Pausa Caffè: Modi di bere
martedì 1 febbraio 2011
“Ecco il problema di chi beve, pensai versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare. Se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare. E se non succede niente, si beve per far succedere qualcosa.”
Henry Charles Bukowski
“Prima o poi arriverà nella vita di ogni donna,
un momento in cui l'unica cosa che può essere d'aiuto è una coppa di champagne.”
Bette Davis
Inutile dirlo, esistono vari modi e motivi per bere.
Quando si degusta, ad esempio, si cerca di limitare al massimo il lato emozionale del rapporto che abbiamo, noi enomaniaci, con il vino. Un lavoro da fanteria che si trasforma in ragioneria spiccia quando poi c’è da affibbiare punteggi, stelline, simboli in genere.
Quando si beve, invece, il discorso cambia radicalmente. Un muscadet su una delicata frittura di mare può essere un’esperienza celestiale, così come uno Champagne perfetto come apripista ad una cena con numero nutrito di donne. Un barbera, un nebbiolo o un aglianico ben scelto, perfetti per un pic-nic. Bere in compagnia è diverso che bere da soli, quando si bevono i vini nei loro luoghi di origine sono sempre più buoni. E via così.
Un’ ulteriore riprova l’ho avuta l’altro giorno.
Pinot gris Clos Windsbuhl vendange tardive Domaine Zind Humbrect 1994 (Alsazia).
Bevuta istruttiva per i seguenti motivi: perché si tratta di pinot gris, mica…e vedi che risultato. Perché è una vendemmia tardiva: e il rapporto tra alcol (12 gradi appena) e zuccheri andrebbe analizzato visti i risultati italici. È pulito, ben fatto, profuma di terra, frutta gialla sciroppata; è balsamico, note di spezie scure ed una venatura di gas. Un po’ fermo, tendenzialmente dolce, abbastanza solido da tenere l’aria per almeno 60 ore senza cambiare di una virgola. Ha un palato grasso, largo, elegante, non risolto ma non stucchevole. Un vino di sicuro pregio che, punteggi alla mano, si posizionerebbe davvero bene, ma…
Ma più di un sorso non riesco a farmene. Perché la nota da muffa nobile omologa ed è, almeno al momento, il limite di questo vino, che sembra avere tanta materia, ma compressa. Perché al palato il finale è segnato comunque dal residuo zuccherino che non invoglia ad una beva ripetuta.
Chissà tra dieci anni. Anche il momento giusto per stappare una bottiglia incide sul modo di berla e sull’appagamento che ne trarremo.
a
Quando si degusta, ad esempio, si cerca di limitare al massimo il lato emozionale del rapporto che abbiamo, noi enomaniaci, con il vino. Un lavoro da fanteria che si trasforma in ragioneria spiccia quando poi c’è da affibbiare punteggi, stelline, simboli in genere.
Quando si beve, invece, il discorso cambia radicalmente. Un muscadet su una delicata frittura di mare può essere un’esperienza celestiale, così come uno Champagne perfetto come apripista ad una cena con numero nutrito di donne. Un barbera, un nebbiolo o un aglianico ben scelto, perfetti per un pic-nic. Bere in compagnia è diverso che bere da soli, quando si bevono i vini nei loro luoghi di origine sono sempre più buoni. E via così.
Un’ ulteriore riprova l’ho avuta l’altro giorno.
Pinot gris Clos Windsbuhl vendange tardive Domaine Zind Humbrect 1994 (Alsazia).
Bevuta istruttiva per i seguenti motivi: perché si tratta di pinot gris, mica…e vedi che risultato. Perché è una vendemmia tardiva: e il rapporto tra alcol (12 gradi appena) e zuccheri andrebbe analizzato visti i risultati italici. È pulito, ben fatto, profuma di terra, frutta gialla sciroppata; è balsamico, note di spezie scure ed una venatura di gas. Un po’ fermo, tendenzialmente dolce, abbastanza solido da tenere l’aria per almeno 60 ore senza cambiare di una virgola. Ha un palato grasso, largo, elegante, non risolto ma non stucchevole. Un vino di sicuro pregio che, punteggi alla mano, si posizionerebbe davvero bene, ma…
Ma più di un sorso non riesco a farmene. Perché la nota da muffa nobile omologa ed è, almeno al momento, il limite di questo vino, che sembra avere tanta materia, ma compressa. Perché al palato il finale è segnato comunque dal residuo zuccherino che non invoglia ad una beva ripetuta.
Chissà tra dieci anni. Anche il momento giusto per stappare una bottiglia incide sul modo di berla e sull’appagamento che ne trarremo.
a
posted by Mauro Erro @ 10:58,
2 Comments:
- At 1 febbraio 2011 alle ore 15:37, said...
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Mi trovi sostanzialmente daccordo. Un vino più largo che lungo; seppur in confezione di lusso non invita al bis perchè annoia ben presto.
E' possibile che il tempo apporti benefici, ma sinceramente pensavo che 16 anni potessero bastare... - At 1 febbraio 2011 alle ore 15:37, said...
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Dimenticanza....
Giancarlo