Estate 2019

Piergiorgio Branzi, Senigallia, bar sulla spiaggia, 1957


Piedirosso dei Campi Flegrei 2015, Contrada Salandra: traffico, spiaggia, crema solare, mare, tanga, tanga, ancora tanga, racchettoni, super santos, sudorazioni, sabbia, abrasioni, doposole e da capo. Un ciclo continuo che raramente mi ha visto in posizione eretta. Niente città deserta e serrande abbassate, Equipe 84 e Paolo Conte, niente supermercati desolati in cui gareggiare con i carrelli con altri mariti malinconici e felici. Niente mangiate folcloristiche o bevute infinite. A farmi compagnia, oltre i poveri congiunti(vi), soprattutto il Piedirosso 2015 di Giuseppe Fortunato di Contrada Salandra: mai come in questa versione così goloso. Oltre il consueto e minuzioso corredo di erbe aromatiche (origano, timo) e le leggere sensazioni affumicate che ricordano l’origine vulcanica dei Campi Flegrei, tanta frutta (ciliegia) che si impone nei profumi e rende il sorso saporito, ricco di energia e oltremodo polposo. 14/15 euro in enoteca.

Sbuffi: di balsami o di fiori oppure di baccello, ultimamente, quando leggo qualche recensione, c’è da sbuffare. Ho peccato anch’io in passato, ma all’epoca - almeno ai miei occhi - l’utilizzo era raro quanto indossare un Borsalino durante l’ora di aquagym. Oggi siamo all’abuso. Ci fossero ancora le redazioni e i Beppe Viola sarebbero 5 euro di multa per ogni sbuffo e birra pagata per un mese. Mura, Gianni (giornalista e scrittore), avrebbe scritto (o forse lo ha già fatto): vini impazienti. 

Brera: Gioanfucarlo, San Zenone al Po, 8 settembre 1919. 
Mi sono poggiato educatamente a Viola e Mura per prendere confidenza e rendere l’argomento più intimo. Per Brera ho sempre avuto un rispetto deferente e una certa distanza, visto in tv o letto su carta non è mai cambiato molto: un Gadda tutti i giorni, una volta la mise giù così parlando di sé. Era un bevitore appassionato, un cultore della buona tavola e nel racconto gastronomico ci è entrato come esperto e da intervistato in una delle prime trasmissioni della Rai: a parlar di rane e di cucina della Bassa con Mario Soldati, impegnato in Viaggio nella valle del Po, alla ricerca dei cibi genuini (1958). Del grande Po o dei suoi storioni Brera ha scritto bellissimi articoli, tante parole ha speso per il Barbacarlo di Lino Maga, il suo vino preferito, ma c’è tanto da leggere oltre quello strettamente gastronomico: quando racconta della Raleigh o della Pirovano da corsa, o di Furtunà 'l biond, campione per come sapeva trattare il ferro o sulla materassina della lotta greco-romana. A 100 anni dalla nascita appofittate: Il principe della zolla, Il Saggiatore (a cura di Gianni Mura).

Suggerimenti (varia): affanni, aliti, aneliti, ansimi, aspirazioni, boati, boccheggi, fiati, fragori, gemiti, inalazioni, inspirazioni, muggiti, refoli, respiri, ruggiti, sbruffi, scrosci, singhiozzi, singulti, soffi, sospiri, spasimi, spiri, spruzzi, sussurri, tossi, ululati, vagiti.
Facendoli ruotare con la sapienza e la parsimonia del ragioniere dovreste evitare di utilizzare sbuffi per un po’. È consigliabile (ancora?), a mo’ di esempio per confondervi, utilizzare spruzzi per i vini di costa, muggiti per quelli di pianura, ruggiti per i vini da circo, singhiozzi per quelli poco riusciti o vagiti per quelli di annata recentissima. Cambiate l’ordine se vi sentite Marcello Marchesi o se conducete un corso di scrittura creativa. 

Poetry slam drink: Impressionante per come la materia si traveste fino ad abbracciare la consistenza di una nuvola. [dal web] 

champagne: come un triste presagio, un libro lasciato incustodito su un lettino da un vicino di ombrellone imprudente. “Nuovo” editore, Solferino, vecchi errori: in quarta di copertina, tra un virgolettato e l’altro, leggo champagne in minuscolo*. Non vi dico - ve lo sto dicendo - quando nel mio Posizione di Tiro (Einaudi) leggo di uno champagne spagnolo: impallidisco (al mare). Causa del pallore, l’autore francese: Jean-Patrick Manchette - che dicono bravo, bravissimo - scrittore, sceneggiatore, critico letterario, traduttore, jazzista, nato a Marsiglia il 1942. Errore di traduzione? Un francese anomalo? Quei maledetti marsigliesi? Alla fine mi sono ricordato perché giaceva su una mensola - nonostante sia bravo, bravissimo -  da un bel po’ di tempo. Ci è finito di nuovo. Tra qualche anno, quando avrò dimenticato il particolare, vedrò come sono invecchiato e il mio livello di tolleranza. 

Champagne Presence extra brut Marie Courtin: una novità, per me, questa etichetta di una produttrice che bevo spesso e volentieri. Da Polisot, Aube, diversamente dalle altre etichette e dalla concezione aziendale - single grape - questa nasce da chardonnay e pinot bianco; lo stile, invece, è quello solito di Dominique Moreau: fragrante, fresco, fine, essenziale, misurato. Per coloro che apprezzano il dettaglio più della potenza. Circa 80 euro.

Attilio Veraldi: sono sicuro, se riesco a trovare i pochi libri scritti (Uomo di conseguenza, Il vomerese, Naso di cane, L'amica degli amici, Donna da Quirinale, Scicco, L'ombra dell'avventura, L'inseguimento) non leggerò mai Champagne in minuscolo. Traduttore, tra gli altri, di Norman Mailer, John Updike, Kurt Vonnegut, Raymond Chandler, Patricia Highsmith, Ira Levin, Veraldi era andato a vivere in Svezia nel dopoguerra**, svernava in Costa Azzurra, e quando scendeva a Milano portava casse di Borgogna. Veraldi già beveva Borgogna. Ha iniziato a scrivere tardi e quasi controvoglia, secondo alcuni il miglior giallista d’Italia. Io ho riletto La mazzetta per l’ennesima volta, lo ha ripubblicato recentemente Ponte alle Grazie, ne fecero anche un film con Manfredi e Tognazzi per la regia di Corbucci nel '78. Quanto agli altri si tratta di caccia al tesoro, nel frattempo si spera che un editore illuminato...

Canonica: Giovanni, (vignaiolo e produttore garagista), Barbera d’Alba, 2017. Non so dove ho letto che si tratta dell’ultima annata che sarà prodotta, spero di essere smentito. Un vino raro e ricercato, un migliaio di bottiglie prodotte da pochissime piante oramai (mal dell’esca) di barbera piantate lì dove non c’è (ancora?) nebbiolo nella vigna Paiagallo in Barolo. Stappo, snaso, verso in un calice e lascio perdere per almeno mezz’ora. Quando torno il vino si è liberato da una serie di cattivi odori di riduzione scoprendo un bel frutto, resine, sensazioni più pungenti di spezie. Mi colpisce la compostezza nonostante i 16 gradi alcolici: così si muove al palato: succo, discreta energia, chiude asciutto. 

Orchidea: gelateria, Capaccio-Paestum, zona Laura (0828723673). È un evergreen, ma se non la conoscete e vi trovate da quelle parti consiglio la sosta: la deviazione dalla statale è semplice quanto rapida. Questa estate l’ho trascorsa soprattutto con il gusto Cilento: con fichi e granella di noci. Mitico (come fossi Homer). 

Poetry slam drink 2: Si muove sinuoso e sensuale, ma senza mai perdere di grazia, con il piglio di un felino selvaggio. [dal web] 

Cioccolato: per la precisione Trinitario di Domori. Hanno recentemente cambiato il catalogo, quindi dovrò assaggiarli tutti per indicarvelo con esattezza, intanto vi dico che aveva il sapore dei datteri e dei frutti rossi, e qualcosa che ricordava il tabacco. Una barretta da 75 gr. per due persone è stato troppo poco. 

Silenzi: Non ho scelto io il silenzio, e il silenzio che ha invaso me. [Ezra Pound] 


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* Champagne è una provincia e una (ex) regione (Champagne-Ardenne) della Francia dove si produce l’omonimo vino spumante. Essendo un luogo geografico indicato, appunto, anche in etichetta si scrive in maiuscolo come Campania o Capri bianco. 

** A domanda diretta di Antonio Franchini sulle ragioni, oltre quelle lavorative, per cui si trasferì, rispose: “Perché in Svezia si chiavava, a Napoli no.”

posted by Mauro Erro @ 17:41,

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