Norvegia: fiskmarket a confronto
venerdì 30 aprile 2010
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Guardare.
Ho provato anche a parlargli, ma con scarsi risultati.
Comprare.
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Mangiare.
Il bancone è ricco di pietanze, tutte a base di pesce, of course, che spaziano da zuppe fredde a primi, da secondi marinati a torte. Io sono fuori orario biologico per ordinare un piatto. Mi accontento di quello che qui chiamano Fiskekake med løk (torta di pesce con cipolle).
La consistenza è diversa da qualsiasi cosa abbia mai mangiato a base di pesce: è tenera eppure ha sostanza. Il sapore è semplice, genuino, banalmente sa di pesce, ma di quello buono. Le cipolle si sentono appena e donano giusto quella spinta pungente a un piatto poco sofisticato.
Costo: 10 corone (poco più di un euro), abbastanza economico da poterne fare una scorta.
Ho provato a chiedere come si cucinasse, ma non ci sono riuscito: la ricetta resta segreta e impone una visita a Stavanger.
Peccato (o no?) poterlo mangiare solo in loco, guardando il mare, ascoltando gli uccelli…
La consistenza è diversa da qualsiasi cosa abbia mai mangiato a base di pesce: è tenera eppure ha sostanza. Il sapore è semplice, genuino, banalmente sa di pesce, ma di quello buono. Le cipolle si sentono appena e donano giusto quella spinta pungente a un piatto poco sofisticato.
Costo: 10 corone (poco più di un euro), abbastanza economico da poterne fare una scorta.
Ho provato a chiedere come si cucinasse, ma non ci sono riuscito: la ricetta resta segreta e impone una visita a Stavanger.
Peccato (o no?) poterlo mangiare solo in loco, guardando il mare, ascoltando gli uccelli…
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Quattro ore più a nord c’è Bergen, seconda città della Norvegia autoproclamatasi come la città d’ingresso ai fiordi (anche se tecnicamente non lo è). Il traghetto attracca a neanche 300 metri dal Torget, la piazza centrale dove tutti i giorni fino alle 16, esclusa la domenica, il mercato del pesce aspetta turisti curiosi e acquirenti. La differenza con quello di Stavanger è palese: sebbene piccolo questo ricorda un vero e proprio mercato con bancarelle e vasche disseminate a creare un labirinto, in cui il viandante può perdersi, mangiando di tanto in tanto gli assaggi a tipo finger-food e incantandosi attorno alla vita che può esserci in un mercatino.
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E loro si sono attrezzati: hanno imparato a saperci fare coi turisti. Si parlano tutte le principali lingue d’Europa, accettano gli euro e le carte di credito, sono disposti a raccontarti miti e leggende dei pescatori norvegesi. Io più che altro assaggio del salmone affumicato e mi metto a parlare con un commesso, ma della sua vita e della sua Norvegia e visto che anche ora sono fuori orario per mangiare seriamente, mi faccio consigliare un ristorante per la cena, scatto qualche foto, saluto e me ne vado. In fondo, un po‘ troppo turistico per i miei gusti, ma ad avercelo un mercato così sotto casa...
Roberto Erro
posted by Mauro Erro @ 23:25,