Il Cliente non ha sempre ragione…

Tempo di premi, stelle, forchette e cappelli. Ecco che fioccano punteggi, classifiche, bilanci, corone e deliri di onnipotenza. C’è chi esulta e chi si dispera, chi c’è, chi c’era e chi non c’è più, e c’è anche una fettina di brigata, meno considerata, ma non per questo meno importante (quella che governa la sala) che in tutto questo viavai di telefonate, imprecazioni e cin cin si accolla tante tensioni e pochissime gioie. Ed ecco che, come il cacio sui maccheroni, un articolo pubblicato sul n. 4 della rivista Giudizio Universale anno 2005 (un cult che custodisco gelosamente) di Pierpaolo Totti dal titolo “Scusi, c’è un capello nel brodo” mi balza agli occhi per caso riportandomi alla mente ricordi vari e non proprio piacevolissimi. In questo esilarante articolo che potrei definire agrodolce il giornalista delinea la figura del cameriere e io ne prelevo, citando le sue parole, 5 punti salienti:
1) Il cameriere è misterioso:“Nella lunga classifica dei lavori che esigono come prerequisito l’umiliazione della dignità umana, il lavoro del cameriere occupa una posizione medio-alta, appena un gradino più in basso dei controllori dei mezzi pubblici”, e aggiunge, “(..)la differenza sta nel rapporto con la clientela, il controllore instaura con l’utente un rapporto conflittuale, il cameriere un rapporto decisamente ambiguo.”
2) Il cameriere fa molto sport..."In questo continuo avanti e indietro, porta e riprendi e riporta, la certezza dei clienti è una sola: il cameriere ha gambe d’acciaio, è fuor di dubbio che si trova lì solo perché non viene ammesso alla maratona olimpica per manifesta superiorità.”
3) Il cameriere è un guerriero: “Pasta scotta? Diciamolo al cameriere. Un capello nella zuppa? Sicuramente del cameriere, anche se li porta corti mentre l’oggetto del reato misura venti centimetri: l’avrà messo di proposito. Il cuoco di un ristorante è una figura intoccabile, un santone”. E il cameriere? Il ministro della Difesa!
4) La tv del cameriere è sintonizzata esclusivamente su Retequattro: “Per ricevere una mancia il cameriere deve prostrarsi fin quasi a raggiungere il livello Bondi: ovvero sottoterra. E se il cliente si comporta male? (..) il cameriere deve soltanto subire”.
5) Il cameriere ha un nemico: “il peggior nemico del cameriere è il padrone o datore di lavoro, come preferisce farsi chiamare sull’onda della nomenclatura politically correct, anche se, per mansuetudine e comprensione, non ha niente da invidiare ai negrieri del XVI secolo”.
Alla chiosa di Totti per cui il padrone non usa la frusta bensì una voce baritonale con cui “ama umiliare in pubblico il cameriere” io aggiungerei anche uno sguardo all’occorrenza particolarmente trucido seguito da una mimica facciale che supera le più grandi performance di Jim Carrey. Ho visto camerieri rincorrere mosche stordite da un DTT scaduto, ho visto cuochi imprecare contro di loro non riconoscendone l’amor patrio, ho visto “padroni” bistrattare chi usciva e adulare chi entrava, ho visto direttori d’albergo fregarsi le loro mance, ho visto camerieri che compravano i cavatappi, ho visto anche camerieri indisponenti e poco educati, tanti allegri e dalla battuta facile, ma soprattutto tanti, molti, troppi subire e annuire solo per mantenersi il posto. Ora tutto questo perché? Perché in questo periodo di grandi feste e grandi delusioni e grande tam tam mediatico io continuo a non capire tante cose. E visto che non le capirò mai e che parlare di carta dei vini - e che c’azzecca la carta dei vini? C’azzecca perché i vini non stanno in cucina - e di servizio in sala e del fatto che non rappresentano questioni pregiudiziali per il giudice universale (non quello della mia rivista preferita ma quello delle guide) non porterà proprio a un bel niente, ho voluto restituire un po’ di dignità a quella importantissima particella di ristorante senza la quale, invece, tutto questo show non potrebbe esistere!

Adele Chiagano

posted by Mauro Erro @ 08:41,

1 Comments:

At 18 dicembre 2020 alle ore 16:45, Anonymous Anonimo said...

no comment.

 

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