In punta di piedi

Pino Ratto, da I vignaioli storici


Parcheggiò la dyane rossa davanti ad uno dei cabaret di Pigalle ed entrò da una porta laterale. Sotto il cappotto aveva un doppio petto gessato grigio scuro, la cravatta, nodo Windsor, faceva pendant con la pochette che spuntò dal taschino quando tolse il soprabito e se lo poggiò sul braccio. 
Si fermò incantato ad ammirare dalle quinte Joséphine Baker che sul palco con la gonnellina di banane ballava un charlestone dimenando le anche come solo lei sapeva fare. Sorrise, brillavano i verdi occhi; bellissima, disse. 
Nei camerini suonava battendo il ritmo con il piede guardando le foto di manouche Django Reinhardt – baffi a pennetta chitarra sigaretta – di cui non riusciva a pronunciare il nome senza provocare illarità con quella erre scrocchiante. Gesti precisi e decisi, donne gonne, vino jazz e calcio. 
Sempre a cercare di essere il migliore, a far gol in qualunque cosa facesse, sempre dietro ad un’emozione
A quarant’anni indossò un camice per ventiquattrore di fila alla farmacia Pescetto, aperta giorno e notte, in piazza Acquaverde, davanti alla Stazione di Principe. Dottore in Farmacia per un giorno a Genova, gli altri sei in vigna tra Ovada e Rocca Grimalda perché tra i vecchi a quei tempi c’era un’abitudine, quando si da una parola è una parola. Soprattutto se data a tuo padre.
Se volevi andarlo a trovare dovevi telefonare alla mezza, sacra ora del pranzo, o alla sera, prima che si addormentasse. 
E qualche volta bevevi il suo vino e gli dicevi cazzo, hai fatto un capolavoro. 
Donne gonne, vino jazz e calcio. Pino Ratto
“Andiamo avanti, in punta di piedi. Con delicatezza.”

posted by Mauro Erro @ 15:20,

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