Testimoniare, conservare, trasmettere (sul web)

Nella campagna francese, marzo 2011, Kiritin Beyer/My Shot

Ecco, partirei dall’autoreferenzialità. Uno dei punti critici del web, uno strumento i cui costi si abbassano e la cui accessibilità, sempre più facile, aumenta vertiginosamente il numero di utenti ogni giorno. Il limite, forse il più evidente oggi, è il proliferare di nicchie geografiche e/o mentali entro cui ci si chiude. L’incapacità di guardare oltre il proprio ombelico, pensare di essere il centro del mondo, determina la perdita sempre maggiore di uno sguardo d’insieme e l’impossibilità di fare massa critica.
Vale anche per il nostro piccolo spaccato enogastronomico, perso in mille rivoli di una comunicazione spesso approssimativa. Eppure, proprio cibo e vino, c’insegnano come invece si debba avere uno sguardo d’insieme se si ha vera curiosità e voglia autentica di conoscere. Perché se è vero che L’uomo è ciò che mangia come scriveva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, è anche vero, come osservava Massimo Montanari, che la terza persona del verbo essere e del verbo mangiare, nella lingua tedesca, hanno scrittura e pronuncia quasi identici per cui la si può leggere così: L’uomo mangia ciò che è.

Giappone, tsunami, Marzo 2011, AFP PHOTO/JIJI PRESS

Da questo punto di vista, spero vi siate accorti e stiate apprezzando il lavoro di recupero, di conservazione e trasmissione che tutti noi, che collaboriamo a questo spazio, stiamo facendo pubblicando ampi stralci di testi oramai non recuperabili se non, se si ha fortuna, da qualche antiquario. Materiale caduto nell’oblio, una dispersione culturale e di sapere che rallenta il nostro percorso, spingendoci spesso a girare in tondo piuttosto che avanzare. Penso, volendo fare un esempio semplice, al Dizionario dei Termini Veronelli redatto da Alessandro Masnaghetti, l’abc per chi si occupa di vino. Pochi lo conoscono, e visto che l’ho fatto in privato ripeto in pubblico: che qualcuno lo ristampi por favor.

India, marzo 2011, nell'ashram Bhajna di Vrindavan, Luigi Baldelli/Parallelozero

Ma così come teniamo alle parole, nutrendocene e trattandole con il massimo rispetto, così amiamo altre forme di linguaggio che, oggi, nella società dell’immagine, acquistano significati e significanti più immediati e diretti e che, con il progredire delle tecnologie, utilizziamo sempre più. Ma è proprio qui che si svela un paradosso, un’ulteriore fragilità degli strumenti dell’oggi. Proprio a me – a quanti di voi? – è capitato di perdere numerosi scatti, fotografie, tanto materiale prezioso raccolto in anni di giri per vigne e tra persone, per un semplice guasto del pc o del hard disk, per non aver fatto un backup o una copia, mentre le foto dei miei genitori resistono beatamente nei tanti raccoglitori stipati nel mobile in soggiorno.

Costa d'Avorio, Aprile 2011, Luc Gnago/Reuters

È per questo motivo, dunque, che abbiamo deciso di condividere il nostro archivio fotografico, dove nel tempo abbiamo raccolto centinaia di foto, non solo nostre, che ci hanno raccontato una storia, che ci hanno aiutato a capire, che ci hanno spiegato il mondo in cui viviamo.
Non lo faremo qui, su questo spazio dove continueremo a raccontare le nostre esperienze dirette, ma su Facebook, perché pensiamo che sia quello, un social network, il contesto dove poter condividere questo materiale sistematizzandolo, piuttosto che gettarlo nel mare magnum del web d’amblè.
Lo stiamo già facendo su On Air, la pagina che abbiamo aperto da qualche mese e che conta già un buon numero di amici. Vi potete accedere cliccando qui o dalla colonnina che vedete qui di fianco a sinistra. Speriamo lo facciate, così come speriamo che coloro che già ci seguono e coloro che lo faranno condivideranno questo materiale con i loro amici, e così quest’ultimi a loro volta. E ancora così.
Per due motivi. Per sfruttare un’opportunità offerta dalla rete, quella che ci permette di svicolare dal controllo dell’informazione, dai titoli dei giornali tutti uguali tra loro, dal farci imporre le storie piuttosto che raccontarle. E nel mondo di storie da raccontare ce ne sono tante. Non solo la tragedia del Giappone, la rivoluzione nel Maghreb, i processi di Berlusconi, ma anche la guerra civile in Costa d’Avorio – raccogliere del materiale, pochissimo, ha significato un intero giorno di lavoro – o storie ancor più nascoste ma per questo spesso più significative.
Secondo: perché sapere ciò che si è stati e ciò che si è potrebbe migliorare ciò che saremo.

Vietnam, 1968, morte in diretta, Eddie Adams/Associated Press

Spero vogliate contribuire anche voi con vostre foto o vostro materiale; se volete, potete inviarcelo via mail o tramite facebook.
Le regole che seguiremo sono molto semplici. Tutte le foto che pubblicheremo avranno l’indicazione dell’autore e, se coperte, come molte, da copyright, dell’agenzia di stampa che ne ha la proprietà. Ovviamente non abbiamo alcun problema a rimuovere la foto laddove ci venga chiesto ma speriamo allo stesso modo che gli autori colgano lo spirito con cui lo facciamo e apprezzino il lavoro – faticoso e dispendioso – di archivisti che svolgiamo. Di tutte le foto, soprattutto dei non professionisti, verificheremo prima di pubblicarle la veridicità vagliando le fonti. Vogliamo Condividere, all’interno della Comunità, Contenuti seri e interessanti, con Creatività, Conversando, ma con Credibilità.
Infine, un dato per gli amici che guardano ancora con diffidenza allo strumento web invece di coglierne le opportunità e la sfida con entusiasmo: la radio ha impiegato trentotto anni a raggiungere la soglia dei 50 milioni di ascoltatori. Alla tv ne sono stati necessari tredici. Internet ha toccato quota 50 milioni di utenti in soli quattro anni, e lo stesso traguardo è stato raggiunto dall’iPod in poco meno di tre.
In meno di nove mesi di vita Facebook ha collezionato 100 milioni di iscritti *.
Non ci si è potuti opporre all’invenzione della stampa da parte di Gutenberg né si potrà al web.
Perché farsi tagliare fuori da parte del mondo?


* L’ultima notizia, dalla crisi degli imperi di carta al paradosso dell’era di vetro, Gaggi – Bardazzi, Rizzoli, pag 59. Testo vivamente consigliato a chi si occupa di comunicazione e informazione o per chi voglia semplicemente approfondire l’argomento.
a

posted by Mauro Erro @ 00:26,

2 Comments:

At 5 aprile 2011 alle ore 19:52, Blogger ANNA MARIA PELLEGRINO said...

Grazie per questo post. Cercherò di recuperare anch'io del materiale. A presto.

 
At 6 aprile 2011 alle ore 01:23, Blogger Mauro Erro said...

;-)

 

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