Lettere alla redazione
lunedì 16 maggio 2011
Cari viandanti,
vi tolgo subito dagli imbarazzi e, saltando i rituali complimenti, vado dritto alla questione.
Ieri sera apro con degli amici una bottiglia di vino. Euro 40, nell’enoteca vicino casa.
Un rinomato vino italiano, di un’altrettanta rinomata zona italiana.
Un vino curatissimo. Non che voglia passare da esperto, ma un po’ di vino ne ho bevuto, grazie al mio babbo, ghiottone e bevitore, che mi ha lasciato in eredità cospicua cantina e memorie liquide. Tornando al nostro vino da 40 euro, era, come scrivevo, curatissimo: figlio di un’enologia ben presente. I sentori, per quanto possa apparire rischioso affermarlo, rimandavano a tutto, ai legni d’affinamento e a ben altro, ma per nulla al vitigno di cui doveva esser fatto.
Ora, non temiate viandanti, non è mio scopo mettervi in imbarazzo dicevo all’esordio, né con i complimenti né dicendo il produttore e vino in questione (ma perché non dovrei? Che peccato si commette?).
Io, per dirla tutta, fin quando tutto è lecito non ci vedo nulla di male, l’importante è che il vino sia buono. Per cui se uno aggiunge tannini, disacidifica, ci mette un po’ di gomma arabica, di lieviti e batteri (e qualche aromatizzante) non mi frega granché, purché tutto sia lecito, s’intende.
Il punto è quando il vino, tanto buono non lo è.
Non parlo di correttezza tecnica. Parlo di bontà. Di personalità. E di 40 euro.
Credo che, a 40 euro, un minimo di personalità me la merito, noo?
Perché non scrivete sulle vostre retroetichette gli ingredienti che usate nei vostri vini? Anche nel vino voglio la tracciabilità del prodotto.
A me vengono una serie di dubbi e voi comunicatori e voi produttori non è che mi aiutiate granché con i vostri silenzi.
Se voglio un vino anonimo, mi compro quello in brik al supermercato e spendo un paio di euro. Sì non ci sarà solo uva, ci saranno fronde, foglie e raspi, ci sarà tanta acqua e poca materia, ma a quel prezzo sicuramente non ci saranno tanti additivi enologici, immagino.
Ecco, che bel paradosso; prossimo slogan: non ti fidare di nomi altisonanti. Bevi in brik, bevi sano. (o quantomeno, potrai risparmiare fino a 38 euro, finanche di più).
Con immutata stima ed evitati imbarazzi,
Giorgio.
a
Ieri sera apro con degli amici una bottiglia di vino. Euro 40, nell’enoteca vicino casa.
Un rinomato vino italiano, di un’altrettanta rinomata zona italiana.
Un vino curatissimo. Non che voglia passare da esperto, ma un po’ di vino ne ho bevuto, grazie al mio babbo, ghiottone e bevitore, che mi ha lasciato in eredità cospicua cantina e memorie liquide. Tornando al nostro vino da 40 euro, era, come scrivevo, curatissimo: figlio di un’enologia ben presente. I sentori, per quanto possa apparire rischioso affermarlo, rimandavano a tutto, ai legni d’affinamento e a ben altro, ma per nulla al vitigno di cui doveva esser fatto.
Ora, non temiate viandanti, non è mio scopo mettervi in imbarazzo dicevo all’esordio, né con i complimenti né dicendo il produttore e vino in questione (ma perché non dovrei? Che peccato si commette?).
Io, per dirla tutta, fin quando tutto è lecito non ci vedo nulla di male, l’importante è che il vino sia buono. Per cui se uno aggiunge tannini, disacidifica, ci mette un po’ di gomma arabica, di lieviti e batteri (e qualche aromatizzante) non mi frega granché, purché tutto sia lecito, s’intende.
Il punto è quando il vino, tanto buono non lo è.
Non parlo di correttezza tecnica. Parlo di bontà. Di personalità. E di 40 euro.
Credo che, a 40 euro, un minimo di personalità me la merito, noo?
Perché non scrivete sulle vostre retroetichette gli ingredienti che usate nei vostri vini? Anche nel vino voglio la tracciabilità del prodotto.
A me vengono una serie di dubbi e voi comunicatori e voi produttori non è che mi aiutiate granché con i vostri silenzi.
Se voglio un vino anonimo, mi compro quello in brik al supermercato e spendo un paio di euro. Sì non ci sarà solo uva, ci saranno fronde, foglie e raspi, ci sarà tanta acqua e poca materia, ma a quel prezzo sicuramente non ci saranno tanti additivi enologici, immagino.
Ecco, che bel paradosso; prossimo slogan: non ti fidare di nomi altisonanti. Bevi in brik, bevi sano. (o quantomeno, potrai risparmiare fino a 38 euro, finanche di più).
Con immutata stima ed evitati imbarazzi,
Giorgio.
a
posted by Mauro Erro @ 15:22,
1 Comments:
- At 16 maggio 2011 alle ore 15:54, Gianpaolo Paglia said...
-
la questione della retroetichetta e degli ingredienti (o meglio forse dire, gli adittivi) e' annosa, per cui tagliamo la testa al toro: si, sarebbe giusto farla.
Partendo da questo dato di fatto, pensare che una etichetta, per quanto completa, possa assicurare personalita', lo trovo un desiderio impossibile da realizzare.