Intervallo
martedì 26 aprile 2011
Cari amici, ecco un bel quiz per voi:
La Monella è il nome di:
a) Un vino brioso, ribelle ed esuberante: una Barbera di cui ricorre quest’anno il 50esimo anniversario;
b)Un cru di Rocchetta Tànaro;
c)Una botte particolare delle cantine Braida, che, secondo tradizione, era riconoscibile per il caratteristico frizzare del vino in essa contenuto.
Qualcuno si sarà scervellato a cercare la risposta giusta? A, B, oppure C?
Ebbene, non c’è risposta giusta. Nel senso che sono, o almeno sono state, tutte vere.
Dopo il quesito storico, passiamo all’Italiano (avrei dovuto usare le virgolette: un po’ di pazienza, ora vedrete).
Dunque, da qualche giorno c’è una bottiglia di Asprinio d’Aversa nel mio armadio dei vini. Praticamente uno scheletro.
Mi avevano avvertito. Ma io, niente. Tutto compenetrato nella ricerca. Confesso: i 12 gradi alcolici dell’etichetta mi avevano attratto. E così pure l’indicazione: Terre del Volturno.
A casa, prima di coricare la bottiglia, leggo: da viti “maritate”, da vigneti “ad alberata” (mi sono chiesto: “ma continuano ad essere vere le cose fra virgolette?”), dalla famiglia, eccetera, nasce (ecco la perla della citazione) questo: “piccolo, grande vino”.
Non è possibile, si doveva dire: “grande, piccolo vino”.
Così in Soldati e, ben diverso il senso, in italiano.
Che si fa? Niente, si canta.
Di Baglioni e Cosentino: “Mi manca da morire questo piccolo grande … vino”.
Maurizio Arenare
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posted by Mauro Erro @ 13:59,