La vera storia di Pepe Cazzimma
martedì 11 novembre 2014
Non tutti conoscono la vera storia di Giuseppe Cazzimma, detto Pepe, singolare personaggio assurto ai giorni nostri a rappresentazione di un modo di essere e di concepire la vita dei napoletani (non tutti, ma quasi). E, a dirla tutta, credo non esista nessuno, se non due o tre persone, che possa dire di averlo conosciuto veramente. Una leggenda, una figura che sembra uscita dall’immaginazione della commedia partenopea.
Alto, moro, sempre abbronzato, occhi azzurri come il mare di Santa Lucia che ha più volte solcato sulle lance di Michele Zaza quando era dedito al contrabbando di sigarette. Su di lui non si hanno tracce all’anagrafe, l’età è un mistero. Così come è avvolta nell’ombra l’origine della famiglia, tranne le notizie che riguardano la progenitrice, Donna Imma. Prostituta, sfacciata sfrontata strafottente, operò ai tempi di Filumena Marturano in vicolo San Liborio avendo destino ben diverso. Fu un fantasioso impiegato dell’anagrafe a fare il resto.
Nato a vicolo IV° della Duchesca, le prime tracce, non scriviamo giovanili non conoscendone l’età, lo collocano a piazza Carità il 23 agosto 1970, la prima delle Quattro nottate napoletane, in compagnia dell’amico Agustino o’ pazzo in sella alla sua Gilera 125 truccata. Guidò la rivolta della gioventù partenopea che scendeva dai quartieri. Quattro notti di scontri, quattromila persone per strada, 56 feriti, 59 arrestati, 232 fermati, ma di Pepe, poi, nessuna traccia.
Nato a vicolo IV° della Duchesca, le prime tracce, non scriviamo giovanili non conoscendone l’età, lo collocano a piazza Carità il 23 agosto 1970, la prima delle Quattro nottate napoletane, in compagnia dell’amico Agustino o’ pazzo in sella alla sua Gilera 125 truccata. Guidò la rivolta della gioventù partenopea che scendeva dai quartieri. Quattro notti di scontri, quattromila persone per strada, 56 feriti, 59 arrestati, 232 fermati, ma di Pepe, poi, nessuna traccia.
Agostino, invece, fu arrestato a Piazza del Gesù il 18 settembre. Era in auto con degli amici.
(Altrimenti mica lo prendevano).
Il nostro Pepe ricomparve anni dopo nella prima formazione dei Napoli Centrale di cui fu padre spirituale con l’amico James Senese. Con quest’ultimo sono celebri (pare) i duetti che alternavano pura improvvisazione be bop tra sax, reading di poesie dei poeti beat intervallati ai versi di Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo, maleparole e assoli di asdrobalo: uno strumento disegnato dallo stesso Pepe, una variazione del mandolino classico partenopeo. L’unico esemplare, il suo, fu usato dallo stesso nel forno della pizzeria di Aurielo Fierro, in piazza del Gesù, per la cottura della margherita durante una commemorazione delle quattro nottate napoletane e dell’amico Agustino o’ pazzo, divenuto nel frattempo antiquario. Dell’asdrobalo si hanno solo le bozze disegnate su un tovagliolo del Cattlemen's Steakhouse di Oklahoma city, dove Pepe si recava in quegli anni per incontrare il suo mentore: J.J. Cale, autore tra le altre di After Midnight e Cocaine, rese celebri da Eric Clapton. Il creatore del Tucsa sound fu di grande ispirazione per Senese e Pepe e per il loro Duchesca sound, una miscela mediterranea tra blues, Africa, mercatini orientali, slang napoletano e americano da cui anche Pino Daniele trasse ispirazione per la sua musica. L’omaggio al nostro Pepe arrivò difatti anni dopo in A me me piace o’ blues (tengo a Cazzimma e faccio tutto quello che mi va pecchè so blues e nun voglio cagnà', 1983).
L’uso del cognome, nel significato generale (o generico) che, forse, conosciamo, compare per la prima volta (pare) in un articolo di Marina Cavalleri su La Repubblica del 15 maggio 1990.
Al di là delle leggende che si accompagnano negli anni alla sua figura va detto dell’origine del vezzeggiativo Pepe che gli fu affibbiato da Bruno Pesaola, il petisso, quando gli diede in consegna Omar Sivori e Altafini, pregandolo di esserne guida e di evitare che un brasiliano e un argentino potessero finire con lo scannarsi. Pepe li portava tutte le sere allo Shaker, o Alla Conchiglia o al Giardino degli Aranci su a Posillipo, ovunque ci fosse abbastanza alcol e abbastanza donne.
Le ultime notizie più o meno certe parlano di lui in Brasile, maestro del dottor Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, meglio conosciuto come Socrates, che dalle sue idee e i suoi principi trasse i valori della democrazia corinthiana e il motto “essere campioni è un dettaglio”.
Nel tempo, il suo essere sfacciato strafottente sfrontato indisponente e dispettoso si fece cinismo, finanche cattiveria (pare). Vi è di certo che scomparve e in tutta Napoli si perse memoria della sua figura e delle sue gesta, che rimasero però un humus fecondo. E che fine ha fatto Pepe Cazzimma divenne pian piano, Chi è Pepe Cazzimma? E oggi: cosa è la cazzimma?
foto di repertorio
foto di repertorio
posted by Mauro Erro @ 15:14,