Capisci a me: il sintomatico mistero della cipolla
venerdì 28 aprile 2017
Caro Marty,
vivo in Emilia ma di origine sono napoletana e avevo voglia di cucinare per una cena con amici la classica pasta e patate con provola. Ho chiamato casa per un dubbio sulla ricetta: mia sorella dice che ci vuole l’aglio, io, invece, sono convinta che la tradizione richieda la cipolla. Che ci metto?
Maria, patanellaemiliana88
Cipolla.
Caro Marty,
ho una bottiglia di Barolo del 1961 (l’etichetta è rovinata e non leggo il nome della cantina) spuntata da uno sgabuzzino durante il trasloco delle cose del nonno in un ospizio. Lui non beve dai primi del duemila, per il dolore provato quando seppe che la Vitti si era ritirata definitivamente dalle scene. L’ho tenuta io: che valore avrà? Come posso sapere se è ancora buona?
Luca, cinicalanga92
L’unico modo per saperlo è stappandola, ma ti consiglio di fare così: vai all’enoteca più vicina e chiedi se ti danno una loro busta. Nel caso occorra compra la bottiglia più economica che hanno, l’importante è ottenere la busta che conserverai fino alla prima occasione in cui ti inviteranno ad una cena. Sarà la giusta circostanza per fare una grande figura e provarla (la stapperanno sicuramente con te, quindi dotati di cavatappi a lame). Male che vada potrai dare la colpa all’enoteca che te l’ha venduta e parlarne malissimo.
Caro Marty,
sono Emma, 43 anni, impiegata pubblica, due figli e un marito, Carlo, anni 47, con cui sono sposata da 10 anni dopo un fidanzamento di 5. Una famiglia normale, alcun picco, nessuno abisso, mai una travolgente avventura: una vita anonima ma tranquilla, una casa di proprietà e il mutuo da pagare, il Suv che ha preso il posto della vecchia station wagon, l’eterno dilemma se prendere o meno un labrador. Tutto questo fino a 5 anni fa quando mio marito, per sopraggiunti limiti di età, ha deciso di sostituire il calcetto del giovedì sera con la sua nuova passione: il vino. Ha iniziato a partecipare a cene e serate di degustazione, poi sono venuti i corsi di approccio, infine quello da sommelier. All’inizio dubitavo del suo interesse, in fondo il mondo dell’enologia è largamente popolato da amanti fraudolenti: finti appassionati che per la moda del momento gioiscono al sentire l’odore di merd de poule o di sella di cavallo sudata. Poco male, credevo, se mio marito era entrato in quella composita élite classista, perbenista e, diciamolo, moralista, più interessata a ciò che circonda il bicchiere che a quello che ci sta dentro. Prima o poi, gli sarebbe passata, pensavo. Invece, era solo l’inizio. Parallelamente alla sua misantropa negazione di tutti i traguardi ritenuti ragionevolmente auspicabili nella vita individuale e di coppia (sono parole sue) è cresciuta in lui la necessità di discostarsi nettamente da quel “mondo finto e patinato”. Ha creato così una sua associazione, si incontrano ormai due, tre volte la settimana, scrive di vino su un blog il cui manifesto recita che “bisogna liberarsi dalla concezione esclusivamente normativa e binaria e del modo in cui le identità del vino e del bevitore vogliono essere per forza costrette in delle definizioni predefinite”, che io non ho mai capito bene cosa significasse, se non che alle cene di degustazione si passa “laicamente” dalle birre Lambic ai vini macerati, dalla vermouth di un amico al distillato di albicocche del Vesuvio di Capovilla. Come queste cene vadano a finire ti lascio immaginare.
L’altro giorno eravamo a cena con dei colleghi, miei, e Carlo stappando subito una bottiglia dice: “il senso di un enigma di cui la soluzione è persa nel tempo”. Dopodiché, si accomoda in posizione sfinge, e muto rimane fino alla fine.
Non so più che fare, credo che il mio matrimonio stia andando a rotoli. Aiutami.
Emmanò74
Cara Emma, Battiato direbbe che si tratta di Sintomatico mistero: sul ponte sventola bandiera bianca / sul ponte sventola bandiera bianca. Un abbraccio.
[prove tecniche di rubrica: Capisci a me.]
posted by Mauro Erro @ 11:02,