In tempi di guide e premi...

Salavatore Di Giacomo


C'era un volta uno chef, un poeta/critico e una porposa vicina...

La storia di Monzù Arena mi è tornata alla mente l’ultima volta che sono stato Al Poeta, in piazza Salvatore di Giacomo, mentre mangiavo un soffice baccalà fritto e indugiavo a guardare i clienti che arrivavano e il guardiamacchine su una seggiola che intonava il suo prego? 
Mi ero impressionato e mi pareva di aver visto nell’ombra uno di quei smargiassi, “con l’albernuzzo di teletta sulle spalle, con cosciali e calze di stamma legate con cioffe e sciscioli, col cappello impennacchiato e ricco di passavolanti”, scesi al tramonto dal labirinto degl’Incarnati e de’ vichi di S. Antonio abate e finiti nelle pagine di quel libriccino che Di Giacomo pubblicò nel 1899: Taverne famose napoletane. 
Erano ombre, e tra quelle Monzù Arena e Letòmago mi tennero compagnia mentre proseguivo a mangiare baccalà fritto, bere fiano e ascoltare il guardiamacchine intonare il suo prego? 
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Giovanni Solla era stato, a’ tempi della pagliarella a Porta Capuana, un emulo, in ritardo, d’un famosissimo tavernaro chiamato Monzù Arena.  
Monzù Arena, verso il 1830, aveva taverna in una bottega posta in via del Carmine al numero 168, poco lontano dal teatro di Donna Peppa, che dalla marina de’ ‘e limuncelle era, in quell’anno, passato alla Porta del Carmine. Al 1834 il padrone della taverna pensò di piantar sulla riva del mare, dirimpetto precisamente al Castello del Carmine, una baracca decente, e disporle davanti le tavole. Fece questo, come s’intende, nell’estate e si accorse subito d’aver avuto un’eccellente idea. La nuova taverna all’aria aperta incitò frequentatori a centinaia, la voce si sparse, e volò, specie, la fama di certe squisite fritture di pesce le quali non si mangiavano che lì. E da quell’aver disposto sull’arena le tavole e la baracca il tavernaro fu chiamato Monzù all’arena, poi Monzù Arena addirittura. A onor suo si scrisse in prosa e in versi: giusto ho davanti un raro libriccino stampato in quel 1834 da tal Giuliano Letòmago* del quale ho cercato invano d’appurare il nome vero. [continua a leggere su Campania Stories]

posted by Mauro Erro @ 10:11,

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