Il Grande vino
lunedì 4 giugno 2012
- “Pronto, Signor Pèllaro?”
- “Si?”
- “Salve sono Mauro Erro, la chiamo per quel campione di vino che mi ha lasciato?”
- “Ah si, l’ha assaggiato?”
- “Si, l’ho assaggiato. Solo una domanda: ma rispetto all’esordio, al vino dell’anno scorso, avete cambiato qualcosa nel modo di farlo?”
- “No, che io ricordi no. Perchè?”
- “Sicuro? Negli affinamenti, ad esempio, non avete cambiato nulla?”
- “Argh, ha ragione. Quindi se n’è accorto? Abbiamo comprato i legni nuovi. Quelli piccoli. Il vino c’è stato 24 mesi dentro.”
- “E si sente.”
Avete presente gli odori che sentite quando entrate in una falegnameria? Di legno nuovo e di affumicato da bruciatura, con il sibilo della sega ancora in funzione che vi fa percorrere un leggero brivido dietro la schiena?
Il vino odorava proprio di quello e al palato, dopo che oltre la bocca si era raggrinzito pure il collo per la disidratazione provocata dalla quantità di tannini presenti, un prorompente finale amaro chiudeva l’assaggio.
-“Bene, mi fa piacere che si senta. Volevo fare un grande vino.”
- “Mi scusi Pèllaro, ma perché questo cambiamento, il vino dell’anno scorso era cosi buono, così fruttato, godibile. Come mai avete deciso di cambiare l’affinamento?”
- “Gliel’ho detto. Volevo fare un grande vino. Poi abbiamo fatto un secondo vino, affinato solo in acciaio.”
- “Ah ecco. Pèllaro mi ricorda quante bottiglie produce?”
- “Settemila.”
- “E c’era bisogno di fare un secondo vino?”
- “Si, un vino più fruttato, più godibile, più facile da bere.”
- “???”
Una cosa che non ho mai capito frequentando i produttori nei miei giri, sono i tanti che nel vino cercano una sorta di riscatto sociale che si traduce nella solita ambizione: fare il Grande vino. Non un buon vino, ma un grande vino. Un grande vino che per tanto tempo e ancora oggi ha una sua ricetta consolidata: una grande cantina, un grande enologo, legno nuovo, eccetera eccetera.
Di questi produttori, mai nessuno che abbia semplicemente pensato che oltre un bravo interprete e un vitigno o più vitigni che si prestassero a tale ambizione, ci voglia una grande vigna.
E che di grandi vigne, non ce ne sono, ahimè, decine e decine per ogni comune italiano.
posted by Mauro Erro @ 09:15,
1 Comments:
- At 4 giugno 2012 alle ore 14:22, gianpaolo said...
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Sono completamente d'accordo con te. In piu', anche avendo la vigna giusta, e' l'idea di fare il "grande vino" che porta ad accumulare errori di ogni genere. Meglio "accontentarsi" di fare il vino che viene da una bella vigna, lasciandolo esprimere. Se sara' grande o no, alla fine mi sembra il punto meno interessante.