Le bottiglie che contano

Mi raccomando, tutti puntuali alle 19,30.
Infatti Fabio, primo ad arrivare, citofona alle 15,30. Dopo aver sgobbato in cucina per alcune ore avrei voluto farmi una bella doccia e riposarmi, disteso mollemente sul divano, ascoltando un po’ di buona musica, magari un bel disco di Keith Jarrett. Mi perdoneranno gli appassionati del genere, ma Jarrett lo preferisco da solo con il suo pianoforte piuttosto che in trio con Gary Peacock e Jack Dejohnette, perché quando è solo si sa come inizia ma non si sa dove può arrivare, sulle ali della sua creatività.
Pazienza, anche perché Fabio, oltre ad essere un caro amico, è un ottimo conversatore ed è sempre accompagnato da una favolosa mozzarella di bufala.
Gli altri si presentano al ritmo di uno ogni mezzora, dalle 18,30 alle 20,00. Francesco, armato di padelle e pentolini ad hoc per preparare focacce e “pizzelle fritte”, partorite da uno dei suoi secolari lieviti madre, si piazza subito in cucina. Quindi Luca, Antonio e Fausto, dalla Toscana con furore e una serie esagerata di salumi artigianali per i quali ci vorrebbe il porto d’armi. Segue Franco (ormai ribattezzato Frà Casello per via del fatto che ha trascorso gli ultimi anni della sua vita professionale a seguire i lavori di rifacimento di uno svincolo sull’autostrada) con l’immancabile olio extravergine da usare con il contagocce. Poi Giampiero, dall’Umbria con il “cacio” d’ordinanza e il solito pensierino per me (la magnum del Chianti di Giovanna, lui non lo sa ma lo sospetta, è quello che preferisco). Altri in ordine sparso e Armando a chiudere la fila, perché se non arriva per ultimo ci preoccupiamo gli sia successo qualcosa.
E mi raccomando, portatevi i bicchieri, diciamo sei, perché non posso fare ogni volta le 4 del mattino per sistemare casa.
Ovviamente Fabio si è dimenticato i bicchieri. Mi correggo, a dire il vero non ricordo una sola volta che se ne sia ricordato, anche se spesso è in buona compagnia. Alla fine della serata dovrò, more solito, lavarne più di trenta.
Si dia inizio alle danze.
Tutti intorno al tavolo, ai soliti posti perché la tradizione è la tradizione.
Una alla volta, le bottiglie arrivano a tavola, tassativamente coperte.
Certo, direte voi, è la cosa migliore se si vuole valutare un vino senza farsi influenzare dall’etichetta. E invece no, la verità è che mi diverto da matti a prendere e prendermi in giro, e la puntuale constatazione delle topiche che si prendono bevendo alla cieca aiuta a non prendersi troppo sul serio (del Sancerre nel brik vi racconterò un’altra volta, ma alcuni già sanno…).
Per la serie “sono un bastando inside”, ricordo che una volta ho proposto alla cieca tre bianchi di Borgogna: un semplice Bourgogne, un 1er cru e un grand cru, da mettere “in ordine” di denominazione. Che nessuno indovinasse l’esatto ordine era possibile prevederlo (del resto, le bottiglie erano state da me scelte con meditata malizia), ma che più d’uno desse del bourgogne al grand cru e del grand cru al bourgogne era più difficile pronosticarlo. L’umiltà e l’ironia non fanno difetto a nessuno del gruppo: una risata, qualche ragionamento per tentare di umanizzare l’errore e via con gli altri vini, nella consapevolezza che non si finirà mai di imparare.
Non sono un fissato dell’abbinamento ma mi piace bere mangiando. Mangiare senza vino e bere senza mangiare sono esperienze orfane di qualcosa. Ogni tanto, però, capita che piatto e vino si piacciano al primo sguardo e finiscano poi per lasciarsi travolgere dalla passione.
Alla domanda se con il pesce si può bere vino rosso (perché, prima o poi, la domanda arriva, puntuale come le tasse….), rispondo in maniera affermativa.
Giacché non voglio rubare il mestiere ad Adele, che ne sa molto più di me, mi limito al caso più eclatante.
Gnocchetti di patate al ragù di Gallinella e pesto.
Gli gnocchi sono semplicissimi gnocchi di patate, preferibilmente di piccolo taglio. Per il ragù, si cuoce “al dente” una Gallinella (dalle mie parti nota anche come “Coccio”) e se ne ricavano dei piccoli pezzi (possibilmente seguendo la venatura della carne, il tritato di pesce non è bello da vedere…). Nel frattempo si mette un po’ di pomodoro fresco in padella (ciliegine, datteri, “piennolo”, ci si può sbizzarrire a seconda delle preferenze e della stagione), aglio, prezzemolo e cipollina fresca secondo l’estro del momento, un mestolo di brodo di cottura del pesce, il pesce a pezzetti, gli gnocchi appena scolati, due minuti tanto per amalgamare e il gioco è fatto. Fin qui un piatto tanto buono (se la materia prima è quella giusta) quanto banale. Prima di servire, un cucchiaino di pesto che ciascuno provvederà a rimescolare (e che, devo fare tutto io?).
Nel frattempo si stappa una bottiglia di buon Barolo (si! Ho detto Barolo) sufficientemente vecchio da mostrare evidenti note terziarie.
Ho provato anche altri rossi sufficientemente maturi, si può fare, ma con questo piatto solo un vecchio Barolo ci fa davvero l’amore.
Vedo dai vostri occhi che dubitate, ma fidatevi e poi fatemi sapere.

Ma torniamo alla riunione di amici. Nonostante i fiumi di vino bevuto e le mille cose buone mangiate, ad una certa ora (immaginatevi la mezzanotte che scocca per Cenerentola), puntuale come un cronometro svizzero, Antonio se ne esce con il temuto “E ora cosa si beve?”. “Giancarlo fai tu, una cosina tanto per chiacchierare ancora un po’, ma se vuoi ti accompagno io in cantina” sussurra con aria distratta quel cavallo di troia di Armando, braccio armato dell’infamone.
La Romanee 2002 Comte Liger-Belair, Romane St. Vivant 1999 D.R.C., Chambertin 1999 Rousseau, Musigny 2001/2002 Comte De Vogue, tanto per citarne alcuni perché la lista sarebbe molto più lunga..
Tutte le volte faccio finta di brontolare per tutto quel ben di dio aperto a notte fonda con le papille ormai devastate dall’alcool, ma in realtà sono contento come un ragazzino quando può giocare con il suo gioco preferito.

Le bottiglie che contano non sono quelle che conserviamo gelosamente nelle nostre cantina ma quelle che abbiamo aperto con le persone care.

Giancarlo Marino
a

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posted by Mauro Erro @ 12:01,

4 Comments:

At 26 gennaio 2011 alle ore 14:23, Anonymous Anonimo said...

Non ti dico che mi sono commosso perchè non ci crederebbe nessuno ma che mi hai fatto venire i brividi addosso sì...

E questa volta non è la febbre...

tvb
Fabio

 
At 26 gennaio 2011 alle ore 14:35, Anonymous Giancarlo said...

E allora cerca di essere in forma per venerdì :-)
tvbai (mi adeguo....)

 
At 26 gennaio 2011 alle ore 15:11, Anonymous Armando said...

Non riesco a staccarmi dalla faccia questa espressione da minus habens... vabbè, la solita. :-)

 
At 27 gennaio 2011 alle ore 09:09, Blogger Giampiero said...

Giancà, t.v.t.b.s.t.w.t.b.v.w.x.u.t.v.t.b.s.t.v.r.g.b.e.r.w.x.t.v.b.

Fra' Cacio

PS: magnum di Giovanna già prenotata.

 

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