Conta solo il campo o di Napoli - Lazio

Marek Hamsik

C’è il rettangolo di gioco, e poi c’è tutto quello che ne sta fuori. In quel rettangolo, ieri sera, il Napoli ha tenuto la palla per il 61% del tempo, ha tirato 19 volte: la Lazio solo 6, in porta solo tre, mentre noi in 12 occasioni. Marchetti è dovuto intervenire 9 volte, di cui 5 decisive, mentre Reina (4) solo due, e in una sappiamo quel che è successo. Insomma il Napoli (6 ½), a dirla tutta, dovrebbe forse recarsi al Duomo e pregare San Gennaro, perché tutti gli incidenti possibili, e pure quelli impossibili, gli stanno capitando. Succede. Un periodo che speriamo finisca presto di jella nera che più nera non si può. Poi a cercare di migliorarsi, a guardare ciò che non funziona ancora al meglio, si può aggiungere che attacchiamo soprattutto a sinistra o per vie centrali, poco a destra, diventando così prevedibili. Ci manca una prima punta, e non parlo di quello rotto, ma di Gabbiadini (4), che le sue occasioni per dimostrare di essere da Napoli, di poter giocare in un club che ha ambiziosi traguardi, le ha avute e le ha fallite tutte. C’è un errore di scelta tecnica fatta nella sessione di calcio mercato: forse meglio vendere Gabbiadini e prendere uno come Immobile, una prima punta naturale, a quattro soldi. 

Poi c’è quel che accade fuori dal rettangolo di gioco. Le dichiarazioni del presidente, ad esempio, che dal cinema viene e di protagonismo è sempre stato malato. Eppure, tra le tante cose dette, anche un po’ infide, ci si dimentica la chiosa finale: “ma ha ragione il mister, poi l’ho capito”. E così vale per Sarri: “Avrei preferito me lo dicesse in privato, ma noi siamo suoi dipendenti, e quindi può far ciò che vuole”. Insomma, dialettica sì, ma pure buon senso. Quel che manca a parte della piazza secondo cui, per incidenti e sfortune, adesso bisognerebbe cambiar modulo, interpreti, allenatore, società, città, presidente del consiglio. Poi ci sono gli organi di stampa che dimenticano il loro ruolo di mediatori, di critici assennati e che scelgono di imbastire campagne stampa (sì, son tifoso, ma mi sono anche trovato nelle cucine dell’editoria e so bene come si fanno certe cose) gettando benzina sul fuoco, cavalcando la novità e il cambiamento che non si conosce, niente di più facile, credendo o facendo finta che da qualche parte ci sia un coniglio nascosto in un cilindro: guardate che è roba da illusionisti, è solo un’illusione, Masaniello è morto, Maradona in pensione, per il resto il successo è una lunga pazienza, che si costruisce un mattoncino alla volta, sin prisa sin pausa. Prima fanno diventare in un quarto d’ora Boniek Zielinski (5 ½), ieri non sufficiente, poi puntano sul 19enne Diawara (6), acerbo nella costruzione di gioco, il che ha costretto i difensori centrali al ruolo di impostazione della manovra, certo non il massimo, e ad un super lavoro di Marek Hamsik (7 ½) uscito poi per crampi, e che adesso inneggeranno a Rog, che non conosciamo, e che sicuramente, per loro, Sarri non schiera per ripicca, nonostante sia, sempre per loro, 26 volte più forte di Diego Armando. Capaci di immaginare, solo per attirare lettori e click, un “comitato di liberazione da Jorginho” (e adesso che lo abbiamo tolto che abbiam risolto?), facendo peggio di chi fischia questa squadra e questi giocatori, invece di preservare il più forte metodista dello scorso campionato, un patrimonio del Napoli, se al Napoli tengono, ovviamente. D’altronde, sono gli stessi che scrivono dodici editoriali al giorno, firmandone però uno ogni sei, che dichiaravano di rappresentare la borghesia e l’intellighenzia napoletana e che infine si sono ritrovati neanche con la pancia, ma con le viscere della città. Peccato non siano neanche lontanamente Matilde Serao. 

Bisogna solo eliminare certe scorie, guardare con fiducia al sol dell’avvenire, e tifare sempre forza Napoli. 

Dodicesima di campionato.  Napoli - Lazio 1 a 1 

[prove tecniche di rubrica di un tifoso anglo-napoletano: Il deserto dei leoni]

posted by Mauro Erro @ 12:19,

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