Me la canto e me la suono

La differenza fra chi scrive per i propri lettori e chi scrive per altri si nota subito: il primo parla chiaro e lo capiscono tutti, il secondo parla in codice e lo capisce solo chi lo deve capire.
[Indro Montanelli]


Era il Natale scorso, credo. Un’amica poco più che ventenne, sospesa tra una laurea da prendere e un futuro incerto, venne a trovarmi in enoteca. Portava sotto braccio una guida ai vini regalatagli dal suo compagno e me la mostrò. Involontariamente, alzai le sopracciglia e un ghigno si dipinse sul mio viso: era la guida di Luca Maroni.
Ovviamente la mia reazione non fu capita. D’altronde, perché la mia amica doveva conoscere Luca Maroni?

Stefano Bonilli ha recentemente osservato sul suo blog che: "I cuochi, gli artigiani, le manifestazioni italiane e internazionali sono ormai presenti con frequenza sui giornali e in televisione ma la frattura che c'è tra una gran parte del pubblico e gli appassionati di cibo e vino si è allargata invece che ridursi…"

Io credo che esista una frattura ben più profonda che riguarda la realtà e l’informazione e che vada ben al di là del microcosmo dell’enogastronomia. In un recente sondaggio, tanto per citare un dato, si chiedeva alle persone se conoscessero Denis Verdini (coordinatore nazionale Pdl) e lo scandalo della “P3”. Solo il 15% degli intervistati ha dichiarato di saperne qualcosa.

Tornando al nostro mondo quando mi soffermo a pensare ai clienti della nostra enoteca, un’enoteca sicuramente fuori dai canoni, non posso non rilevare che il 60-70% degli acquirenti (una parte minoritaria di quelli che comprano vino, la maggior parte volge l’attenzione allo sfuso o alla grande distribuzione) compra vino per regalarlo al professionista verso cui bisogna sdebitarsi, compra vino per non presentarsi a mani vuote a casa degli amici da cui sono stati invitati a cena e chi lo compra per se non ha alcuna idea di chi sia io, né di chi siano professionisti più popolari come Luciano Pignataro, lo stesso Bonilli citato o lo chef Gennaro Esposito. Tra i pochi che hanno un minimo d'interesse per l'argomento gira ormai la vulgata che tanto si sa come le guide danno i premi.

Ovviamente questi discorsi hanno tanti risvolti di natura sociale, antropologica, storica e riguardano tutti i microcosmi, dal mondo della politica a quello, appunto, dell’enogastronomia, ma ciò che mi colpisce è il ruolo dell’informazione, se riusciamo ancora ad usare questa parola, che soprattutto in questi ultimi tempi, si tratti di professionisti come Fernando Pardini o i curatori della guida de L’espresso o i vari blogger, mostra ripetuti segni d’insofferenza, nervosismo o semplici punti di domanda rischiando (e tocca anche me adesso) il peggiore di tutti i mali, l’autoreferenzialità del parlarsi addosso.
Oggi l’apparire conta più dell’essere, c’è poco da fare e il settore dell’enogastronomia non fa difetto in questo. Si tratta di quel circo mediatico ben lontano dalla gente (una categoria astratta, certo) dove l’egocentrismo, l’esibizionismo, il primadonnismo regnano sovrane. Un mondo fatto di vita mondana e di popolarità ricercata attraverso quella distorsione mediatica frequente. Un mondo dove trovi tutto. Così alle commesse, ai meccanici, alle studentesse ammaestrate da Maria De Filippi che cercano la popolarità aspirando al ruolo di corteggiatrice o tronista, all’entreneuse di palazzo Grazioli o all’ex show girl che siede negli scranni del parlamento, si sostituiscono le casalinghe disperate, le affariste accusate di estorsioni, la figlia dell’imprenditore alla ricerca di un’identità, lo stilista con l’hobby del vino, il maestro frustrato grazie alla Gelmini, la belloccia tutta tette e tutta scema, l’ex cameriere che esibisce un foglio di carta che testimonia il suo essere intenditore. Oggi distinguere tra stampa e ufficio stampa è sempre più difficile: la mignottopoli definita da Guzzanti (padre) dove tutti con le loro opinioni credono di essere il centro del mondo.

Una piazza virtuale, quella del web in particolar modo, non dissimile dai tanti altri microcosmi che si alimentano da soli, dove si litiga, si discute, ci si accappiglia, si cura il proprio orticello e si parla alla propria tribù, dove purtroppo anche chi mostra di avere talento e capacità si riduce all’esibizione frustrata del proprio io, della primogenitura - basterebbe leggere i commenti che talvolta arrivano su questo blog -, dove i fatti non esistono, esistono solo le opinioni.

Recentemente ho letto un’intervista a Gianni Mura dove lo scrittore e giornalista si poneva questa domanda: “Una volta era importante riuscire a mandare Dino Buzzati al Giro. E ai mondiali dell’82 c’erano Arpino, Soldati, Brera. Ai mondiali del 2006 chi c’era? Come li abbiamo rimpiazzati?”

Risposta: Un tempo esistevano le redazioni, i Maestri, la gavetta, s’imparava il mestiere, si distinguevano i fatti dalle opinioni, la notizia dal chiacchiericcio. Un tempo esistevano i lettori e ci si preoccupava di loro.
Un tempo.
a

posted by Mauro Erro @ 13:13,

10 Comments:

At 24 ottobre 2010 alle ore 13:32, Anonymous Roberto Erro said...

fai attenzione, che a criticare la gelimini ora pare sia vietato
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/07/vietato-criticare-la-riforma-gelmini/57628/

 
At 24 ottobre 2010 alle ore 17:03, Blogger Lucio said...

In effetti ha più senso parlare di eGogastronomia.

 
At 24 ottobre 2010 alle ore 21:22, Blogger Gianpaolo Paglia said...

ritratto impeccabile ed implacabile. A differenza tua io pero' sono ottimista rispetto al fatto che internet abbia portato molta carne al fuoco, e certo, molto pattume, ma ha restuito all'individuo la possibilita' e l'incombenza di scegliersi le fonti attendibili. Sua la responsabilita' di giudicare, di accendere il cervello e buttarsi nella mischia se necessario.
I Montanelli cresceranno, forse meglio adesso di prima, forse pero' sara' necessario cercarli su Google e non in edicola.
Per quanto riguarda la frattura tra gli appassionati di enogastronomia e il resto del mondo, io non mi faccio illusioni, non si ricomporra'. Siamo una nicchia, quanto grande o piccola non so, ma certo una percentuale minima del totale.
Quando parlo di agricoltura industriale, quando cito il tavernello, voglio richiamare l'attenzione che le vere rivoluzioni sono quelle che riguardano questo mare magnum, non le nostre elucubrazioni mentali ed utopiche su un certo di tipo di agricoltura e viticoltura, che sono e saranno sempre una goccia nel mare.

 
At 24 ottobre 2010 alle ore 21:42, Anonymous Maurizio said...

Nasce così, dopo anni di sperimentazioni, il giornalismo geneticamente modificato, l'informazione eterologa. Giorgio Bocca, da tempo, denuncia "l'ermetismo" che inquina giornali e telegiornali, e ricorda che il non parlar chiaro è tipico dei regimi, dove "i giornalisti scrivono in modo assolutamente incomprensibile" per fingere di "non subire condizionamenti politici". Senza i fatti, i dati, le cifre, un'opinione vale l'altra. E al pubblico non resta nulla. Perchè l'informazione eterologa prescinde dai fatti, ma anche dal pubblico.

Marco Travaglio

P.S. Ah, ho comprato la guida Slowine. Complimenti, i soliti nomi non si poteva vederli proprio più.

 
At 25 ottobre 2010 alle ore 00:29, Anonymous Anonimo said...

Una volta mi arrabbiavo, poi ho risolto non guardando quasi più la televisione, perchè se come sembrerebbe il piccolo schermo è specchio fedele di un popolo, siamo messi male... E' paradossale scoprire che in un'epoca come quella che stiamo attraversando, dove ci sono più pubblicazioni che lettori, e più televisioni che telespettatori, si sappia poco e nulla di quello che conta, e cioè della verità. Sì è vero, a fare qualche passo indietro si scopre che i giornalisti di un tempo erano di un altro pianeta, ( ma nn solo loro), pensi a biagi, piuttosto che alla Fallaci, a Brera,etc etc... Loro erano figli di un'altra Italia, quella del dopoguerra, e se è vero che la sofferenza è un passaggio obbligato per crescere, per comprendere, allora loro sono stati più fortunati, perchè la storia gli ha favoriti.. Le storture del capitalismo non esistevano ancora, si viveva con poco, ed i soldi non avevano ancora corrotto le coscienze, se valevi andavi avanti, ed andavi avanti se sudavi, o studiavi.. Ricordo la storia di Mattei.. e penso: ma oggi negli ultimi 20/30 anni quali e quanti talenti abbiamo sfornato????? In nome dell'economia di mercato ci siamo svenduti, per trovarci oggi al punto zero, il vuoto, dove non conta cosa dici, ma come lo dici, i fatti nn servono, contano le notizie, che sono ben altra cosa, così non conta che scrivi , ma quanto vendi, perchè se vendi ti lasciano in vita... I soldi sempre i soldi... così viva il grande fratello, viva x factor, viva i tronisti, tutti possono parlare di tutto, e meglio se male di qualcuno, perchè è la cosa più facile... Se la televisione ed i giornali sono fortemente condizionanti per il popolo, mi domando quali mostri vedremo crescere nei prossimi anni... Non conta come sei, ma cosa hai, a prescindere come tu possa arrivarci...Poveri noi

 
At 26 ottobre 2010 alle ore 09:41, Anonymous Anonimo said...

Caro Mauro,
la questione della "primogenitura" non è assolutamente una prova di frustrazione. Come tu ben sai, conoscendomi e frequentandomi da un bel pò, è stato (duro) argomento di discussione in passato anche con altre persone (vedi Paolo D.C.). Non si tratta di difesa nè tantomeno di esibizione del proprio ego.. nè (voglio rassicurare chi ci legge) che io abbia qualche altro tipo di "problema" (i problemi che mi affliggono sono ben altri) ...

Voglio ricordare a chi ci legge che sono stato io a tirarmi fuori da questo mondo, per mia personale scelta (che poi sia stato creato o si sia cercato di creare il vuoto intorno a me quella è un'altra storia).

Qui si parla semplicemente di vino ed ognuno è ancora libero di esprimere la propria opinione... o sbaglio?!
Soprattutto se quel qualcuno scrive su questo blog insieme a te ed altri.

E comunque ti voglio tranquillizzare non sono solo opinioni ma ci sono pure i fatti (verba volant, scripta manent, fortunatamente, anche sul web...)


La questione della "primogenitura" non riguarda solo il sottoscritto, anzi mi riguarda davvero in minima parte.
Basta pensare a riviste come Porthos ed altri bravi ed attenti degustatori (molto più bravi ed attenti del sottoscritto) che sono impegnati da anni a promuovere una certa idea di vino e di vini, che dovrebbero dire tutte queste persone, allora ?!

Dobbiamo essere contenti che certi vini o certi produttori se ne parli purchè se ne parli ?

Non mi troverai mai d'accordo su questo. Ho criticato in passato i tentativi in questa direzione di Gambero Rosso ed Espresso, non vedo perchè non dovrei farlo adesso con Slow Food.

In questo modo si fa solo grande confusione, confusione che non aiuta di certo consumatori e lettori.

Anche se non sembra, ti assicuro che scrivo tutto questo con il massimo della serenità.

Buona giornata
Fabio

 
At 26 ottobre 2010 alle ore 12:25, Blogger Mauro Erro said...

Caro Fabio, io descrivo un modello o una categoria alla quale, se torniamo al titolo del post - Me la canto e me la suono - tu ti ascrivi con questo e anche l'altro intervento sul Blog di Pignataro che ho letto (e lo dico con la massima serenità).

Fai bene a citare i professionisti di Phortos, i quali spesso attuano il comportamento del "noi l'avevamo già detto".

Fa parte di quel chiacchiericcio che credo interessi poco i lettori, tutto qui. Correttezza e modus operandi vuole che noi (de Il Viandante), fin a risultare pedanti, citiamo sempre i colleghi. Te ad esempio nel post sopra. Il discorso per me si esaurisce qui, non stuzzica più di tanto il mio interesse, d'altronde ogni volta che i scrive di vino non si può sempre mettere in mezzo Veronelli (pover'uomo).

Non vedo perchè si dovrebbe parlare della "rabbia del signor Gesmundo" intervenuto sul blog di Pignataro (e perchè non rallegrarsi invece?) che queste cose le diceva dal 2000. Buon per lui, ma al lettore perchè dovrebbe fregare?

Così come allo stesso modo non ho mai capito (come dice il signor Gesmundo) chi etichettava come "bastian contrari o talebani" coloro che queste cose le dicevano già da un po'. In mezzo ci sei finito spesso tu e qualche volta io.
Però non fare lo stesso errore, non mettere etichette agli altri strumentalizzando ciò che dicono. Io non sono un uomo-SF e questo pezzo non ha alcun nesso con quello scritto da Pignataro.

Ciao.

P.S. Mi rallegro della tua serenità :-)

 
At 26 ottobre 2010 alle ore 12:36, Anonymous Anonimo said...

Nun se pò apparà???

 
At 26 ottobre 2010 alle ore 12:44, Anonymous Anonimo said...

Non mi sono ascritto a nessuna categoria ti ho chiesto chiarimenti tramite una mail e tu mi hai confermato che in merito a quella frase ti riferivi anche a me.

Comunque lasciamo perdere come dici tu sono cose che non interessano a nessuno.

 
At 26 ottobre 2010 alle ore 12:47, Blogger Mauro Erro said...

Anche.
Ovviamente posso sbagliare nelle mie letture e tu fai bene a precisare se lo ritieni opportuno.
Ciao.

 

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