Montecucco Grotte Rosse 2007, Salustri
mercoledì 1 settembre 2010
Qualche mese fa condussi una serata che intitolai Sangiovese dimenticati che ebbe un discreto successo. Ovviamente non per merito mio, ma per la bontà dei vini che furono serviti tra cui, ricordo con piacere il Montecucco Santa Marta 2006 dei Salustri. Montecucco è una denominazione che oggi vive alcune difficoltà in alta Maremma a ridosso della parte meridionale della più celebre denominazione Brunello di Montalcino. Si tratta di una zona particolare - coltivazione di collina che si sviluppa tra i 150 e i 500 metri – caratterizzata anche dalla presenza dei terreni vulcanici del Monte Amiata. In generale si tratta di terreni argillo-tufacei con l’eccezione suddetta e quella di Poggi del Sasso dove è forte la presenza di arenarie.
Ed è proprio qui, che Leonardo Salustri e suo figlio Marco hanno le loro vecchie vigne (una rarità in zona).
La cosa che mi ha colpito di questo vino è stato il carattere bipolare, una sorta di sdoppiamento della personalità. Di primo acchito il suo essere mediterraneo, caloroso, affabile, un pizzico stanco ed un po’ troppo evoluto per l’annata. Un’ora dopo, invece, mostrava slanci meravigliosi, un dettagliato quadro olfattivo dove il frutto era il perno centrale attorno al quale ruotavano miriadi di sensazioni, innanzitutto minerali “siderurgiche” di ferro battuto, un naso scuro di “lavagna” e sprazzi floreali, spezie scure e orientali, terra e ritmi balsamici. Al palato era pieno e corposo, avvolgente, con la capacità di riempire il cavo orale senza appesantire il sorso. Peccato solo il leggero sbuffo alcolico nel finale, mitigato però dal cibo che lo accompagnava a tavola.
Un vino, in un’annata particolare, educativo. E buonissimo.
La cosa che mi ha colpito di questo vino è stato il carattere bipolare, una sorta di sdoppiamento della personalità. Di primo acchito il suo essere mediterraneo, caloroso, affabile, un pizzico stanco ed un po’ troppo evoluto per l’annata. Un’ora dopo, invece, mostrava slanci meravigliosi, un dettagliato quadro olfattivo dove il frutto era il perno centrale attorno al quale ruotavano miriadi di sensazioni, innanzitutto minerali “siderurgiche” di ferro battuto, un naso scuro di “lavagna” e sprazzi floreali, spezie scure e orientali, terra e ritmi balsamici. Al palato era pieno e corposo, avvolgente, con la capacità di riempire il cavo orale senza appesantire il sorso. Peccato solo il leggero sbuffo alcolico nel finale, mitigato però dal cibo che lo accompagnava a tavola.
Un vino, in un’annata particolare, educativo. E buonissimo.
Salustri
16 ettari vitati circa
Produzione Totale 90.000 bottiglie
Prezzo in enoteca medio 25/30 euro
www.salustri.it
foto poggioargentiera
posted by Mauro Erro @ 12:59,