Morabianca e Francesco Spagnuolo

Se si può definire rassicurante una cucina, quella di Francesco Spagnuolo io la definirei così.
Siamo a Mirabella Eclano, in Irpinia, lontani dal traffico e dalle superstrade, a due passi dai resti della città romana nel poco frequentato ma suggestivo, Parco archeologico di Aeclanum. Siamo alle porte del Resort di Mastroberardino: sei bellissime camere (ognuna arredata con stile di epoca diversa), terrazze con vista mozzafiato, piscina e sala ristoro, in una valle di circa 60 ettari tra campi da golf e vigneti. Il Paradiso insomma, anche se nascosto. Dalla strada principale, infatti, non si vede molto, solo la costruzione rosso pompeiano del Morabianca, il ristorante che apre la porta delle meraviglie.

Mastroberardino è Mastroberardino, il Radici Resort bellissimo e il ristorante?
Meno elogiato di quanto ci si aspetti, probabilmente a causa del nome importante al quale è legato, il luminoso ristorante arredato in stile minimal e dai colori pastello è un satellite aziendale molto ben riuscito.
Qui opera Francesco Spagnuolo, giovane chef, allievo, ai tempi del Gastronomo, di Antonio Pisaniello della mitica Locanda di Bu. Timido quanto basta e bravo di più. Il suo stile è semplice, chiaro, deciso. I suoi piatti equilibrati, senza sbavature, forse poco cerebrali, ma ben fatti. Rassicuranti appunto. Belli nell’aspetto e buoni in bocca, immediati, come il maialino al miele in riduzione di aglianico. Per la seconda volta resto incantata da un suo piatto di carne: tenero (cotto a bassa temperatura), ben amalgamato con la riduzione di aglianico e con il miele dal quale è coperto, servito su un letto di lenticchie e accompagnato da un ciuffetto di scarola con granelle di mandorle croccanti.

E i piatti che l’hanno preceduto non sono stati da meno: la tempura di baccalà su vellutata di patate al latte e fritturina di carciofi oppure i sedani con ragout di cipolla ramata di Montoro e mele, piatto giocato in maniera esemplare sul totale annullamento dei contrasti. Prodotti della terra e del mare in un gioco di colori che sembrano in abbinamento, quasi fosse fatto apposta, a quelli del ristorante. Finanche il dolce, un classico Tiramisù servito nella coppa martini. Il servizio è garbato e il menù degustazione, compreso di dolci e formaggi, si aggira sui quaranta euro. Nessuna nota stonata, solo coccole rassicuranti!

Adele Chiagano

Ristorante Morabianca
Contrada Corpo di Cristo Mirabella Eclano (Av)
Tel. 0825.431537 - info@morabianca.com – www.morabianca.com
Giorni di chiusura : Domenica sera e Mercoledì
Menù degustazione: 40 € vini esclusi
Menù business lunch: 20 € (primo piatto, secondo e frutta) acqua e calice di vino inclusi

posted by Mauro Erro @ 11:58,

4 Comments:

At 29 aprile 2010 alle ore 15:21, Anonymous Anonimo said...

Io ho provato a distanza di un giorno il Morabianca ed il Ristorante Museo La Ripa ed ho preferito nettamente il secondo. E non di poco. Della serie non c'è stata proprio partita (a parità più o meno anche di costo-persona). I piatti del Morabianca ben eseguti dal pdv tenico ed estetico ma materia prima di livello standard (non entusiasmante) senza picchi di originalità interpretativa. Qualcuno potrebbe scambiarla e celebrarla per sobrietà io la chiamo una certa mancanza di idee. Lo so sono stato fin troppo caustico ma preferico centomila volte la semplicità dichiarata della zuppetta di fagioli della Ripa. Anche di fronte allo stesso piatto, i classici cavatelli, emerge netto, secondo me, una bella differenza di passo, pardon di mano.

 
At 29 aprile 2010 alle ore 16:14, Blogger Adele ch said...

Secondo me il paragone non si dovrebbe fare, in questo caso e in genere. Io poi preferisco contestualizzare il momento dell'esperienza che sto facendo, e se faccio paragoni quelli vengono in un secondo momento, magari dettati dal mio gusto personale. I due ristoranti sono differenti, la cucina è differente come le scelte e i percorsi e la mano è differente. Anche io ho parlato di buona esecuzione, di nessuna sbavatura e di equilibrio. La Ripa segue un percorso di ricerca di gusto e di prodotto, studia il territorio in maniera diversa. Poi è normale che si possa preferire l'uno o l'altro,ma non penso che il paragone ha molto senso in questo caso.

 
At 29 aprile 2010 alle ore 16:31, Anonymous Anonimo said...

Non ha senso paragonare due ristoranti dello stesso livello e ambizioni ? Perchè mai ?

Tra l'altro nel menù hanno almeno due/tre piatti in comune (ma dico proprio gli stessi) ed altri che possono considerarsi varianti sullo stesso tema.


Concordo con te che il "percorso di ricerca" possa essere, e sicuramente sarà stato, molto diverso ma assolutamente non da giustificare l'impossibilità ad esprimere un giudizio di preferenza e di gusto...

Sul fatto che a distanza di tempo torno a visitare entrambi e possa cambiare idea invertendo le preferenze può benissimo accadere e sono d'accordo con te, in questo senso, sulla contestualizzazione dell'esperienza.

 
At 29 aprile 2010 alle ore 16:51, Blogger Mauro Erro said...

Non credo abbiano le stesse ambizioni e neanche lo stesso livello. Che poi si possa fare un paragone di gusto credo sia più che lecito. Francesco Spagnuolo esibisce una tecnica superiore (ho scritto esibisce e non "ha", a scanso di equivoci), mentre al Ripa c'è sicuramente una maggiore ricerca di materie prime che definirei quasi filologica.
Per essere più chiaro possibile estremizzando di conseguenza il discorso: non si può paragonare la pastiera di Scaturchio con la stratificazione i pastiera di Lino Scarallo, anche se una porzione costa uguale. Poi si può preferire l'uno o l'altra, per carità.
Però le chiavi di lettura possono anche essere molto personali e soggettive. Tipo che per te, pur avendo un certo di numeri di piatti in comune, uno è dichiaratamente "semplice", l'altro "povero d'idee". Ciao

 

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