Il fattore q/p

Ieri notte avevo difficoltà ad addormentarmi e in un moto autolesionistico mi sono visto l’intervista di Luca Telese al Mini-stro Brunetta su ilfattquotidiano.it.
Una mezzoretta non imprescindibile a meno che non abbiate aspirazioni di tipo giornalistico e vogliate imparare come s’incalza l’interlocutore (o vogliate, laddove ce ne fosse bisogno, sapere chi è veramente tal Brunetta. A chi non bastasse e volesse approfondire, qui, a cura di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo, trova anche una bella inchiesta sul Mini-stro).

Ma il punto non è questo.
Il punto è che in questo paese i fatti non esistono ma esistono solo le opinioni. Ogni dato è falso, è propaganda frutto dei bolscevichi, sia si tratti della Cgil che della Banca d’Italia: una litania ripetuta per mezz’ora dal Brunetta.
Alla fine ogni aspirazione di un cittadino di conoscere una squarcio di verità è mal riposta.

Tornando all’ambito enogastronomico vige, nel giornalismo di settore odierno, una sorta di regola non scritta ma professata che recita così: parlar bene sì, parlar male no.
Il che mi pare non solo ambiguo, ma anche leggermente oscuro come concetto.
E perché mai, c’è da chiedersi.
La cronaca è cronaca e la critica dovrebbe essere critica. D’altronde in campo letterario o cinematografico non ho mai visto Giulio Ferroni o il Mereghetti farsi alcun problema a stroncare un’opera.

E così torniamo al nostro gioco dell’altro giorno, adotta un giornalista indipendente, dove il succo del discorso si concentra in quella parola finale: indipendente.

Ecco, una delle tante verità di questo settore sapete qual è: di giornalisti indipendenti, ossia che non dipendono se non dal proprio editore e che vivono del proprio lavoro, in questo campo ce ne sono pochissimi (che campano di scrittura, non di polpette laterali, manifestazioni et affini).
Probabilmente si contano su due mani.

Ed allora offro un dato, che non ha nulla di scientifico o statistico. Sapete qual è la pubblicazione che più viene citata dai clienti della nostra enoteca? Il mio vino (che non ho il piacere di leggere) e, nello specifico, la rubrica che valuta i vini considerando anche il parametro prezzo.

Un’assoluta particolarità in un paese in cui neanche la pubblicità comparativa ha mai avuto successo (da noi le grandi aziende fanno cartello e non si procurano danni l’un l’altro).

La cosa non mi meraviglia. L’unico giornalismo che ha senso di esistere è quello al servizio dei lettori/consumatori. Il resto sono opinioni nel migliore dei casi, propaganda e marchette inutili nel peggiore.

In conclusione, l’altro giorno mi sono bevuto l’ultima bottiglia del morellino di Scansano de I Botri 1994 (qui per saperne di più sull’azienda). 17 anni dopo un vino meraviglioso, in beva. Per l’annata in commercio pagate una decina di euro, chissà il ‘94 quanto costava all’epoca. Un vino semplicemente squisito, profondamente sangiovesco, elegante ed appagante. Molto più valido di tanti Brunello di Montalcino declamati ed esaltati che costano sei volte tanto. Ma soprattutto un vino dal forte potere evocativo.

Tornando all’esordio di questo scritto, quindi, se nella moria e nella crisi della stampa, un giornale come Il fatto quotidiano sta avendo un successo travolgente il motivo è presto detto: questione di quel benedetto rapporto qualità-prezzo.

Rapporto che, nell’ambito delle pubblicazioni del nostro settore, è, tranne poche eccezioni, a dir poco svantaggioso.
E, nel nostro ambito, non è solo prerogativa di alcune pubblicazioni. Ma anche di molti vini.
ah

posted by Mauro Erro @ 13:01,

2 Comments:

At 22 giugno 2011 alle ore 22:43, Anonymous Anonimo said...

conoscos brunetta et conosco il mio vino.
il primo est un pezzetto de m. perfettamente inseritos nel coro.
la seconda est una rivista fuori dal coro, ma muy tranquilla.
in italia, giustamentes, qui est che campas di giornalismo enogastronomicos veros?
venti cristiani in todos? bo?
ma questo non est problema.
problema est berluscones, politicos leccaculos, minzolines, germines, buffones, mignottes su poltrones.
italia est luogo bellissimos, in mano a fetientos.. perfettamente inseritos nel coro.
la seconda est una rivista fuori dal coro, ma muy tranquilla.
in italia, giustamentes, qui est che campas di giornalismo enogastronomicos veros?
venti cristiani in todos? bo?
ma questo non est problema.
problema est berluscones, politicos leccaculos, minzolines, germines, buffones, mignottes su poltrones.
italia est luogo bellissimos, in mano a fetientos.

GP

 
At 22 giugno 2011 alle ore 22:45, Anonymous Anonimo said...

me so scolatos ddù birroz ceres ngoppos una pizzas.. se vedes?

 

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