Pausa caffè: Champagne e Brunello
lunedì 27 dicembre 2010
Che ti sei bevuto durante le feste? La classica domanda che molti mi fanno. Champagne e Brunello, la risposta semplice semplice.
Ormai è tradizione in famiglia accompagnare la cena marinara della vigilia e quella di San Silvestro con massicce dosi di bollicine francesi. Quest’anno un trittico targato Tarlant – Dosage Zero, Rosè 1999 e il Vigne d’Or, pinot meunier in purezza anno 2000 sboccato dieci anni dopo – ha sfidato baccalà fritto, spaghetti con le vongole, moscardini al sugo, spigole, gamberoni e tanto altro ben di Dio. Inutile dire che i tre Champagne se la sono cavata egregiamente ed ognuno ha mostrato personalità davvero particolari. Dei tre mi ha colpito molto il Dosage Zero – quando si è sicuri della propria materia -: un vino Champagne solo apparentemente semplice, dalla bocca elastica e sinuosa, da tutto pasto, anche se a metà entrée era già finito. Fa il paio con il vigne d’Antan assaggiato pochi giorni prima: Chardonnay a piede franco, millesimato 2002 – gran bella annata questa per molti Champagne – e sboccato otto anni dopo. Classe e finezza da vendere.
Dopo gli stravizi della vigilia a Natale mi sono limitato ad un’unica e buona bottiglia di Brunello e mai scelta fu più felice. Il 2005 di Pian delle Querci (tra i 17 e i 20 euro in enoteca, as-tu compris?!?) ha un naso polposo ricco di contrasti: goudron e spezie, bosco silvestre e sottobosco, mineralità a dettare il ritmo. Bocca piena, larga e lunga. Abbraccio alcolico presente, cordiale e finale in cui sfumano impercettibili ritorni appena legnosi. Smaltiti questi, per i più esigenti sarà da colpo di fulmine.
Santo Stefano a Sud: Erse 2008, Etna Rosso di Tenuta di Fessina. Il tempo ha pulito l’immagine del territorio che la tecnica aveva solo temporaneamente offuscato. Godurioso.
a
Ormai è tradizione in famiglia accompagnare la cena marinara della vigilia e quella di San Silvestro con massicce dosi di bollicine francesi. Quest’anno un trittico targato Tarlant – Dosage Zero, Rosè 1999 e il Vigne d’Or, pinot meunier in purezza anno 2000 sboccato dieci anni dopo – ha sfidato baccalà fritto, spaghetti con le vongole, moscardini al sugo, spigole, gamberoni e tanto altro ben di Dio. Inutile dire che i tre Champagne se la sono cavata egregiamente ed ognuno ha mostrato personalità davvero particolari. Dei tre mi ha colpito molto il Dosage Zero – quando si è sicuri della propria materia -: un vino Champagne solo apparentemente semplice, dalla bocca elastica e sinuosa, da tutto pasto, anche se a metà entrée era già finito. Fa il paio con il vigne d’Antan assaggiato pochi giorni prima: Chardonnay a piede franco, millesimato 2002 – gran bella annata questa per molti Champagne – e sboccato otto anni dopo. Classe e finezza da vendere.
Dopo gli stravizi della vigilia a Natale mi sono limitato ad un’unica e buona bottiglia di Brunello e mai scelta fu più felice. Il 2005 di Pian delle Querci (tra i 17 e i 20 euro in enoteca, as-tu compris?!?) ha un naso polposo ricco di contrasti: goudron e spezie, bosco silvestre e sottobosco, mineralità a dettare il ritmo. Bocca piena, larga e lunga. Abbraccio alcolico presente, cordiale e finale in cui sfumano impercettibili ritorni appena legnosi. Smaltiti questi, per i più esigenti sarà da colpo di fulmine.
Santo Stefano a Sud: Erse 2008, Etna Rosso di Tenuta di Fessina. Il tempo ha pulito l’immagine del territorio che la tecnica aveva solo temporaneamente offuscato. Godurioso.
a
posted by Mauro Erro @ 12:22,