Il tempo accelerato o di Crotone - Napoli



Alla vigilia di Juve - Napoli, dello scorso anno, Arrigo Sacchi disse: Alla Juve per vincere basta fare la Juve, il Napoli deve fare la partita perfetta. Ossia: la Juve può giocare pure male, come spesso accade, ma la solidità nonché il cinismo di cui è dotata e qualche campioncino in squadra gli permettono quasi sempre di portare il risultato a casa, mentre il Napoli deve tirar fuori la sua migliore prestazione di squadra. Come andò a finire lo sappiamo tutti. Il Napoli è il miglior collettivo in campo, il che non vuol dire la migliore rosa. Quest’anno Juve e Inter ci sono sulla carta superiori, forse pure la Roma, eppure basta guardare a ciò che accade a Milano. Questo per dire soprattutto del povero Jorginho, il miglior metodista dello scorso campionato che quest’anno paga, soprattutto in alcune partite, l’aumento delle distanze tra i reparti. Siamo più lunghi, lui, mingherlino, deve correre di più e la mancanza di ossigeno gli fa sbagliare qualche passaggio, ahinoi in qualche caso decisivo. Lui si esalta quando gioca vicino. E mica solo lui: uno dei più bravi con queste caratteristiche si chiama Marco Verratti, sta a Paris, lo voleva il Real. Uno che un paio di settimane fa emulava Jorginho in Nazionale con un retropassaggio sbagliato a Buffon - che emulava il Reina peggiore - da cui veniva il momentaneo pareggio macedone. E questo che c’entra? Non è questa la domanda, ma quella che segue: dopo l'Empoli, sabato a Torino, Jorginho o Diawara? Perché sono abbastanza sicuro che il giovane 19enne guineano stamane si è preso gran parte delle prime pagine dei giornali e molti dei cuori dei tifosi. È il nuovo salvatore della patria, strumento per portare avanti l’insolita battaglia del nuovo che avanza e dei giovani, espressione della frangia renzista della tifoseria napoletana che qualche settimana fa approfittava di Zielinski, diventato Boniek a sua insaputa. Eppure, guarda caso, Sarri fa esordire Diawara (6) con il fanalino di coda Crotone, un punto solo al momento in campionato: e lui ha l’intelligenza, l’umiltà e la furbizia per capire che meno ha la palla tra i piedi e meno sbaglia. Gioca uno o due tocchi al massimo, appoggia sempre dietro ai centrali o in orizzontale per un Hamsik sottotono o per Allan. Diligente, ordinato, è come il Napoli fino al 31esimo del primo tempo, fino all’espulsione di Gabbiadini. Per il resto è anonimo, come il Napoli, come la partita, bruttina che non è commentabile a meno di prendersi molto sul serio: in 10, contro il Crotone, non c’è molto da dire. Se non che il corollario del ragionamento è che del Napoli spesso bisognerebbe parlare o scrivere del collettivo e meno dei singoli, e non farò eccezione per Gabbiadini: almeno ci ha tolto dagli impicci e da qui a sabato sappiamo cosa dovremo fare. La farò invece per Reina (6 ½) e per il suo intervento, sempre 31esimo ma del secondo tempo, su Falcinelli mentre Koulibaly andava per farfalle. La farò per Sarri (7) che a Napoli ha capito quanto la percezione del tempo, qui accelerato, sia opinabile: per una piccola crisi di tre partite da indiscusso Maestro di calcio adesso ha sei milioni di tifosi che gli vogliono spiegare come deve fare ciò che non hanno mai fatto e che lui fa. 

Nona di campionato. Crotone - Napoli 1 a 2 

[prove tecniche di rubrica di un tifoso anglo-napoletano: Il deserto dei leoni]

posted by Mauro Erro @ 10:07,

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