Il brodo di pietre del Mediterraneo

Predrag Matvejević

Le enciclopedie culinarie e i trattati, la cui scelta è ampia e il gusto raffinato (il mio modesto Breviario non tenta neppure di riferire o sintetizzare prodotti di questa specie di arte), per lo più trascurano il brodo di pietre. Ma qui merita di essere citato. Si prendono da un posto fino al quale non giunga la bassa marea duo o tre pietre, né troppo grandi né troppo piccole, inscurite dalla lunga permanenza sul fondo del mare e diventate quasi gialle o brune; si cuociono a lungo nell’acqua piovana fino a che non esca tutto ciò che si trova nei loro pori; si aggiungono alcune foglie di alloro e di timo e, infine, un cucchiaio d’olio d’oliva e di aceto di vino. Se sono state scelte pietre adeguate, non c’è neppure bisogno di salare. Questo tipo di brodo, noto praticamente su tutte le isole dello Ionio, dell’Adriatico e del mare Tirreno, lo cucinavano gli Illiri, i Greci, i Liburni e probabilmente già i Fenici, gli Etruschi, i Pelasgi. Il brodo di pietra è antico come la miseria del Mediterraneo. 

Predrag Matvejević, Breviario Mediterraneo. 

(Ne parleranno stasera alle 21:00 Nicola Argenziano, Marco Ciriello e Mario Colella a Rumore Bianco - regia di Giulio Romolo, redazione di Monica Vegliante)

posted by Mauro Erro @ 10:25,

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