Gli ingenui di Real Madrid - Napoli



C’è un antico dualismo nell’uomo, causa molto diffusa oggi di tormenti che a Napoli conosciamo bene: ciò che si vorrebbe essere e ciò che si è. Sorrido mentre leggo e sento dire con apprezzabile ingenuità: il Napoli non è stato sé, non ha giocato come sa. Si? 
Anche navigati come Sconcerti sul Corriere della Sera, eppure non mi sembra. Il Napoli ha perso per diversi motivi, tattici e tecnici, ma soprattutto perché ha mostrato quel decifit di cui ci lamentiamo tutti da inizio stagione: la mentalità. Essere a Madrid al Bernabéu certo non aiuta e ben ha fatto De Laurentiis a strigliare tutti nel dopo partita. Il Napoli è mancato in alcuni giocatori come Zielinski (5) e Mertens (4) non per difetto fisico o di forma: come vedete non è solo questione di età, ma anche di abitudine a certe partite, a certe pressioni, allo scontro con certi avversari. Zielinski non ne ha avuto il tempo, Mertens sì, ma sono mancate le occasioni. Alcune le spreca. Un altro errore che stiamo facendo è quello di vestire un nuovo Masaniello, dopo Gonzalo. E quindi anche di farci distrarre, perché i complimenti vanno fatti al gioco del Napoli innanzitutto, poi anche al piccolo belga, ma una vecchia regola del calcio insegna che i gol si pesano, non si contano. Farne 3, 4 in una partita va bene per le statistiche, ma per vincere bisogna fare quelli decisivi, e sotto porta non si può sbagliare il possibile 3 a 2, risultato immeritato, ma estremamente utile. Spiega il voto. 

Altri hanno abbinato la mancanza fisica con l’immaturità, vedi Koulibaly (5 meno un quarto): che sia tornato non al meglio dalla Coppa d’Africa si vedeva già con il Genoa, ma bisogna sapersi gestire e non si mette il culo a terra in area di rigore con Cristiano Ronaldo come se si giocasse in serie C. A questi livelli ogni errore si paga. 2 a 1 per loro, e se non abbiamo preso un’imbarcata è solo grazie al DNA degli spagnoli: squadra pragmatica che ha tirato il freno a mano, anche perché era evidente la paura di farsi male. Li abbiamo spaventati, lo hanno detto un po’ tutti i giocatori del Real e temono il ritorno ben sapendo chi sono. Lo so che a noi napoletani capita tutti i giorni che il Real Madrid ci pensi. È una battuta, qualcuno dovesse fraintendere. Si, possiamo far male al Real, alcune ripartenze, la velocità con cui le abbiamo fatte, il gol di Insigne (9) avranno lasciato negli occhi dei tifosi spagnoli un bel carico di meraviglia. Applausi meritati ad Insigne, forse il migliore in campo tra tutti, anche per personalità quando decide di andarsi a prendere la palla, ogni volta sempre più pesante, dando a noi la sensazione che qualcosa possa accadere. E che gol. 

Tatticamente vince Zidane, non perde Sarri (6), anche se cambiare modulo alla fine è stato un po’ inutile, forse dannoso, perché con il solito abbiamo mostrato di poterli colpire. Alla fine sono i giocatori che vanno in campo, ma la mossa di tenere costantemente alto Marcelo giocando in superiorità numerica con Ronaldo su Hisay (4 e mezzo) sul cambio campo da destra ha prodotto i suoi effetti: allargare le maglie del Napoli strette sul lato palla, costringere Zielinski e Callejon a rincorrere limitandone la capacità offensiva. A proposito di Hysaj e del dualismo iniziale, ho riso ricordandomi delle parole del suo procuratore che parlava degli interessamenti di Bayern Monaco e Barcellona, se ricordo bene. Dirlo dopo una partita con l’Empoli o il Palermo è un discorso, farlo dopo aver giocato con Ronaldo che con la palla ti semina puntualmente un altro. 

Osservava Marco Ciriello - che con l’intervista a Valdano e la storia del Real ha spiegato su Il Mattino la partita prima che si giocasse -, nei commenti a caldo del dopo, che De Laurentis da par suo aveva apparecchiato una grandiosa scenografia e una buona sceneggiatura. Sai che film? C’era il regista premio oscar (Sorrentino), il cardinale finto (Silvio Orlando), il Papa vero (Diego Armando Maradona) e il presidente in veste di produttore ad accompagnarlo passo passo tra i flash dei fotografi e gli obiettivi delle telecamere di tutto il mondo. Ci ha infilato dentro pure Veltroni, si è seduto al fianco del Re di Spagna, sperava di fare Pertini. Come produttore di sogni ha l’attenuante per l’ingenuità con cui ha immaginato un finale trionfale. E quindi il finale se lo è preso lo stesso, anche se un po’ incazzato, e noi dovremmo imparare che non si insegna il mestiere degli altri: sulla comunicazione si è preso tutto. Ha fatto bene, anzi al confronto con i presidenti vincenti degli ultimi anni, l’avvocato e il cavaliere, è stato bonario. Perché il Napoli è mancato in troppi giocatori, ci voleva più sfacciataggine, e non dovremmo trattarli come fossero bambini, come qualcosa da preservare: devono crescere e la crescita passa da queste partite, da queste delusioni, dalle strigliate e dalla fame di vittorie. Non frignerà sicuramente Sarri, non piangerà delle parole del presidente come una piccola creatura indifesa, e non dovremmo trattarlo come se lo fosse. Sa bene ciò che diceva il piccolo Boszik di Novi Sad, zio Vuja: “giocatori vincono, allenatori perdono”. Quindi farà scivolare via le cazzate di De Laurentiis, mi adeguo al loro linguaggio crudo, su Pavoletti e Mertens o sulla linea troppo alta che, invece, era troppo bassa. 

Anche noi tifosi dobbiamo imparare a conoscerci. Al di là dei sogni, abbiamo la consapevolezza che siamo nettamente più forti di tutti in campionato, solo la Juve a Torino ci intimorisce. Lo stesso opportuno timore avevamo ieri, perchè sapevamo chi erano loro e speravamo di essere altro, non i soliti. Però siamo anche quelli che in quindicimila occupano il Bernabéu avendone rispetto. Perché siamo quelli del San Paolo, e al ritorno potranno anche segnarci in qualsiasi momento, ma noi possiamo ancora dargli una lezione, sul chi siamo e sul come sappiamo giocare.

Andata degli Ottavi di finale di Champions League. Real Madrid -  Napoli 3 a 1

[prove tecniche di rubrica di un tifoso anglo-napoletano: Il deserto dei leoni]

posted by Mauro Erro @ 10:56,

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