pensavate che queste fossero delle reclame?
Per coloro che pensano al vino come mero oggetto di consumo: mi spiace, ma avete sbagliato blog.
Queen, al vino abbino questa (dal film highlander, l’ultimo immortale), agli amici che lo hanno condiviso con me quest’altra.

posted by Mauro Erro @ 12:16,

9 Comments:

At 30 luglio 2008 alle ore 15:55, Anonymous Anonimo said...

Però per tutta la serata abbiamo ascoltato i Doors... e se la colonna sonora fosse people are strange o strange days? :D

voc

 
At 30 luglio 2008 alle ore 17:00, Blogger Mauro Erro said...

Sarebbe perfetto...penso, o no?
Ciao Luigi.

 
At 30 luglio 2008 alle ore 18:10, Anonymous Anonimo said...

Grazie per il "sano di mente" ci sarebbe molto da dire...
per quanto riguarda la brezza serale era veramente poca.

P.S. Preferico Gianni e non Giovanni, lo sai!

 
At 30 luglio 2008 alle ore 18:25, Blogger Mauro Erro said...

Difatti, Gianni e non Giovanni, sano di mente era riferito solo ed esclusivamente a quel contesto.
Altrimenti non saresti "fratello di latte" mio...

 
At 1 agosto 2008 alle ore 17:54, Anonymous Anonimo said...

potevate "organizzarla" prima...
è proprio vero che non ci sono più i delegati di una volta!

Sto a rosicà!

Ciao Tommaso

 
At 1 agosto 2008 alle ore 18:21, Blogger Mauro Erro said...

Uè boss "tieni ragione", e la tua presenza era mancante nel circolo che Adele chiama delle "simpatiche canaglie", ma la cosa è stata fatta al volo anche se la serata era già prevista da tempo: la settimana prima la tua agenda era fitta di impegni e feste varie.

Ma ne faremo altre, e tra l'altro ti devo e devo a Junior una festa di "Solderiana" specie...che avremmo già fatto se non fosse per l’insano, instabile, amico fraterno nonché…Vabbè lasciamo perdere, stavo infierendo dopo l’ultima che m’ha fatto…

Ciao.

 
At 2 agosto 2008 alle ore 12:04, Anonymous Anonimo said...

ma scusa perchè non si è parlato più di tanto del palari 96 ?!?
ahahahahahahahah

sarò pure eretico, ma lo dico pubblicamente: il palari è un vino stilisticamente perfetto (la 96 era in perfetto equilibrio sopratutto al naso) ma a me non me trasmette granchè...

 
At 2 agosto 2008 alle ore 13:51, Blogger Mauro Erro said...

De gustibus...si suol dire...il Faro Palari è un vino di grande eleganza, sicuramente stilisticamente ben fatto dal bravo enologo...poi emozionarsi è soggettivo...quindi...

P.S. Il '96 era un po' monocorde la palato, ma aveva un gran bel naso.

 
At 28 agosto 2008 alle ore 15:35, Anonymous Anonimo said...

Il Palari'96 che abbiamo bevuto è il classico vino che in una degustazione "professionale" dove il vino si sputa e non si beve avrebbe fatto probabilmente sfaceli. Un naso per esprimerci in centesimi abbondantemente sopra i 90 punti ma poi al palato riassaggi e riassaggi e ti accorgi che è sconnesso-scollegato-incompiuto...

...così è se mi pare.
Fabio

 

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