Quali nuove da Cirò?

Francesco De Franco

Dopo il cambio del disciplinare a cui tanti si sono inutilmente opposti, tra qualche giorno inizierà la vendemmia e, per la prima volta, il Cirò non sarà quello che abbiamo sempre conosciuto. Al gaglioppo, sottovalutato vitigno calabrese, si affiancheranno (nella misura del 10% al massimo) barbera e sangiovese e (per un altro 10% al massimo) cabernet sauvignon e merlot.
Noi, in un rapido sopralluogo cirotano, siamo andati a far visita ai principali oppositori del cambio del disciplinare, i migliori interpreti, allo stato attuale, del vino calabrese per eccellenza, il più grande e il più piccolo produttore di Cirò che continuano ad imbottigliarlo utilizzando solo ed esclusivamente gaglioppo: la famiglia Librandi e Francesco De Franco.
Di quest’ultimo abbiamo potuto assaggiare nuovamente le annate già proposte per vederne l’evoluzione, nonché verificare i nuovi vini in affinamento. Del rosato da gaglioppo prodotto da De Franco in molti già sanno (dal colore buccia di cipolla scarico e dalle infiltranti sensazioni di erbe aromatiche) e mentre il 2010 ‘A Vita riposa in vasca (solo acciaio per questo vino) mostrandosi nuovamente diverso rispetto alle due interpretazioni precedenti (grande potenza per questo vino e tannino cazzuto), la principale novità sarà proposta al commercio tra ottobre e novembre prossimi. Si tratta del Cirò ‘A Vita 2008 versione Riserva, parte affinato in acciaio e parte in legno. Un Cirò dal profilo baroleggiante (mi scuso dell’abuso), di corpo e grande struttura, dalle note floreali di viola, di agrumi, dalle sensazioni balsamiche che danno slancio ai profumi. Al palato succoso, teso e lungo nonostante il tenore alcolico. Da servire intorno ai 16 gradi.
Nicodemo Librandi, invece, ci ha accolto, dopo un accurato giro per le tenute per verificare le nuove sperimentazioni, con un ripasso del Duca Sanfelice, la selezione di Cirò che tanto lustro ha dato alla denominazione. Vinificato e affinato in solo acciaio, non ideato per durare nel tempo, oltre la nuova e meravigliosa 2009, abbiamo fatto un piccolo viaggio nel tempo che riporto di seguito fino al 1995, la prima annata della nuova impostazione voluta dall’enologo Donato Lanati che sostituì Severino Garofano. Visti i risultati e il prezzo proposto in cantina (5,60 euro) non credo ci sia molto da aggiungere.
Ah, sì, un’unica cosa: assaggiate anche il Cirò base e il Melissa Doc Asylia, gli altri due gaglioppo in purezza. Come bere molto bene, spendendo pochissimo.

Paolo e Nicodemo Librandi

La degustazione

Duca Sanfelice 1995 @@@@@
Rubino scarico e brillante, unghia aranciata.
Il profilo olfattivo ha prologo refrattario, crepuscolare e terroso: si avvertono note di corteccia, carrubo e spezie pungenti. Con il passare dei minuti prende confidenza con l’ambiente distendendosi. Alle note di cuoio si appaia una ciliegia ancor presente che dona vitalità al vino. Le impressioni floreali chiudono un bouquet che nel tempo aggiunge una vigoria inaspettata tanto da rendere questo vino il migliore dell’intera batteria per fascino ed emozione. Palato sereno e succo leggermente frenato, nel finale, da un tannino appena polveroso.

Duca Sanfelice 1997 @@@@
Rubino ancor carico che degrada appena sull’unghia.
Incipit caldo e austero, emerge un profilo terziarizzato, una pungente nota alcolica e sensazioni di sudore. Pian piano si ripulisce offrendo note di pesca e glicine; al sorso è potente e succoso al suo ingresso, più severo nel finale frenato da un tannino impettito e segnato da una leggera scia sapida. Soffre l’aria spegnendosi mano a mano.

Duca Sanfelice 1998 @@@
Ha sagoma bipolare: da un lato frutto in confetto e sensazioni di erbe aromatiche, salvia soprattutto, dall’altra sensazioni vespertine di foglie secche e goudron, di tè e infusi. Palato materico che s’infrange su un tannino smagliato che ne frena lo sviluppo, regalandoci, altresì, ritorni preziosi di erbe aromatiche.

Duca Sanfelice 1999 @@@/@
Appunti di terra bruciata e polvere di caffè aprono il bouquet su note di ciliegia e di finocchietto. Anche al palato si connota per questa luminosità e tensione fruttata; peccato che il centrobocca si svuoti leggermente e il finale sia un pelo amaro.

Duca Sanfelice 2000 @@@
Naso scuro di marmellata di frutta, di erbe mediterranee e resine balsamiche, di sensazioni chinate. Palato materico, grasso e oleoso, che sfuma nel finale essiccato dall’esuberanza alcolica. Tannino dolce.

Duca Sanfelice 2003 @@@
Profilo ombroso di carne frollata e polvere di cacao, di corteccia e resine, di more. Palato corpulento e succoso che allunga nel finale nonostante lo sbuffo alcolico. Chiude leggermente amaro.

Duca Sanfelice 2005 @@@@@
Naso turgido e adolescenziale di ciliegia, erbe aromatiche, punteggiato da note di finocchietto e anice, decorato da accennate sensazioni floreali e spruzzi di agrume amaro. Bocca croccante e fluida, saporita e tesa: rinfranca e appaga la presa sapida finale.

Duca Sanfelice 2008 @@@@@
Profilo quadrato, solido e potente, ha sugose note di lampone, ricordi di terra, slanci balsamici. Palato largo e sostanzioso: il tempo rasserenerà e distenderà questo vino ancora giovane, ma ricco di stoffa.

Duca Sanfelice 2009 (anteprima) @@@@@
Imprinting fruttato tra note di agrumi e ciliegia, di erbe pungenti. Palato polposo e ricco che non rinuncia ad una bella tensione acida. Non del tutto integrato l’alcol, chiude su un tannino fitto e sottile. Di belle speranze.

posted by Mauro Erro @ 10:07,

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