La Campania Brassicola pe la sces (per la discesa)
sabato 6 novembre 2010
Stavolta è veramente un ingarbugliatissimo flusso di coscienza (stream of consciousness direbbe Joyce) a guidare le dita su questa tastiera nella speranza comunque di essere quanto più comprensibile possibile. Tutto è nato da un servizio del TG Regionale (Campania) relativo alla commemorazione dei Defunti con particolare attenzione rivolta al Cimitero di Poggioreale e ai suoi “Tesori”.
Faccio il “mea culpa” ammettendo di non sapere minimamente (almeno fino a prima della visione del filmato) che all’interno dei seppur vasti confini di questo camposanto risiedessero contemporaneamente le spoglie di: Totò, Enrico Caruso, Eduardo Scarpetta e Nino Taranto.
Faccio il “mea culpa” ammettendo di non sapere minimamente (almeno fino a prima della visione del filmato) che all’interno dei seppur vasti confini di questo camposanto risiedessero contemporaneamente le spoglie di: Totò, Enrico Caruso, Eduardo Scarpetta e Nino Taranto.
Senza poi dimenticare il Quadrilatero degli Uomini Illustri dove spiccano i campanissimi Salvatore Di Giacomo e Giovanni Amendola.
E pensare che ogni qual volta che si accenna al discorso cimiteri monumentali la mente va sempre a quello parigino di Pere Lachaise (si vede dai vostri occhi che ci state arrivando, non sono poi così pazzo). Nonostante il gioviname lo ricordi per la presenza della salma di Jim Morrison, li riposano anche le spoglie di Oscar Wilde, Honorè de Balzac, Chopin il nostro Amedeo Modigliani, Michel Petrucciani e tanti altri senza dimenticare Antoine Parmentier (che chi legge questi post dovrebbe conoscere bene).
Anche in queste situazioni siamo quindi affetti da esterofilia acuta, da quel morboso e altrettanto mortificante pensiero che gli “altri” siano più bravi, che il “nostro” non sia all’altezza. E stiamo parlando di un sentimento tutto italiano, figuriamoci se poi ci immedesimiamo nel nostro status di meridionali e quindi in quello ancora più auto commiserante di campani.
Il cuore di tutto il discorso è quindi sulla presa di coscienza, in questo caso non tanto sulle possibilità del territorio quanto sulle realtà oggettive presenti nel territorio. Lo è con le auto, con gli abiti, con le mete turistiche, lo è con anche con la birra.
I birrifici campani non è che non ci siano ma spesso il consumatore medio non sa che ci sono e dove sono. Eppure dalla Penisola Sorrentina alla Costiera Cilentana, passando per l’Agro-nocerino-sarnese e il Sannio la Campania pullula di micro birrifici. Alcuni sono oramai capisaldi della produzione nazionale ed addirittura esportano tranquillamente in Europa ed oltre Oceano, altri sono realtà emergenti in costante ascesa. Partecipano ad eventi di portata internazionale (come l’ultimo Salone del Gusto di Torino o il London Beer Festival) ma non si dimenticano mai di continuare a fare divulgazione puntuale sul territorio (come nel caso del recentissimo CiòBi di Napoli dove erano presenti quasi tutti i mastri birrai campani). Quasi un porta a porta dell’informazione brassicola attraverso la costante e assidua presenza nei vari Master e corsi sulla birra, eventi, laboratori di degustazione e presentazioni. I primi risultati e i primi riconoscimenti stanno arrivando e la speranza e l’augurio sono per una loro sempre più capillare presenza sul territorio e per la proposizione di prodotti di qualità insomma per una via, ci si augura, in discesa.
PS Non ci sono volutamente nomi di birrifici, ne di birre, ne di mastri birrai perché seppur attentissimo rischierei di far torto a qualcuno. Resta però inteso che tutto questo è stato scritto per dare merito ai Campani che producono birra in Campania senza se e senza ma!
Francesco Immediata
foto di Vincenzo Cillo: Abbinamento non solo estetico tra caciocavallo podolico e una Belgian Bruin prodotta in homebrewing
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posted by Mauro Erro @ 10:39,