Il successo è una lunga pazienza

Los Angeles 1984, i fratelli Abbagnale vincono il loro primo oro olimpico

Alle 12 e 28 del 5 agosto la temperatura registrata era di 32 gradi, il tasso di umidità stazionava al 65%, ero imbottigliato in 5 chilometri di coda e, senza un goccio d’acqua, ero stravolto. Non erano solo le condizioni appena descritte che mi facevano sentire del tutto sfatto, era proprio quel periodo a non essere tra i migliori. Mancava poco alle ferie, ma sembrava che non arrivassero mai, e per chi come me mangia e beve per lavoro era il momento più intenso. Nell’ultimo mese sull’agenda tre volte la settimana era segnata la parola ristorante e almeno un migliaio di vini assaggiati avevano fatto da condimento. Con quel caldo che sfriggeva sembrava di sudare alcol e frittura: lasciai perdere, tanto non sarei mai arrivato in orario al ristorante dove ero diretto, presi l’uscita per Castellamare di Stabia alla ricerca di un po’ d’acqua. 
Quando mi resi conto di essermi perso mi trovavo in via Bonito, e un cartello alla mia destra indicava il Circolo Nautico Stabia: un poco d’acqua volevo, non esageriamo. 
All’incirca una quarantina di anni fa davanti a quello stesso cartello e quasi per caso ci era finito Giuseppe Abbagnale. Era l’alba, aveva più o meno quattordici anni e non sapeva nuotare. Secondo alcuni era stato suo padre Vincenzo a mandarlo lì: aveva pensato che nuotare lo avrebbe reso più forte. Più forte per aiutarlo nei campi giacché Giuseppe era il primogenito, e con Carmine e Agostino avrebbe dato una mano al padre, mentre Maria e le gemelle Nunzia e Rosanna avrebbero aiutato mamma Virginia in casa. Secondo altri Giuseppe si trovava lì perché non aveva nessuna intenzione di coltivare gladioli a Messigno, piccola frazione del comune di Pompei. [continua a leggere su Campaniastories...]

posted by Mauro Erro @ 09:39,

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