Sette giorni di cattivi pensieri

Gianni Mura

Stamane ho comprato il secondo volume dei Racconti d’autore della Domenica del Sole 24 ore. Una bella iniziativa editoriale a prezzi popolari – 50 centesimi più il costo del giornale – che affianca quelle già messe in atto dal Corrierone e dal gruppo editoriale l’Espresso con La Repubblica e manifesta la crisi della stampa: pur di accaparrarsi lettori e vendere qualche copia di più si è arrivati a prezzi stracciati.
Ve li ricordate i tempi in cui dopo il primo numero di lancio dell’iniziativa tutti quelli a seguire costavano 7,99-8,99-9,99?
È il mercato bellezza e i consumatori esultano: viva la free press.

L’altra settimana l’esordio è spettato a Hemingway e i suoi racconti ambientati durante la rivoluzione spagnola quando tornò ad essere cronista. Dopo il periodo francese post conflitto mondiale, Gertrude Stein e la generazione perduta, il successo del suo primo romanzo, Il sole sorge ancora e l’insuccesso di Morte nel pomeriggio, resoconto particolareggiato della corrida da cui fu sedotto durante le sue ripetute partecipazioni alla festa di San Fermin.

Racconti ricchi di epica ed eroismo, di silenzi e pause dove ciò che sta per accadere sembra essere decisivo e ogni situazione pennellata di atmosfere rarefatte, di eleganza, stile, trucchi di donna e gonne lunghe, fumo di sigaretta e buon gin e camerieri baffuti che avevano storie da raccontare.

Cose che mancano non poco ai giorni nostri.
Così come mi mancherà il puzzo d’inchiostro del giornale a cui sono romanticamente legato e le rubriche come quella di Gianni Mura, la domenica “sportiva” de La Repubblica: sette giorni di cattivi pensieri.
Può mancare qualcosa che non si è conosciuto?
Già perché è una rubrica che ho scoperto in ritardo e che sto leggendo a ritroso; d’altronde sull’archivio on-line del quotidiano si arriva fino al 1985 quando io avevo i miei giocondi sette anni.

Chissà se un giorno dovrò rammaricarmi per la mancanza di questo tipo di giornalismo sempre più difficile da trovare in questo mare di premi Hemingway. Mi riferisco a Sallusti, il direttore de Il Giornale che ha appena ricevuto questo importante riconoscimento; per la quale occasione, Vittorio Zucconi ex premio Ernest, ha rimembrato un vecchio e cinico detto americano: Literary and journalistic prizes are like hemorrhoids. Every asshole will get one sooner or later.

Mentre divoravo i pezzi di Mura l’uno dietro l’altro pensavo come manchi una bella rubrica di questo genere nell’ambito del vino: delle sberle bene assestate con lo stile e la grazia di un peso welter.
Tipo (mi scusi il Maestro): alla fiera del (w)est, per tre soldi, una denominazione di origine – controllata poco e garantita men che meno – mio padre comprò (voto 2). Il Veneto così passa a 14 docg aggiungendo la ‘Colli di Conegliano’, la ‘Montello Rosso’ o ‘Rosso del Montello’ e la ‘Friularo di Bagnoli’.
Guida la classifica cannonieri il Piemonte con 16. Ovviamente il rigore è dubbio.

L’altro giorno navigando su internet mi sono imbattuto nella solita noiosissima e reiterata discussione tra blogger che si interrogavano su business, passione, marchette chiedendosi, con l’ingenuità delle verginelle di Arcore, come ricavare un po’ di soldi dai loro post enoici (voto 3 e 1/2). Ho visto nel frattempo affollarsi i confini del paese gerontoiatrico di giovani giornalisti Indignados – si riconoscevano distintamente i volti di De Cristofaro, Boco, Gorgoni, Franceschini – che sventolavano curriculum e con sguardi torvi cantavano fatti più in la.
È sempre la free press, bellezza.
Ad un certo punto, in un momento di sincero cinismo, uno dei blogger ha premesso che tutti hanno diritto al loro quarto d’ora di celebrità.
Sembrava la parabola de Il vecchio e il mare capovolta con il vecchio che abbocca all’amo dello squalo, tutta forme e poca sostanza, Ruby.
Tu quoque blogger? E la libertà, la revolucion, la vera informazione? Tutto sacrificato sull’altare della popolarità e per un mucchietto di soldi?
6 per la sincerità che fa media con un bel 4 perché Warhol è demodé da una decina d’anni, perché quanto a sfacciataggine è difficile essere creativi con questa classe politica ed infine perché, oggi, il merito è cool (hai presente il Barcellona di iersera? Non tutti sono Messi – 9 e 1/2 – ma a quel punto meglio accontentarsi di una vita da mediano e di soli 5 minuti di popolarità).

A proposito di pesi welter, ossia di stile, grazia e pugilato, mi è appena arrivato l’ultimo Enogea numero 36 (oplà che segnalazione nuova) e mi chiedevo se Francesco Falcone (8+) – quello che prima del vino ha provato con i guantoni – avesse una casa. È sempre in giro e a bere.
Meno male che non lo ha ancora beccato la stradale. Lui salva la patente e noi abbiamo ancora qualcosa di buono da leggere.
Talvolta persino epico.
ah

posted by Mauro Erro @ 12:28,

2 Comments:

At 3 giugno 2011 alle ore 07:58, Anonymous Francesco Falcone said...

Caro Mauro, sono sinceramente imbarazzato: un voto così alto non lo avevo mai preso in vita mia. Mi sa proprio che quell'otto+, di cui ti sono grato, sei tu a meritarlo: per i contenuti dei tuoi pezzi e per una scrittura che ti "prende" e ti porta lontano. Spero di poterti incontrare, un giorno, magari nella tua terra, che adoro. Salutoni, Francesco

 
At 3 giugno 2011 alle ore 12:36, Blogger Mauro Erro said...

Va bene Francesco, un altro più per l'ironia e voli a 8 e 1/2 :-)

Grazie a te e sperem, anche perchè ogni volta che arrivo da qualche parte tu sei appena andato via (che sembra un po' la storia di beep beep e willy il coyote)

 

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