23 Novembre 1980
martedì 23 novembre 2010
Se su queste pagine parliamo di Irpinia, subito la mente va al territorio campano a maggior vocazione viti-vinicola, con le sue tre forti denominazioni. Taurasi. Fiano. Greco.
Ma oggi, che è 23 Novembre, parliamo d’altro.
Esattamente 30 anni fa, il 23 Novembre 1980, un terremoto di magnitudo 6,5 sulla scala Richter della durata di circa 90 secondi scosse un’area a cavallo tra l’Irpinia e il Vulture.
Quasi 3000 morti e 9000 feriti. Poco meno di 300000 gli sfollati. Tutto il resto è storia che tutti dovrebbero conoscere.
Sandro Pertini tuonò: “Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”.
La gestione dell’emergenza e la ricostruzione post-terremoto fu un boccone succoso, grondante di sangue, che si spartirono in molti, in un groviglio di tangenti e imprenditori amici.
Ancora Pertini: “Se vi è qualcuno che ha speculato io chiedo, è come dovrebbe essere in carcere?”
Il processo istituito si è conlcuso solo 29 anni dopo i fatti con la prescrizione (ma guarda un po’) per tutti gli indagati (tra cui Pomicino e Ferlaino, nomi noti ai partenopei). Unico colpevole, l’ex presidente della regione Campania Antonio Fantini, condannato a 2 anni e 10 mesi di reclusione.
Il Sud venne abbandonato: la reazione fu un massiccio flusso di volontari che da ogni angolo d’Italia vennero in Irpinia per dare una mano e costituendo uno zoccolo duro di solidarietà che non ha uguali nella storia italiana moderna.
Oggi, che le emergenze sono altre, ma di analoga portata e ugualmente svilenti la dignità umana, dovremmo ritrovare quel sentimento di solidarietà che fu nostra salvezza 30 anni fa e che oggi assume dimensione di urgenza e necessità.
In fondo è della nostra terra che stiamo parlando, di quella terra senza cui Tecce, Picariello, Muto e tanti altri non avrebbero senso di esistere.
Quella terra senza cui le nostre disquisizioni sull’abbastanza fine e complesso altro non sono che proclami radical chic, vuoti di significato e cacofonici all’udito, di qualcuno che di nascosto beve redbull.
Io, signori miei, oggi non bevo.
Roberto Erro
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posted by Mauro Erro @ 10:36,