Baci e Abbracci
martedì 29 maggio 2012
Una decina di giorni fa, Roberto Maria Adago, ex socio del popolare brand di abbigliamento Baci e Abbracci, ha preso a morsi un suo amico all’indomani mattina di una notte in cui lo aveva ospitato a casa, perché, a suo dire, reo di avergli rubato il telefonino. Gli ha staccato un pezzo di naso.
D’altronde chi non ha preso mai a morsi un amico o gli ha fregato il cellulare?
Questa manifestazione del surreale mi ha spinto ad una riflessione nella mia frequentazione dei social, agli “amici”, gli abbracci e il mondo dell’enogastronomia.
Appena accedo a facebook e in misura minore su twitter mi trovo davanti un susseguirsi di abbracci ripetuti tra tutti sotto la luce dei flash e dentro un obiettivo. Un festival dell’abbraccio (e del bacio) tra recensori e recensiti, blogger e ristoratori, giornalisti e blogger, produttori e ristoratori e via così fino agli appassionati che frequentano l’ambiente.
Uno stato di perenne euforia, una serie d’immagini un po’ stridenti ed alla fine le stesse facce e le stesse situazioni, serate mondane, ristoranti, presentazioni immancabili che poco fanno pendant con i visi delle persone che vedo io fuori dalla mia piccola enoteca di quartiere, visi segnati dalle angosce e le ansie del momento.
Ma che male c’è, godiamocela finché possiamo, dirà qualcuno.
Fosse vero, accetterei questa spruzzata di dolce vita un po’ cafona senza battere ciglio.
Ma poi, invece, una parte della realtà racconta di tanti giovani giornalisti precari senza un contratto, ma a partita iva o disoccupati che appena ci parli dietro le quinte non sono neanche incazzati ma rassegnati, una marea di blogger che odiano il proprio lavoro e coltivano nel tempo libero una passione che vorrebbero trasformare nel proprio lavoro, altri che un lavoro non ce l’hanno e vorrebbero inventarselo. Produttori pieni di vino o che il vino magari lo riescono anche a vendere, ma non riescono a farsi pagare ed hanno un paio di mutui da coprire, di soldi e pif, por, perepeppepe da restituire. E le banche figurati se hanno liquidità. Di ristoratori che, quando va bene, non comprano vino da almeno un paio di stagioni e lo vedi dalle carte dei vini, quando va male, hanno chiuso.
Poi per fortuna, qualche bella storia che sia anche di successo la incontri e la racconti.
E poi infine ci sono quelli di cui non parla nessuno, i braccianti dell’est che vedi nelle Langhe o i magrebini nella piana del Sele. Comparse inconsapevoli al pari di tanti altri appassionati gaudenti.
Eppure quando si accendono i riflettori e scattano i flash tutti belli sorridenti a ripetere che va tutto bene e snocciolare qualche dato o trend positivo. Come se veramente i ristoranti fossero “tutti pieni”.
Perchè pare brutto fare altrimenti, bisogna dare fiducia, sorridere e dire che tutto va bene.
Una sorta di gioco, un Uomini e Donne condotto dalla De Filippi, dove ognuno è corteggiatore ed adulatore e corteggiato quando capita, seduto sul suo trono sia esso un fornello, uno spazio web o una pagina di carta.
Ognuno si è cresciuto il piccolo Berlusconi che ha in se.
posted by Mauro Erro @ 13:07,
1 Comments:
- At 31 maggio 2012 alle ore 11:29, M.Grazia said...
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Quanta verità in queste tue parole. Bellissimo scritto che condivido pienamente. Grazie