La luce nel vino
martedì 14 luglio 2015
Caravaggio ed io, Antonio De Core, 1992 |
Ero lì che pensavo a come scrivere della luce nel vino – perché per me la luce, nel vino ma non solo, è tutto o quasi – che ho iniziato a raccogliere tutti quei termini che trovavo nelle note di degustazione scritte dagli assaggiatori con cui sono in sintonia, e anche no, e che rimandavano alla luce. Scintillante cristallino e brillante, vividi contrasti, sfumato e iridescente, ombrosi chiaroscuri, sfocati dettagli luminosi e ancora. Ho pensato che avrei dovuto cercare in archivio da Monelli via Veronelli in poi se c’era qualcuno che avesse affrontato il tema, forse Rizzari, forse Giampiero Pulcini, chissà Sangiorgi, non ricordo, anche se a me di affrontare questo discorso che mi girava da tanto nella testa, quello della luce nel vino, mi ha spinto un libro che con il vino non c’entra nulla, che ha scritto Francesco De Core e si chiama Un pallido sole che scotta: un viaggio a Sud, raccontato anche attraverso la luce e le ombre con l’occhio allenato da un padre pittore.
E allora ho pensato che se uno deve citare un pittore dice sempre Caravaggio per parlare della luce, ma nella vita e nel vino la luce ha diverse declinazioni, mica solo Caravaggio: dal candido bagliore della giovinezza, alla luce accecante di Sancerre, ai quieti chiaroscuri della maturità e ancora e ancora. Allora ho chiesto a un po’ di amici di dirmi i nomi che gli venivano in mente a proposito della luce, non solo di pittori, e sono usciti fuori i coniugi Fishermans di Cagnaccio di San Pietro, i Riflessi sulla spiaggia di Piero Guccione, la malinconia delle foto di Luigi Ghirri, l’irrealtà reale di Massimo Siragusa, i chiaroscuri sfocati di Paolo Pellegrin, e ancora e ancora. Ad ogni consiglio, ad ogni vino, era un e ancora e ancora, e più di un articolo ne veniva fuori un saggio tra vino, pittura e fotografia e chissà ancora cosa e, sinceramente, se fossi un consulente editoriale direi: ma sei pazzo a pubblicare una cosa del genere? E mentre cercavo chissà perché un titolo, alcuni dei quali sembravano gli slogan pubblicitari dei detersivi dove tutto splende e luccica, mi son detto che, intanto che ci penso, vado al mare, a Trentova, ché lì c’è una bella luce tra le otto e le undici, e che ci sta bene una bottiglia di bianco, il Collio 2014 di Edi Keber, dopo.
[Brilli di luce impropria, forse una rubrica, ma non un saggio non saggio]
posted by Mauro Erro @ 08:06,
2 Comments:
- At 14 luglio 2015 alle ore 09:13, said...
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Bello, bravo. In effetti qualcosa scrivei:
http://vino.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/03/09/finestre-di-luce/ - At 14 luglio 2015 alle ore 09:26, Mauro Erro said...
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ecco,
aggiungo anche quello del Pulcini nazionale prontamente segnalatomi.
e ringrazio entrambi due.
http://ilviandantebevitore.blogspot.it/2012/01/spunti-di-vino-e-fotografia.html