Prova Costume e Orti Comunitari

Si avvicina l’estate. Quanti di voi hanno cominciato la loro lunga e affannosa corsa per la prova costume? E come? Intensificando le ore sul tapis roulant? Gestendo faticosamente il fiato tra macchine e motorini cercando più di mantenere il ritmo che di evitare una ruota posteriore sul calcagno? Quanti di voi stanno andando avanti a litri di bibitoni super salutari al betacarotene che tanto fa bene all’abbronzatura?
Qualsiasi percorso voi seguiate per infilarvi il bikini all’ultima moda, un leit motiv vi perseguiterà: dieta dieta dieta! E come, se non mangiando verdure a più non posso, evitando cibi iper proteici e carboidrati?
Una dieta a base di verdure aiuterà sicuramente il vostro girovita, ma siamo sicuri che al giorno d’oggi verde vuol dire sano?
Quanto è inquinata e contaminata la nostra agricoltura?
Questa domanda mette a dura prova la nostra pazienza: se la carne fa male, il pesce è pieno di mercurio, le verdure sono piene di nitrati cosa dobbiamo mangiare???
Quanti di voi se lo saranno chiesto e se lo chiedono continuamente e quanti invece non si pongono assolutamente questo dubbio amletico e continuano a comprare verdure al supermercato snobbando i vermicelli e le formiche che potrebbero spuntare da una lattuga biologica?

Siamo abituati alle mele di Biancaneve e abbiamo dimenticato il sapore vero delle mele o meglio non l’abbiamo mai conosciuto. Ma se l’amica della mamma, quella lì che ha un piccolo orticello vicino casa, vi fa assaggiare le albicocche del suo alberello che cresce a sole e acqua, potreste scoprire sapori sconosciuti o semplicemente riposti nel cassetto più remoto della vostra memoria!
Ora, non è che tutti hanno un’amica della mamma che regala albicocche e, soprattutto, non tutti hanno la possibilità di coltivarsi il proprio orticello. Ma, oltre a qualche rivenditore biologico, esistono i balconi e gli orti comunitari!
Girovagando sul web mi sono trovata davanti a questo bell’articoletto di Suzanne Elston, ripreso da Julia Sammut sul sito Lefooding. Com. Avete mai sentito parlare di “giardini comunitari”?
Una forma di gestione comune di un terreno da parte di un gruppo di abitanti, nata in America del Nord e sviluppatasi in Francia. La pratica di coltivare l’orto in città non ha avuto sempre vita facile: fino all’epoca preindustriale campagna e città convivevano tranquillamente, ma poi si è verificata una certa “guerra all’orto” sostenuta dalla convinzione della moderna urbanistica e di molti architetti che le sorti e i destini delle città e delle persone che vi lavoravano fossero autonomi e distinti da quelli della campagna. La rinascita dell’interesse per la coltivazione dell’orto coincide con la crisi economica che ha colpito l’Europa a partire dagli anni Ottanta, mentre il ritorno alla coltivazione dell’orto anche in città è un fenomeno recentissimo, sino a pochi anni fa relegato all’ultima moda delle feste dei divi di Hollywood che invitavano gli ospiti a cena per offrire loro le primizie coltivate sulla propria terrazza o veranda.
Orto diffuso
Adesso è una necessità: l’orticoltura non è più una pratica snobistica, ma nasce dal desiderio, non solo di fare economia, ma di sicurezza alimentare per sé e per i propri figli.
Se si seguisse, come suggerisce Julia Sammut nell’articolo riportato sopra, la pratica di coltivare i suoli disponibili e consumare i loro frutti, si tornerà a:
- migliorare la sicurezza alimentare
- essere meno dipendenti della grande distribuzione
- inquinare meno
- fare entrare il verde nella città
- ridurre l’emissione di carbonio
- assorbire una parte dei rifiuti liquidi e solidi
- spendere meno denaro
- creare dei posti di impiego locali
- mangiare più alimenti freschi
Qui naturalmente il sistema degli orti comuni funziona bene, al punto che coltivandoli si può anche lottare contro la fame! L’articolo pubblicato su Lefooding.com rimanda, infatti, al programma “Grow a Row”, nato per iniziativa di due coniugi di Winnipeg, città della provincia canadese del Manitoba, con il principio di donare qualche chilo di patate (o altro), raccolti in questi giardini di prossimità, ad una banca alimentare locale. Da allora esiste la Winnipeg Harvest che semina ormai in tutti i paesi: ha distribuito circa 1,4 milioni di chili di buone verdure dalla sua creazione. Quest’anno è nato un Grow a Row Junior tagliato su misura per i bambini e i loro genitori che incoraggia i piccoli e i grandi a coltivare insieme cibi commestibili nei loro giardini di “casa”.
In Italia ci sono interessanti iniziative, molti comuni si sono attrezzati nella gestione dei cosiddetti orti sociali, affidati in partenza solo ai pensionati e recentemente anche a qualche fascia di persone più giovane, ma, come tutte le cose italiane, funzionano sempre a metà. Quando si parla di banca del seme in Italia si pensa solo ai cromosomi e non alla Banca alimentare come quella istituita in Canada. Ci aveva pensato il piccolo gruppo di amici della Compagnia del Giardinaggio creando una Banca del seme, purtroppo oggi chiusa.
Beh, che dire, mi auguro che la primavera di quest’anno oltre a farsi desiderare ci induca un po’ a riflettere affinché la prova costume sia non solo una questione “estetica”, ma anche…etica!

Adele Chiagano

Foto: Orto diffuso
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posted by Mauro Erro @ 09:49,

1 Comments:

At 20 maggio 2011 alle ore 18:03, Anonymous gasparino said...

http://www.fondazionelemadri.it/pdf/DEMETER%20PORTATORE%20DI%20VERO,%20BELLO,%20BUONO.pdf

 

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