O.P. ossia Il vero Bevitore, Paolo Monelli, Longanesi & C. 1963

Paolo Monelli

O della bibliofilia, avrei potuto aggiungere, intesa come amore per i libri e come disturbo psicologico che riguarda me, e ha riguardato anche Paolo Monelli: giornalista, scrittore e buongustaio, autore di due classici della letteratura gastronomica. Nato a Fiorano Modenese il 15 luglio del 1891, studiò al liceo classico Minghetti di Bologna prima di tentare l’ammissione all’Accademia di Torino per intraprendere la carriera militare sull’esempio del padre, il tenente colonello Ernesto, direttore dell’Ospedale militare di Bologna. Fu però respinto e conseguì in seguito la laurea in Giurisprudenza. Sin dai tempi del liceo iniziò una collaborazione al Resto del Carlino dove fu assunto come stenografo nel 1912: aveva frequentato dei corsi serali per sfuggire al divieto del padre di uscire di casa. “Al stenograf intellettuèl” lo definiva Mario Missiroli, direttore del giornale, perché a differenza dei colleghi aveva frequentato il liceo.

Prima edizione Longanesi 1963


Nonostante fosse militesente in quanto figlio unico - il fratello morì nel 1913 - partì come volontario arruolandosi negli alpini nella prima grande guerra e gli fu conferita per tre volte la medaglia al valore: partecipò alle battaglie in Valsugana e dell’Ortigara, promosso fino ai gradi di Capitano e posto al comando della 301ª compagnia del Battaglione Alpini Sciatori, "Monte Marmolada", nella disfatta di Caporetto. Il 5 dicembre del ’17 cadde prigioniero insieme ai pochi superstiti della sua compagnia, sfiniti dal gelo e dalla fame e fu condotto a piedi prima a Trento, poi al castello di Salisburgo da cui tentò invano due volte la fuga. Fu al congedo nel 1920 che iniziò la sua carriera di giornalista e di scrittore, con la collaborazione alla Gazzetta del Popolo da inviato - nei giorni di prigionia aveva conosciuto il redattore capo: a Vienna, in Cecoslovacchia, Polonia, poi a Berlino. Collabora in seguito con La Stampa e con il Corriere della Sera di Ojetti, ma è alla redazione de L’Alpino che conosce, alla fine degli anni ’20, il reduce, e disegnatore, Giuseppe Novello con il quale la prima collaborazione sarà La guerra è bella ma scomoda. 46 tavole di Giuseppe Novello con commento di Paolo Monelli, pubblicato a Milano, nel 1929, da Treves.



Alla Gazzetta del Popolo tornerà nel 1930, dopo il licenziamento dal Corriere in seguito all’articolo sulla crisi del regime di Miguel Primo de Rivera, avviando due anni dopo una rubrica a salvaguardia dell'italiano, riflessioni che confluiranno nel volume Barbaro dominio (Hoepli, 1933), e collaborando all’inserto umoristico del sabato Fuorisacco che ospitava le tavole di Giuseppe Novello, Augusto Camerini, Sto (Sergio Tofano), Livio Apolloni, Paolo Garretto e, tra gli altri, i racconti brillanti di Achille Campanile. La raccolta prenderà il nome de Il ghiottone errante (Treves, 1935), in cui Monelli e Novello (astemio e inappetente) sono protagonisti e narratori di un tour enogastronomico in tutta la penisola italiana. Sarà solo nel novembre del 1963 che Longanesi, per la collana La Vostra Via - Manuali e trattati del viver civile - pubblicherà il secondo libro di Paolo Monelli (dopo Il Ghiottone Errante) dedicato all’enogastronomia, stavolta tutto incentrato sulla figura dell’Optimus Potor: O.P. ossia Il vero Bevitore, arricchito da 13 disegni di Giuseppe Novello e da 12 tavole fotografiche fuori testo (pag. 313). 

Il ghiottone errante, Milano, Treves 1935

Il libro, molto ricercato dagli appassionati, è rimasto esaurito e fuori catalogo per oltre 50 anni fin quando è stato nuovamente pubblicato da una piccola casa editrice, Il Novello, per la collana Barrique, sul finire del 2015. Ne sono felice, ma peccato per quel crudele errore in quarta di copertina riportato in ogni dove su internet, da Amazon a Ibs fino ai più improvvidi recensori copia-incollatori: Optimus Potor, il bevitore per eccellenza: Paolo Monelli dedica se stesso in questo volume, uscito a puntate per la Gazzetta del Popolo e successivamente edito da Treves nel 1935 […]. Eppure, per non confondersi, sarebbe bastato arrivare a pagina 31 quando Monelli cita Hemingway che in Across the river and into the trees (Di là dal fiume e tra gli alberi) scrive del Valpolicella “cordiale come un fratello con cui si va d’accordo”: la prima edizione del romanzo di Hemingway fu edito da Scribner a New York solo nel settembre del 1950. Speriamo che prima o poi si ponga rimedio all’errore, ancor più crudele in questo caso, considerando l’amore e la patologia di cui Paolo Monelli era affetto come me: i libri: 11.000 volumi, oltre i giornali e le riviste, che furono donati alla sua morte, nel 1984, alla biblioteca statale Antonio Baldini di Roma e che fanno parte oggi del Fondo Monelli.

posted by Mauro Erro @ 13:50,

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