Il sindaco pescatore e una storia stridente

Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, paesino nel Cilento è stato trucidato l’altra notte in un agguato di stampo camorristico.
Ammazzato con nove colpi di pistola.
Una notizia che ha fatto tanto scalpore finendo su tutti i principali quotidiani per l’efferatezza dell’esecuzione e lo sprezzo verso la figura istituzionale che Vassallo ricopriva.
Il ritratto che ne è uscito era quello di un uomo integerrimo, semplice, appartenente ad una famiglia di ristoratori, uomo di associazioni come Slow Food e Lega Ambiente, difensore del territorio.
A questo stridente contrasto tra il fatto e la persona che suo malgrado ne era protagonista si aggiungeva l’ambientazione fuori luogo. Cose del genere non fanno neanche più notizia se accadono nei vicoli di Napoli o in periferie dimenticate del casertano, ma nel Cilento.
Cosa c’entrano la camorra e il Cilento?
Eppure Antonio Cinciullo, sul blog de La Repubblica Eco-logica, ha parlato di ecomafia, così come si fa riferimento ai lavori di recupero del Porto che, qualche mese fa, aveva portato alla ribalta la frazione di Acciaroli interessando la trasmissione Le Iene. Se ne occuparono a proposito dei soldi per i lavori realizzati di ammodernamento con i fondi europei. Si parla anche di un centro commerciale.
Altre piste portano alla speculazione edilizia.
Edilizia residenziale, villaggi per le vacanze, case lungo la costa fino a pochi chilometri dal mare.
Non sarebbe neanche una novità
Era il maggio del 1978 quando i carabinieri riuscirono a porre sotto controllo il telefono di Raffaele Cutolo e a registrare le sue conversazioni. A quei tempi trattava l’acquisto di un terreno proprio ad Acciaroli attraverso il suo luogotenente di zona, Marandino. Un miliardo il valore.
Di lì a poco fu arrestato ad Albanella, comune cilentano di 6.000 abitanti, dove latitante si era rifugiato.
Al suo posto però si mossero i suoi luogotenenti. Sotto il loro spietato controllo è caduta una vasta zona che da Paestum arriva ad Agropoli, Acciaroli, Ascea, Palinuro.

La provincia di Salerno d’altronde è una delle più estese d’Italia, la parte meridionale completamente selvaggia è, sulla carta almeno, difesa dall’Ente Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano: un territorio di 180.000 ettari e cento chilometri di costa interessata in discreta parte dal turismo. Terra di conquista per il riciclaggio del danaro per la camorra napoletana e casertana in passato, gli Alfieri o i Bardellino, alle quali i piccoli clan locali si affiliarono. Ma da quella epoca è come se l’attenzione si fosse sopita, dopo gli anni in cui questa camorra era urlata e mostrata, gli anni in cui s’ammazzavano nella strage del febbraio 1992 a Faiano due giovani carabinieri, in cui ci si uccideva per il controllo della piana del Sele, è come se fosse calato il silenzio. Certo avevano contribuito gli arresti e i processi degli anni duemila che avevano reso più deboli i clan locali come quello dei Maiale o dei De Feo, ma che qua continuassero ad investire i Fabbrocino, gli Schiavone, i Cesarano (coinvolti nel Centro Village di Eboli, l’outlet più grande del mezzogiorno di prossima apertura) i Marandino in aziende agricole e in grosse strutture alberghiere è cosa di cui si faceva finta di non sapere.
Tutto ciò ricorda un manifesto di alcuni giovani di Albanella che nel 2008, nel trentennale dell’arresto di Cutolo, scrissero per esortare i propri concittadini all’attenzione: “perché Cutolo se n’è andato, ma la camorra è rimasta”.

Ed è questa la prima conseguenza della morte di Angelo Vassallo. Tanto più efferato e stridente il gesto. Aver riportato l’attenzione su questi argomenti e questi territori.
Non so quanto Angelo Vassallo fosse consapevole di cosa potesse significare un no o una domanda di troppo. Ma è proprio questa la forza di una risposta non calcolata o di un’ingenua domanda.
La forza delle persone perbene.

foto Vincenzo Pagano, Scatti di Gusto

posted by Mauro Erro @ 02:13,

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