Annate diverse
lunedì 26 gennaio 2015
Non esistono annate minori, ma diverse è una di quelle frasi che ho sentito spesso ripetere dai produttori e che ha sempre generato in me un composito sentimento di tenerezza e diffidenza. Tenerezza perché capisco che ogni scarrafone è bello a mamma sua, diffidenza perché so bene che il vino si deve anche vendere e il più buono è sempre l’ultimo. Ciò nonostante riconosco che non di rado, parlando dei vini figli di queste annate, sarebbe più corretto usare il termine diverse evitando così un valore di deminutio non sempre opportuno. Anche perché l’interpretazione (e la fortuna) può offrire spunti interessantissimi anche quando non ci aspettiamo molto visto l’andamento climatico.
È il caso ad esempio del Taurasi 2005 di Michele Perillo, vigneron in Castelfranci.
Della sua storia e di questo vino vi invito a leggere qui il bell'articolo di Paolo De Cristofaro (che ci tornerà utile anche in seguito), limitandomi a due parole due sulla base dell’esperienza ripetuta in questi ultimi mesi. E devo dire che se il profilo olfattivo, che necessita di respirare per liberarsi da alcune impuntature, si mostra coerente, non concessivo ma tenero al tempo stesso, vagando dalla note di frutta – tra l’amarena e la prugna – alle note di cenere, di balsami, di spezie…è al palato che il 2005 di Michele Perillo ha il suo sussulto, soprattutto nel finale del sorso. Un finale che non ha la potenza aromatica delle annate migliori, ma un senso di asciuttezza pregno di sapori, di rabarbaro, pompelmo e arancia amara e fumo e...
Altro esempio che mi è capitato ultimamente tra le mani, il naso e il palato è il Brunello di Montalcino 2009 di Pietroso, l’azienda guidata da Gianni Pignattai. Rubo dall’ultimo Enogea in distribuzione in questi giorni e dallo speciale I cru di Montalcino: Montosoli, firmato proprio da Paolo e arricchito dagli approfondimenti cartografici del masna, alcune notizie sull’azienda: [...] una piccola produzione da poco più di 35.000 bottiglie annue, derivante da circa 4 ettari (tutti a sangiovese) distribuiti su tre blocchi viticoli principali: Fornello (un ettaro circa nel quadrante nord, 350 metri di altitudine, terreni galestrosi), Colombaiolo (2 ettari sul versante sud, nei pressi dell’Abbazia di Sant’Antimo, 400 metri di altitudine, con argilla, tufo e galestro) e Pietroso (un ettaro attorno alla cantina, 500 metri di altitudine, suoli poveri, con tanta roccia e sasso). Le uve vengono lavorate separatamente, con vinificazioni classiche in acciaio, fermentazioni spontanee e macerazioni di circa tre settimane. Solo dopo qualche mese dalla vendemmia viene deciso il blend che prosegue l’affinamento da Brunello, perlopiù in rovere da 30 ettolitri [...].
Un Brunello che “non sarà” i 2010 che tutti aspettiamo - per verificare se sarà vera gloria - ma che si beve con estremo piacere. Perché è goloso e misurato, saporito ed elegante, non ingombra, ma accompagna chiudendo su un dolce e caldo abbraccio.
posted by Mauro Erro @ 17:00,